Autotecnica Motori Magazine

come calibrazione o uso di nuove componenti. Quindi sì, il motore sarebbe in grado di fun- zionare anche con combustibili di ultimis- sima generazione». Da preparatore, Autotecnica comple­ terà così la trasformazione in vero e proprio moto­ rista, entrando in un settore oggi riserva­ to a pochissimi speciali­ sti. Questo V6 quali van­ taggi potrà offrire rispetto ai concor­ renti? «Abbiamo analizza- to i nostri competi- tor e le filosofie che hanno adotta- to. Con le evoluzioni dei regolamenti endurance, ad esem- pio, verrà a crearsi una situazione in cui le squadre avranno più scelte per il telaio che per il moto- re. Contiamo quindi di offrire una opzione in più, con un prodotto più aggiornato perché più recente, strizzando l’occhio a tutte le ultime tendenze tecniche e con ampia flessibilità di installazione. L'arma di base è un motore che nasce già guardando al futu- ro, invece di doversi adeguare come alcuni dei concorrenti». Autotecnica Motori sarebbe in grado di soste­ nere in contemporanea più forniture, magari con configurazioni diverse? «Dal punto di vista del procurement, ciò di cui mi occupo, il lavoro attorno a questo motore ha ovviamente riguardato anche il rapporto con i fornitori. Abbiamo intensificato la collabo- razione con partner strategici e ne abbiamo coinvolti di nuovi, magari presenti anche in cam- pionati di prima fascia come F1 oWEC. Questo per essere sicuri che, nel caso di aumenti di produzio- ne o di richieste, la filiera che alimenta il business di Autotecnica Motori fra attività in corso e poten- ziali possa sempre procedere al ritmo necessario. Abbiamo inoltre sondato il mercato per avere due o tre opzioni su ogni componente, sia in termini di qualità sia di capacità produttiva. La risposta, quindi, è sì». Alberto, per l’ideazione di questo V6 quanto è servito il knowhow maturato nel tempo da Autotecnica Motori? «Moltissimo, perché la progettazione è partita da un'analisi molto accurata del parco propulsori già gestito da Autotecnica Motori, ad esempio tra F4, F3 Regional o TCR per conto di Honda. Da lì abbia- mo estratto i punti fondamentali che ci avrebbero consentito di realizzare un motore racing molto performante, non derivato dalla produzione. Aver lavorato in questi anni su motori destinati alle monoposto, ad esempio, ci ha già insegnato come avere installazioni compatte e sofisticate, all’inter- no di un corpo vettura rastremato, e sono caratte- ristiche che si possono ritrovare nel nuovo V6». A livello costruttivo, in cosa si vedrà la “stile” di Autotecnica Motori? «Parecchie parti sono state studiate per essere realizzate totalmente dal pieno, come il coperchio punterie, il carter o il basamento. Questo garanti- sce un livello di rigidezza strutturale molto eleva- to per impieghi ad altissimo livello, e ricalca lo sti- le dei propulsori che Autotecnica ha già curato, come quelli di F4 e F3 Regional. È un aspetto su cui Giovanni Delfino ha insistito fortemente, anche se meno semplice da concretizzare sul pia- no ingegneristico. Rispetto alla lavorazione con asportazione di truciolo, con la fusione avremmo avuto libertà geometriche superiori, ma possiamo dire di aver fatto un buon lavoro. È una sfida che presto scopriremo se è andata a buon fine». 9

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