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EUROPEO RALLY
GIRU DI CORSICA
Vittoria al Tour de Corse: che dire? Beh, che è troppo bel-
lo…”. Non l’ha fatta lunga, Bryan Bouffier per far sapere
cosa provava dopo essersi gettato dietro le spalle i duecen-
tocinquanta chilometri di prove speciale disegnate sull’Ile
de Beauté. “E adesso si va in Polonia per correre con la
208
R2”, ha aggiunto. Ha un programma intenso, il tran-
salpino che ha costretto Jan Kopecky a interrompere la
sua mini-serie positiva: in questa stagione, oltre alla serie
europea e a quella polacca, disputa pure la Citroen Acade-
my e per gradire, a inizio stagione, s’era offerto anche il
Monte-Carlo con una DS3 vuerrecì. Cavandosela piutto-
sto bene, vista la sua scarsissima esperienza con la regina
di Versailles: quinto assoluto.
Il prossimo dicembre festeggerà i suoi primi trentacinque
anni. Non più sufficientemente giovane da poter realisti-
camente ambire ad avere un posto stabile nel mondiale,
ha però tutto quel che serve per continuare a vivere della
sua passione. Le doti, certo, ma anche la voglia di batter-
si e sbattersi per non limitarsi a fare il collaudatore per il
Leone Rampante e cercare scampoli di gloria nel campio-
nato polacco o magari anche in quello francese. Intanto,
adAjaccio, ha staccato la tessera di un club piuttosto esclu-
sivo: quello riservato a chi, in carriera, ha scritto il proprio
nome in due degli appuntamenti più luccicanti del mon-
do. Dopo il Monte-Carlo ha vinto anche il Tour de Corse
e non sono in tanti ad essere riusciti nell’impresa.
Vincere quello che non sarà più il rally delle diecimila cur-
ve e tuttavia resta una delle gare più toste su strade catra-
mate era il suo obiettivo alla vigilia. L’ha centrato mixan-
do con molta abilità vari ingredienti: una certa conoscen-
za del percorso, l’esperienza necessaria a evitare le sem-
pre tantissime insidie, la determinazione alimentata
anche dalla beffa subita alle Azzorre dove era stato costret-
to ad arrendersi prima ancora di cominciare a combatte-
re dalla rottura del motore. “Non ne abbiamo uno di scor-
ta e i responsabili dell’unica squadra che ne ha uno non
sono disposti a prestarcelo”, aveva scritto senza rancore
su un social network prima di lasciare l’isola atlantica. Ben
conscio che anche un no, pur difficile da digerire, fa par-
te del gioco. In Corsica s’è in qualche modo vendicato.
Sempre nel gruppetto di testa, prima della tappa conclu-
siva, quando Robert Kubica con la DS3 Regional era già
out e Craig Breen era ormai troppo lontano per proporsi
come terzo incomodo, era a una manciata di secondi da
Jan Kopecky. Deciso più che mai ad attaccarlo: “Va bene
così, ora – aveva spiegato – non mi resta che risalire in
classifica di una sola posizione”. L’ha fatto duellando con
il céco della Skoda, approfittando di una sua indecisione
per superarlo e poi reagendo alla grande al suo veemente
contrattacco. Ipotecando nel penultimo tratto cronome-
trato quell’oro che il rivale forse non avrebbe più cercato
di togliergli neppure se il quattro cilindri della Fabia non
si fosse messo a tossire e ansimare. Primo con merito, s’è
goduto la festicciola sul podio. A chi ha provato a punzec-
chiarlo chiedendogli perché mai la strada davanti a lui sia
sempre in salita ha ribattuto osservando di non avere poi
troppo da lamentasi, visto che comunque le sue belle sod-
disfazioni se l’è tolte. “E poi è bene non dimenticare che
in un modo o nell’altro sono sempre riuscito a imbastire
programmi interessanti”, ha ribadito. Ripetendo quello
che aveva detto alla fine del suo Monte magico.
g. r.