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MONDIALE RALLY
MONTE-CARLO
Guido Rancati
Monaco –
Un tondo, un altro e un altro
ancora: il fumo che esce dalle gomme mar-
toriate sale verso il cielo e l’odore acre si
sparge nell’aria. Il palcoscenico dello spet-
tacolino non è un piazzale qualunque. E’
quello sulla rocca del Principato, davanti al
Palazzo dei Grimaldi, dove, nel tempo,
sono sfilate legioni di campioni e campio-
nissimi. Ma nessuno, in cento e un anni,
s’era mai spinto a tanto. A farlo è Sébastien
Loeb, l’uomo che nonmette la cravatta nep-
pure al galà della Fia. Può permetterselo,
lui. Da un paio d’ore il suo nome è stampa-
to per la sesta volta nell’albo d’oro del ral-
ly più celebre e celebrato del mondo, quel-
lo che l’insensatezza di grigi burocrati con-
vinti che bastasse avere uno scranno nelle
stanze del potere federale per essere diri-
genti illuminati avevano escluso dal giro
mondiale.
Ha vinto ancora lui. E il finale pare la cosa
più scontata di questo mondo: aveva preso
il pallino mercoledì mattina, nel primo dei
diciotto tratti offerti dal menù monegasco,
e dopo averlo lasciato per qualche ora a
Jari-Matti Latvala, l’aveva ripreso prima
ancora di mettersi alla spalle la prima gior-
nata di gara. Padrone assoluto del campo,
la mattina dopo aveva attaccato giusto per
mettersi al riparo da possibili, probabili
stravolgimenti meteorologici e quindi, nel
tanto che pure restava, non aveva dovuto
far altro che tenere la situazione sotto con-
trollo. “Per voi è sempre tutto facile”, ribat-
te l’Extraterrestre a chi gli chiede se l’avver-
sario più pericoloso è stata la noia. Sbuffa
un po’, poi spiega che compiere l’ennesima
impresa è stato meno semplice di quanto
potesse sembrare dal di fuori: “Il Monte-
Carlo – ricorda – non è un rally come gli
altri. E se in Catalunya un vantaggio supe-
riore al minuto basta e avanza per ritenere
chiusi i giochi, su queste strade, in questa
stagione, non è così: una nevicata improv-
visa e per chi passa per primo sulle prove
diventa tutto maledettamente complicato.
No, in questa gara bisogna restare vigili
fino alla fine e, questa volta, la fine pareva
non arrivare mai…”.