Pagina 48 - Italiaracing.net Magazine

48
FORMULA 1
MARIA DE VILLOTA
Alfredo Filippone
Ho perduto un occhio, ma vedo le cose
più chiaramente di prima”. E’ con parole
vere e piene di contenuto, pronunciate con
garbo, che Maria De Villota ha descritto la
brutta esperienza personale vissuta dal 3
luglio scorso, quando la sua Marussia F.1
si è incastrata nella rampa del camion del
teamdurante un test aerodinamico a Dux-
ford, tracciatoo aeroportuale. A cento
giorni dal dramma, la pilotessa spagnola è
comparsa in pubblico per la prima volta,
in un’affollatissima conferenza-stampa.
Un incontro ben orchestrato, anche per-
ché la prevedibilemorbosità dei media per
scoprire il volto di Maria era stata smor-
zata in anticipo con la pubblicazione, il
giorno prima, da parte del rotocalco İHo-
la!, peraltro sponsor storico della pilotes-
sa, di un servizio fotografico esclusivo. E
così, Maria si è potuta concentrare esclu-
sivamente sugli aspetti umani e medici
della sua vicenda. Quelli tecnici, sulla
dinamica e le cause dell’accaduto, sono
ancora off-limits visto che l’inchiesta uffi-
ciale delle autorità inglesi, capitale per
determinare responsabilità ed indennizzi,
non è ancora terminata. Maria ha senza
dubbio superato la parte peggiore del
trauma; lo prova il fatto che non abbia
avuto alcuna remora a mostrare le cicatri-
ci sul volto (“sono parte della mia storia e
ne vado orgogliosa”) e a mostrarsi in pub-
blico con un copri-occhio degno di Capi-
tan Uncino. Non solo ha mostrato un bel-
l’aspetto, ma ha soprattutto dimostrato di
non aver perso nulla della grinta e della
vivacità che l’hanno sempre caratterizza-
ta.
Con emozione, ma senza alcuna auto-
commiserazione, ha ricordato alcuni
momenti chiave successivi all’incidente.
Come quando il chirurgo dell’ospedale di
Cambridge l’ha informata sulle sue condi-
zioni. “Maria, è stato possibile salvarti la
vita, ma purtroppo dobbiamo dirti che hai
perso un occhio” e lei ha risposto: “Dotto-
re, lei per operare ha bisogno di entrambi
le mani, no? Io per guidare una F.1, ho
bisogno dei due occhi.” O il momento del
primissimo risveglio, quando ancora in
stato confusionale si esprimeva in inglese
con i genitori e i fratelli, sino a quando
papà Emilio l’ha amorevolmente reguar-
dita, dicendogli: “Maria, va bene così, ma
se puoi, parlaci in spagnolo, almeno tua
madre capisce qualcosa!”
Il momento più duro, ovviamente, è stato
il primo impatto con uno specchio, occor-
so all’undicesimo giorno di degenza. “Sino
a quel momento, mi avevano coperto lo
specchio che c’era nel bagno della camera,
ma quel giorno se ne erano dimenticati.
Passandoci davanti in carrozzella, mi sono
vista e sono inorridita: non avevo capelli,
avevo il volto gonfio e deforme, con ben
140
punti addosso, tutti neri. E’ stato un
attimo, ma mi sono vista perfettamente e
ho esclamato Quita, bicho (togliti,
mostro!). Poi ho visto la faccia stravolta di
mia mamma accanto a me, ci siamo guar-
date, abbiamo fatto una battuta e riso e
siamo andate avanti...”
Il cammino di Maria è ancora lungo, come
confermato dal dottor César Casado che
l’ha in cura all’ospedale universitario La
Paz, a Madrid: “Ci sono danni irreversibi-
li, come la perdita dell’occhio, dell’olfatto
e in parte, anche del gusto. Ci saranno altri
interventi sulle fratture al cranio, e per
correggere il deficit di sensibilità e di
movimento in certi muscoli facciali e del-
la bocca. E, come tutti coloro che hanno
subito forti traumi cranici, soffre ancora di
forti mal di testa, ha ancora bisogno di
molto riposo.” Quando questa fase sarà
conclusa, le potrà essere impiantato l’oc-
chio artificiale, aspetto che cura un oftal-
mologo famoso, il Dott. Fernández-Vega.
Maria dice che questa brutta avventura le
è costata la possibilità di correre, ma le ha
aperto altri orizzonti: “Prima, pensavo sol-
tanto alle corse, vivevo solo per queste.
Ora vedo un po’ oltre, ci sono tante cose
belle da fare, c’è ancora una vita piena di
possibilità, da vivere al cento per cento. E
mi sono resa conto di quanto amore c’è
attorno ame. Lamia famiglia, il mio fidan-
zato, gli amici sono stati fantastici, ma
anche i colleghi e migliaia di persone che
mi sono state vicine, spesso sconosciute.
Ho avuto affetto per riempire varie vite!”
Il futuro, “lo sta pianificando ma girerà
attorno a tre perni: l’automobilismo, con-
tinuerò a fare l’istruttrice nella scuola di
papà, l’aiuto a chi ne ha bisogno e fare il
possibile per riportare una pilotessa spa-
gnola al vertice.” L’ultima parola l’ha volu-
ta avere il grande Carlos Sainz, presente
per amicizia, che rivolgendosi in pubblico
a Maria, le ha detto: “Sei un esempio per
tutti noi e per tutti i giovani, ma lasciami
dire che sei completamente pazza!”