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10 Mag [11:52]

FIA WEC, bolla o vera gloria?

Marco Cortesi - Photo4

Il Mondiale Endurance sembra piacere proprio a tutti. Team, costruttori e tifosi. O meglio ai team, ai costruttori e ai tifosi dell’Endurance. Viene visto da chi sta all'interno come un esempio di innovazione, che dovrebbe offrire spunti utili a ogni altra categoria. Ma viene da chiedersi: è vera gloria? Se al prossimo Gran Premio di Formula 1 si presentassero, in una classe di vertice dell’automobilismo mondiale, sei vetture, da tre scuderie di cui due appartenenti allo stesso gruppo, e vincesse l'unica a non aver avuto problemi meccanici... qualche dubbio nascerebbe. In realtà, molto probabilmente si griderebbe allo scandalo.

La 6 Ore di Spa-Francorchamps ha messo in luce, oltre alla brillante qualità del pacchetto a sei della LMP1, la fragilità dell’attuale stato del campionato, con la partecipazione di poche vetture “vere”, dai costi spropositati e dall’affidabilità non proprio altissima. Per converso, il terzo posto della Rebellion ha tutt’altro peso rispetto alle performance delle Perscarolo nell’era Audi. Questo perché l’ACO ha pensato bene di scaraventare dalla finestra i costruttori LMP1 privati: la disparità non è solo dovuta alla differente “potenza di fuoco” ma anche ad una precisa volontà regolamentare. E il regolamento futuro è ancora tutto in divenire.

Se l’anno scorso, con 14 macchine iscritte di cui 8 sicuramente in lotta per la vittoria si era goduto di un grande spettacolo, a dispetto delle tre Nissan “virtuali” mai entrate in gioco, quest’anno il passo indietro sarà visibile nonostante il positivo ritorno in gioco delle Toyota. Se uno dei tre costruttori “top” si fermasse, l’endurance rischierebbe di tornare dov’era anni fa. Anzi più indietro, perché la situazione attuale non comprende piani B. Né è ragionevolmente possibile che dei privati possano mettere mano al portafoglio in cerca di gloria andando a far concorrenza a 919 Hybrid e compagnia.

E anche in GTE-Pro non è che si stia messi molto meglio. Quattro team al via della stagione. Sette vetture iscritte ad una competizione GT mondiale. Un nuovo regolamento orientato alla performance ma che non ha finora portato allo “stacco” prestazionale atteso rispetto al 2015. Almeno, in questo caso, a Le Mans si è più in salute, con l’innesto di Corvette e Porsche ufficiali, e si attende l'imminente ritorno di Stoccarda con una nuova vettura. Proprio il passo avanti evolutivo rischia di rendere impossibile la vita a chi vuole correre in GTE-Am e che, dall’anno prossimo, potrà schierare le nuove vetture viste in Pro quest’anno. In attesa che, per la classe cadetta, si apra la via alle GT3. Dopotutto, l'introduzione della Michelin Le Mans Cup fa pensare ad un "test" per un futuro diverso.

In altre parole, la sensazione è che l’ACO sta giocando pericolosamente sul filo di una “bolla” simile a quelle che si vedono in borsa, nella speranza che altre case arrivino a dare concretezza al progetto, con l'unica vera rete di sicurezza di una LMP2 in salute. Una classe che però si appresta a diventare un mezzo monomarca pilotato, con un solo motore e quattro telai.