28 Lug [14:15]
L'editoriale - Monza, la Ferrari. la politica italiana
L'editoriale di Marco Cortesi
Le ultime notizie riguardanti il futuro del GP d’Italia a Monza sembrano positive. E la Ferrari ha più volte lasciato intendere l’importanza di mantenere la F.1 in Italia. Ma se per la Ferrari il Gran Premio di Monza è così fondamentale, come dice, perché non lo sponsorizza? Domanda interessante, arrivata durante una trasmissione televisiva, e che fa riflettere. Ma la questione vera è un'altra. Perché la Ferrari dovrebbe investire milioni di euro per un evento in un Paese che, a causa di politiche governative miopi e demagogiche, ha dichiarato guerra all'auto sportiva? Un paese in cui, quando si deve spremere, si parte sempre dalle quattro ruote e in cui il settore dell'auto sportiva dopo una serie di colpi da KO, stenta a fornire margini seri di crescita? Attenzione, non si parla solo di superbollo.
Certo, la soprattassa, oltre a far perdere soldi allo Stato stesso, ha messo alla berlina gli appassionati di diverse fasce di reddito, e ha ucciso anche (come bonus) il mercato dell'usato dato che molte vetture ormai valgono quanto qualche anno del loro bollo. Il vero guaio è stata la new-age di "terrorismo fiscale", la campagna di sospetto finto-moralistica che ha reso chiunque guidi un'auto sportiva o di lusso un sicuro evasore. Trasformando chiunque, Forze dell'Ordine e non solo, in giudice, giuria e boia.
Guidi una Ferrari?
Allora sei un evasore
Qualcuno aveva dubbi che il problema non si riflettesse anche nel motorsport? Perché anche se siamo lontani dall'apice del terrore, con la Finanza intenta a molestare liberamente i proprietari senza prove né sospetti concreti, il movimento culturale suscitato ha continuato a montare ed è diventato parte della società. Mentre prima, quando si vedeva una Ferrari, si era portati a pensare a quanto aveva lavorato il proprietario per permettersela, ora il primo pensiero delle persone è chiedersi quanto abbia rubato per potersela permettere. Anche perché, ammettiamolo, l'italiano è maestro nel ritenersi senza peccato mentre scaglia la prima pietra.
Il motociclismo, nonostante le aziende in difficoltà, riscuote più successo. Lo fa grazie ad una formula che ora come ora ha più appeal. Ma se domani mattina fosse imposto un superbollo sulle moto da oltre... diciamo 750cc, e i proprietari iniziassero ad essere sistematicamente fermati e trattati automaticamente come evasori, sarebbe la stessa cosa? I costruttori sarebbero ugualmente felici di investire nel movimento del motociclismo italiano? Bene fa la Ferrari a investire nel Bahrain, negli Emirati, in Cina, piuttosto che in una nazione in cui il suo prodotto è ormai sinonimo di stigma sociale. Risolviamo i problemi della Formula 1, riavviciniamo la gente alle corse, ma non stupiamoci, dopo che la politica di un intero Paese ad un certo punto si è prefissata di distruggere scientemente un intero settore (o più settori), che l'ingranaggio resti rotto.