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GPMALESIA
SAUBER
Stefano Semeraro
Davanti a Sebastian Vettel in classifica generale. Quasi davanti
a Fernando Alonso e davanti a tutti gli altri in pista a Sepang.
Sergio Perez è l’hombre del momento, la Sauber che lo ha ingag-
giato convinto dai miliardi di Carlos Slim, l’uomo più ricco del
mondo, se lo gode tutto, la Ferrari che lo ha inserito nella sua
Driver Academy vorrebbe probabilmente installarselo anche in
F.1. In due gare è passato da quasi zero a mezzo hero, come
direbbero gli inglesi: in Australia ha azzeccato una rimonta che
lo ha portato da ultimo a ottavo, a Sepang ha sfiorato il colpac-
cio. Non fosse stato per quel pit-stop ritardato, in cui la frizio-
ne gli ha tolto secondi preziosi, e per quella curva steccata quan-
do era ormai negli scarichi di Alonso, probabilmente sul podio
più alto del GP ci sarebbe salito lui. Una telefonata, quella di
Slim, il re della telefonia, gli ha allungato la carriera facendolo
sbarcare in F.1 dopo essere risultato secondo in GP2 nel 2012,
ma senza convincere troppo, e aver ottenuto poco o nulla in pre-
cedenza, Sergio il predestinato (o il raccomandato, scegliete
voi…) ha iniziato a dimostrare che il costo di quella chiamata
non era sprecato. Se non altro per come ha attaccato Alonso,
senza timori reverenziali e senza troppi calcoli, tanto che stavol-
ta a chiamarlo è stato il muretto della Sauber: «Sergio, attento,
quella posizione ci serve…». Facile capire perché: a parte la vit-
toria di Kubica nel GP del Canada nel 2008, quando la Sauber
era coniugata alla BMW, il secondo posto di Sepang è il miglior
risultato di sempre della scuderia di Herr Peter in F.1. I maligni
hanno fatto due più due, pensando alla motorizzazione della
Sauber, ma lui non si è scomposto più di tanto. «Ho capito benis-
simo la loro preoccupazione, infatti appena dopo sono andato
lungo perché andavo troppo veloce. Ma non è stata quella rac-
comandazione via radio a distrarmi, ho sbagliato io e basta. Fino
a poco prima mi avevano incitato a spingere, e comunque a me
va bene così, solo inseguire Alonso per me è stato come sogna-
re».
Perez forse non è un mostro di bravura come Alonso, però nel-
le ultime due stagioni ha dimostrato di essere abile nel gestire
le gomme, facendo risparmiare pit-stop preziosi senza perdere
in prestazioni. Anche domenica, nonostante fosse alla caccia
della Ferrari di Fernando, che montava gomme medie, con del-
le “dure”, quindi più lente, non ha faticato a mettere alle stret-
te lo spagnolo, limando decimi su decimi. A tradirlo è stata l’ir-
ruenza, ma anche una tattica sbagliata: «Fernando si è fermato
al 40esimo giro, quello giusto, io ho ritardato di una tornata e
dopo ho faticato a riavvicinarmi». Comunque un inizio di sta-
gione da leone, per il ragazzo capace di riportare il Messico su
un podio di F.1 41 anni dopo Pedro Rodriguez. Inevitabilmente,
da un secondo dopo la fine della gara di Sepang i rumors sulle
sue chance di sostituire il disastroso Felipe Massa alla Ferrari,
trasferendosi al volo dalla Academy alla… Università della Ros-
sa, sono aumentate vertiginosamente. «I complimenti di Dome-
nicali? Ce li siamo fatti a vicenda. Io sono un pilota Sauber, le
voci non mi interessano – ha smentito lui, con maturità e san-
gue freddo notevole per un 22enne – Resterò qui per tutto il
campionato. Siamo un piccolo team, vogliamo crescere». Una
discrezione che a Maranello non possono non aver apprezzato.
Perez
CHE HOMBRE