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FORMULA 1
VERGNE
Quattro gare e quattro punti in
classifica: soddisfatto?
«Be’, sì e no. Sì, perché penso che sia un
buon risultato; no, perché avrebbe potu-
to essere migliore. Ovviamente potrei
nascondermi dietro la scusante che sono
un rookie, ma non voglio farlo, perché ho
commesso errori che non dovrebbero
capitare ad un pilota, non importa di che
livello. Non credo molto allo status di
matricola. Mi considero un pilota a tutti
gli effetti».
InMalesia sei arrivato ottavo. Que-
sto ha aumentato la fiducia in te
stesso, visto è un risultato che hai
ottenuto in condizioni molto diffi-
cili?
«E’ stata una gara davvero difficile. E
rimanere fuori con le intermedie mentre
altri piloti quasi uscivano di pista con le
gomme da bagnato è stato un azzardo.
Da quel punto di vista è stata una buona
gara, con un ottimo ritmo dall’inizio alla
fine. La Malesia ha dimostrato che pos-
siamo incassare punti quando altri falli-
scono».
Farnz Tost, il team principal della
Toro Rosso, ha detto di volere pilo-
ti che sappiano pensare fuori dagli
schemi ed essere innovativi. Il tipo
di guida che hai condotto in Male-
sia è ciò che lui cerca in un rookie?
«Sì, probabilmente. Restare fuori con le
intermedie in quelle condizioni è sicura-
mente qualcosa che esce dagli schemi.
Forse la parola rookie basta a spiegarlo,
forse è stata proprio la mia inesperienza
a spingermi a comportarmi in quel
modo. Ma rookie o no, lo rifarei ancora
in futuro, non importa dopo quanti anni
passati nel Circus».
Che effetto fa correre con i grandi
campioni?
«E’ un po’ diverso. Ma alla fine si tratta
sempre di macchine, circuiti e ingegne-
ri, proprio come in tutte le altre catego-
rie. Le dimensioni sono diverse, ma il
lavoro è sempre lo stesso. C’è qualcuno
davanti a te e tu vuoi sorpassarlo. E’ sem-
plice. Certo, le macchine sono molto più
complesse di quelle di World Series
Renault, e attorno a loro ci sono molti
più segreti. Un weekend vai davvero
veloce, quello dopo non sai dove sei –
con la stessa macchina, lo stesso team –
e ti chiedi disperatamente il perché. Le
altre categorie sono più semplici».
Come si sta sviluppando la tua cur-
va di apprendimento? Qual è la
cosa più difficile a cui adattarsi?
«E’ l’insieme di tante cose: le gomme,
prima di tutto, e poi l’aerodinamica. Devi
capire come funzionano le qualifiche,
come sono organizzate le strategie di
gara. Molte cose insomma. Devo dire che
mi ci sono abituato abbastanza bene. Fra
l’altro mi piace molto il formato delle
qualifiche e che ci sia una sola gara, la
domenica, e non una il sabato e una la
domenica come mi accaeva precedente-
mente».
Per il momento te la stai cavando
molto bene nei confronti del tuo
compagno di squadra, che ha più
esperienza di te in Formula 1,
almeno sul piano dei risultati. E’
solo fortuna o sei più veloce?
«Non mi considero un rookie, o un len-
to. Qualcuno ti dirà che stiamo lottando
per un posto alla Red Bull, ma non la
vedo così al momento. Io sono un pilota
della Toro Rosso e voglio aiutare la mac-
china a diventare competitiva, a entrare
in zona punti. Non mi interessa finire
15esimo davanti al mio compagno di
squadra. Preferirei finire quarto dietro
di lui, se ciò significasse avere una mac-
china più veloce. Ho detto finire dietro
di lui? No, non penso che vorrei una cosa
del genere. Solo la parte che riguarda il
lottare per le prime posizioni è vera,
dimenticatevi del resto (ride)…».
Quale pensi sia il tuo punto forte?
“E’ una domanda a cui devono risponde-
re quelli che lavorano con me. Ciò che
posso dire è che tento di fare le cose giu-
ste e che tutti possono giudicare».