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GLI IMPIANTI FRENANTI
USATI PER L’AERODINAMICA
Un tempo gli impianti frenanti delle monoposto servivano a rallentare ed arrestare le
monoposto. Fino al 2001, quando la Ferrari si rese conto che, appositamente carenato,
l’impianto frenante poteva essere sfruttato ai fini aerodinamici. Nacquero così i famosi
cestelli” (strutture circolari in materiali compositi, che avvolgono porta mozzo, pinze e
dischi), che negli anni ha subìto profonde trasformazioni e nelle ultime versioni sono
diventati l’ennesimo tassello per migliorare la micro-aerodinamica delle vetture da Gran
Premio. In questa serie di immagini si possono chiaramente notare i progressi compiuti
in questo settore. Dalla versione base (foto N.10), priva di carenature, alla versione per
così dire standard, con la fascia avvolgente senza soluzione di continuità (foto N.11). La
tipologia più usata a partire dal 2012, quando si scoprì che indirizzando l’aria calda ver-
so la parte esterna del cerchione si riusciva a velocizzare il flusso d’aria diretto alle fian-
cate delle monoposto, prevede una serie di aperture nel cestello o, come nel caso della
Ferrari, la separazione tra cestello e dischi freni. Questa tipologia è perfettamente legale,
mentre fin dal 2012 la FIA ha messo al bando i fori praticati nella parte centrale del moz-
zo, considerandoli vere e proprie appendici aerodinamiche mobili.
SCOPRIAMO I
TURNING VANES
Spostandoci dall’asse posteriore verso quello anterio-
re, troviamo un’altra dimostrazione di come lamicro-
aerodinamica la faccia da padrona nella Formula 1
attuale. A partire dal Gran Premio di Cina, la Ferrari
ha rimpiazzato i vecchi deviatori di flusso, piazzati
sotto la scocca, con “turning vanes” di nuova conce-
zione, a tre elementi. Queste appendici svolgono la
funzione di convogliare l’aria che investe l’avantreno
della rossa, verso il fondo vettura. Per incrementar-
ne la portata, nel corso degli ultimi anni hanno cam-
biato forma e dimensioni e, da semplici paratie ver-
ticali, si sono trasformate in appendici decisamente
più complesse, dall’andamento ricurvo e solcate da
una serie di feritoie, che contribuiscono ad incremen-
tare il quantitativo d’aria da indirizzare nella parte
inferiore della scocca.