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HANDBYKE
Tutto è nato quasi per caso, da una visita, da
un caffè. Ce lo racconta l’Ing. Dialma Zinelli,
responsabile dell’aerodinamica Dallara e del
progetto handbike.
Nell’autunno dello scorso anno, Alex era
venuto a trovarci con l’ex-pilota e team owner
Chip Ganassi e ci ha parlato per la prima volta
di questa sua nuova avventura per le
paralimpiadi. E allora è venuta fuori l’idea:
perché non torni con la bici che gli diamo un
occhio per vedere se c’è qualcosa di
migliorabile? Detto fatto: a dicembre è tornato
in bici con Vittorio Podestà
(7
volte campione
italiano di handbike, n.d.r.)
e da lì è iniziata la
collaborazione”.
Quali sono stati i primi step?
Siamo partiti pensando a semplici modifiche
migliorative; poi ho pensato, perché non
proviamo un po’ di aerodinamica numerica?
Abbiamo così digitalizzato Zanardi stesso con
la bici, partendo da una nuvola di punti
irregolare per arrivare ad una superficie
coerente che potesse essere codificata dal
software CFD”.
I risultati?
Molto buoni. La CFD ci forniva un riscontro
oggettivo delle aree migliorabili e, prova dopo
prova, la bici che stava maturando aveva una
forma abbastanza diversa da quella originale,
per cui alla fine abbiamo pensato sia noi che
Alex di concepire il telaio ripartendo da zero”.
Come con una macchina da corsa?
Esattamente. Abbiamo seguito le stesse fasi e
metodologie, rispettando un regolamento
tecnico che imponeva vincoli dimensionali e
funzionali con la meccanica a vista. Dopo aver
fatto tanta CFD, siamo passati alle analisi
strutturali FEM
(
Finite Element Methods)
,
per
poi realizzare prove di laboratorio. Si è
parallelamente costruito un manichino per
valutare l’abitabilità e la posizione di guida ed
infine si è progettato e realizzato il primo
prototipo, pronto a luglio”.
Come è andata?
Alex ha percepito subito la differenza in
termini di rigidezza, di precisione di guida e di
scorrevolezza rispetto alla prima bici. Si poteva
fare meglio in termini di peso, per cui abbiamo
lavorato su un secondo prototipo, consegnato il
primo agosto, che è poi diventato la bici con cui
ha vinto a Londra”.
La parte più difficile del lavoro?
Nel poco tempo che si aveva, è stata definire
una posizione di guida corretta, con una giusta
altezza ed un guscio confortevole, in modo che
Alex potesse esprimere la massima potenza
nella pedalata. Il lavoro è stato facilitato dallo
stesso Alex che, ad ogni piccolamodifica, ci dava
feedback precisi grazie alla sua sviluppata
sensibilità di pilota”.
Che esperienza è stata?
Fantastica, emotivamente intensa, soprattutto
grazie ad Alex che è di una semplicità e
disponibilità incredibile: riusciva ogni volta a
passare e salutare tutti e la gente Dallara
rispondeva nel migliore dei modi, il team di
lavoro era straordinariamente motivato”.
Qualche aneddoto?
Roberto Ciura, che ha coordinato il montaggio
della bici, in passato è stato il capo-macchina
di Zanardi quando correva in F3: segni del
destino. Alex scherzando diceva: io rompo i
giocattoli, Roby me li aggiusta”.
L'impegnativo lavoro ha generato un
prototipo unico per Alex, quasi una "scarpa di
Cenerentola"; tuttavia un’idea comune tra la
Dallara e Zanardi, ancora tutta da sviluppare,
è che i concetti costruttivi studiati potrebbero
dar vita un giorno ad una progettazione
diversa per realizzare un modello adattabile a
tutti, anche a persone normodotate che
desiderano praticare un'attività sportiva
all'aria aperta, indubbiamente nuova ed
esaltante. L’Ing. Dialma Zinelli, che ha tra
l'altro promesso di essere il primo "tester" di
questo ipotetico prototipo.
L’Ing.
Andrea Pontremoli
,
AD della Dallara, si
è espresso così su questa collaborazione: “Alex
ha saputo coinvolgere l’intera azienda con il
suo sogno e siamo orgogliosi che il risultato
premi una persona eccezionale. Si è inoltre
promossa l’immagine di un’Italia che
funziona“.
Sulla stessa lunghezza d’onda, l’Ing.
Gian
Paolo Dallara
: “
una persona unica, che
arricchisce chiunque abbia il privilegio di
conoscerlo”.
Dopo questa impresa,
Zanardi
ha lasciato un
bellissimo messaggio al team Dallara:
Si può
offrire stima alle persone semplicemente
perché credi che la meritino; quando però a
questo si aggiunge un rapporto di grande
amicizia come quello che ho con l'Ingegner
Dallara, con l'Ingegner Pontremoli e con le
tante persone che lavorano a Varano, il
desiderio di fare qualcosa di speciale con loro
diventa fortissimo.
In "gioventù” avevo guidato una Dallara in un
Campionato di Formula 3, in cui correre con
una monoposto realizzata a Varano era
l'unico modo per essere competitivi, quasi
come correre in un trofeo monomarca.
Mi sono dovuto inventare questa nuova,
esaltante, avventura sportiva per rendere ai
miei Amici quel tributo di emozioni che solo
una competizione durissima da vincere può
regalarti e alla fine sai, con profondo orgoglio,
che la firma di ognuno è metaforicamente in
calce a quella piccola impresa.
Dialma, Francesco, Giacomo, Andrea, e poi
ancora Roberto, Carlo, Nicola, Fabrizio,
Leonardo e comunque tutte le persone che
hanno progettato e “stretto i bulloni" di questo
mio mezzo fantastico erano a bordo con me
durante le gare a Brands Hatch e con me
dividono il merito di una delle gioie più grandi
mai provate nella mia carriera sportiva.
Sarà retorico, ma in attesa di alzare il calice
(
che poi verrà riempito più volte....) cari amici,
grazie!
".