Giandomenico Basso
La lotta fra Juho Hanninen, Jan Kopecky, Thierry Neuville e, fin quasi alla fine, Freddy Loix, l’ha seguita a ragionevole distanza. Ma a Giandomenico Basso la trasferta canaria è servita a ritrovare la voglia di battersi agli stramassimi. E il sorriso. “Sono proprio contento”, ammette il veneto alla fine di una gara conclusa in nona posizione. Spiega: “Al di là del risultato che vale quel che vale, ho scoperto una gara molto bella, non uguale, ma per certi versi simile a Madeira, sono tornato a respirare l’aria di un campionato nel quale mi sono sempre trovato molto, molto bene e ho avuto la conferma che Chris Mellors è uno di quelli che ci mette il cuore in quello che fa”.
Che ci tenesse a iniziare bene il rapporto con la sua nuova squadra è fin troppo ovvio: “Mi rendo conto – osserva – che sull’isola spagnola mi sono battuto per la coppa… del nonno, però l’ho fatto con tutte le mie forze, cercando di spingere sempre al massimo. E di sfruttare a mio favore tutte le circostanze favorevoli, la nebbia quando c’era e la notte: peccato solo che gli organizzatori, penso per il gran numero di spettatori sulla prova, ha dovuto annullare la seconda delle due in programma”.
Della Proton, assaggiata un paio di mesi fa e ritrovata tre giorni prima del via, ne dice piuttosto bene: “E’ chiaro che c’è molto da fare, però l’auto reagisce bene alle regolazioni e quei sessanta o ottanta chilometri che abbiamo macinato alle Canarie mi hanno permesso di adattarla a me. Le prime impressioni, insomma, sono buone e buono mi è parso anche il clima all’interno del team”.
Tutto bene, come da copione. Quello che però ha ricaricato a mille Giando è l’aria che si respira dall’altra parte delle Alpi in genere e nell’ambito dell’Intercontinental Rally Challenge in particolare: “E’ davvero troppo bello correre all’estero: ciascuno ha la sua personalità e tutti naturalmente fanno il massimo per imporsi, ma entro limiti ben precisi.
E fra una prova speciale e l’altra, nessuno prova a fare il furbo e tutti sono pronti a dare una mano agli altri, anche a quelli con i quali si battono per il primo posto. Così, per dire, alle Canarie è capitato che si sia fatta una specie di colletta per permettere a Juho Hanninen di pagare una contravvenzione e arrivare in tempo al controllo successivo. Non voglio dire male dell’ambiente italiano, ma all’estero è proprio un’altra cosa”. Già, forse perché, gira e rigira, solo nel Bel Paese la furbizia è considerata una virtù…
g.ran