International Rally Cup
21 sembrare contraddittorio e forse lo è, ma è proprio quello che provavo mentre eravamo in attesa del via”. Memento audere semper: non bisogna mai scordarsi di osare. Ma non bisogna neppure smettere di credere in sé stessi. Se avesse vacillato anche solo per un paio di giorni, se anche solo per un paio di giorni avesse smesso di sbattersi per garantirsi quel futuro corsaiolo che aveva mostrato di strameritare, non sarebbe riuscito a infilarsi nell'abitacolo della Fabia curata e gestita dalla struttura veneta. Non avrebbe vinto quel che ha vinto e sarebbe finito nel dimenticatoio. Nel Bel Paese, purtroppo gira così. Cinque gare, tre primi posti. E tredici prove speciali vinte: quattro più di Manuel Sossella, cinque più di Paolo Porro e Alessandro Re che, fra tutti, sono stati quelli che gli hanno reso la vita più difficile. I numeri dicono molto e, soprattutto, legittimano più di milioni di chiacchiere da bar la sua vittoria nell'IRCup che anche quest'anno ha proposto un mix di gare bene allestite, con “piesse” bene assortite e, soprattutto, con un chilometraggio adeguato. De Tommaso ne è conscio, anche se sta bene attento a non fare la ruota. La strada, la sua strada, è ancora in salita e lo sa. Ma intanto ha superato un altro gradino. “E – ricorda – non era neppure scontato che riuscissi ad avere la possibilità di provarci. Nato una decina di giorni prima della chiusura delle iscrizioni dell'Appennino Reggiano, il progetto a un certo punto pareva essere andato in fumo e solo in extremis riuscimmo a far partire in tempo l'iscrizione”. Il resto è venuto quasi da sé. Con il suo impegno, con la collaborazione di Giorgia, con il supporto di Munaretto. E l'affetto di molti appassionati capaci di vedere oltre le belle livree, i bei caschi. A domanda risponde, ma non sempre. Non quando si sente chiedere quale delle cinque gare dell'IRCup gli è piaciuta di più: “E come si fa a dirlo? Ciascuna ha qualche caratteristica molto positiva, ciascuna mi ha lasciato dentro qualcosa di bello. Anche il Taro, malgrado il ritiro, anche il Casentino, malgrado la foratura iniziale e i problemi che abbiamo risolto solo all'ultimo parco assistenza, cambiando i quattro ammortizzatori. Pare impossibile, ma appena fuori dal 'service' sentii di avere fra le mani un'auto diversa e difatti lo dissi subito a Munaretto, annunciandogli che se non avessi fatto il miglior tempo sulla magica Talla sarebbe stata solo colpa mia. Piuttosto, quello che trovo manchi nel rallismo italiano – e non mi riferisco a un campionato o a una serie in particolare, ma lo dico in generale – è un maggior cameratismo fra noi che corriamo. Non capisco perché in Italia sia difficile, molto difficile, instaurare rapporti corretti, basati sulla stima reciproca: le gelosie, le ripicche, i sospetti servono solo a rovinare l'ambiente”. Perché tutto è bene quel che finisce bene, ma non è detto quel che è bene non possa essere meglio...
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