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        FORMULA 1
      
      
        IL RICORDO
      
      
        
          Testo foto
        
      
      
        
          di Paolo D’Alessio
        
      
      
        Dopo la morte di Franco Gozzzi, storico
      
      
        braccio destro di Enzo Ferrari, Maranello
      
      
        piange la scomparsa di un’altra pietra
      
      
        miliare della sua storia. Sabato 15 giugno,
      
      
        all’età di 90 anni, a Buenos Aires è morto
      
      
        José Froilan Gonzalez, anche noto come “el
      
      
        cabezon”. Pilota versatile e coriaceo Gon-
      
      
        zalez sbarca in Europa all’inizio degli anni
      
      
        ‘50,
      
      
        al seguito del più celebre connazionale
      
      
        Juan Manuel Fangio, dopo essersi guada-
      
      
        gnato una certa notorietà in patria nelle
      
      
        corse nazionali. Al pari del più celebre Fan-
      
      
        gio, Gonzalez è supportato dal governo
      
      
        peronista, che nel 1950 gli consente di
      
      
        prendere parte alla prima edizione del
      
      
        mondiale di Formula 1 al volante di una
      
      
        Maserati 4 CLT, con la quale corre nei Gran
      
      
        Premi di Monaco e Francia. In entrambe le
      
      
        occasioni l’argentino è costretto al ritiro,
      
      
        ma il suo stile di guida irruento e la prima
      
      
        fila conquistata sulle tortuose strade del
      
      
        Principato, alle spalle delle Alfa Romeo di
      
      
        Fangio e Farina, attirano l’attenzione di un
      
      
        certo Enzo Ferrari, alla ricerca di un pilota
      
      
        con quelle caratteristiche, da affiancare ad
      
      
        Alberto Ascari. Gonzalez è il pilota che fa
      
      
        per lui e dopo averlo visto all’opera nel
      
      
        Gran Premio di Svizzera, al volante di una
      
      
        Lago-Talbot, il Drake di di Maranello deci-
      
      
        de di ingaggiarlo. Fin dalle prime uscite al
      
      
        volante delle “rosse”, l’argentino dimostra
      
      
        di saperci fare e pochi mesi dopo il suo esor-
      
      
        dio con le vetture modenesi passerà alla
      
      
        storia per essere il pilota che ha regalato al
      
      
        Cavallino la prima pole position e la prima
      
      
        vittoria del Cavallino in Formula 1.
      
      
        IL CAMBIO TECNICO
      
      
        DELLA FERRARI
      
      
        Prima di parlare dello storico successo di
      
      
        Gonzalez a Silverstone occorre fare un pas-
      
      
        so indietro, per l’esattezza agli esordi della
      
      
        Ferrari in Formula 1. Come noto Maranello
      
      
        debutta inF.1 nel 1950, inoccasione del Gran
      
      
        Premio di Montecarlo, ma fin dalle prime
      
      
        uscite il Drake e i suoi collaboratori si rendo-
      
      
        no conto che  l’elevato peso della 125 F1 e i
      
      
        consumi eccessivi del suo 12 cilindri sovrali-
      
      
        mentato, abbinati ad una potenza tutt’altro
      
      
        che esaltante, rappresentano un ostacolo
      
      
        insormontabile per lamonopostomodenese.
      
      
        Se vuole dire la sua nel neonato Campionato
      
      
        del Mondo e puntare al successo la Ferrari
      
      
        deve abbandonare la stradadell’alimentazio-
      
      
        ne forzata e passare al motore atmosferico di
      
      
        4500
      
      
        cc. Occorrono dunque un nuovo pro-
      
      
        pulsore e unamacchina nuova. Lo studio e la
      
      
        realizzazione della nuova monoposto vengo-
      
      
        no affidati all’ingegner Aurelio Lampredi,
      
      
        che nel 1950 rimpiazza Gioacchino Colombo
      
      
        alla guida tecnica del Cavallino. Il padre della
      
      
        125
      
      
        F1, in disaccordo con le scelte tecniche
      
      
        del Cavallino, divorzia dalla Ferrari e ritorna
      
      
        all’Alfa Romeo. Dal canto suo Lampredi pro-
      
      
        cede per gradi allo sfruttamento della cilin-
      
      
        drata massima di 4500 cc. La prima mono-
      
      
        posto aspirata del Cavallino porta la sigla
      
      
        “275”
      
      
        e, comeeraaccaduto inpassato, eredita
      
      
        il motore dalla “275 S”, una vettura sport,
      
      
        impiegata da Ascari e Villoresi nella Mille
      
      
        Migliadel 1950. Il nuovopropulsorediMara-
      
      
        nello ha una cilindrata complessiva di
      
      
        3322,34
      
      
        cc, un angolo di 60°, eroga 300 CV
      
      
        a 7200 giri/min e per contenere i pesi adotta
      
      
        un carter a doppia parete. Il telaio è invece
      
      
        praticamente lo stesso della 125 F1, mentre
      
      
        sull’asse posteriore la vecchia sospensione
      
      
        viene sostituita con un ponteDeDion. Il pas-
      
      
        so subisce un sostanziale incremento (dai
      
      
        2160
      
      
        mm della 125, si passa ai 2420 della
      
      
        275)
      
      
        e la capacità del serbatoio carburante
      
      
        aumentataa 195 litri, al finedi consentireuna
      
      
        maggiore autonomia in gara e risparmiare
      
      
        una sosta ai box nell’arco di una gara.
      
      
        ARRIVA UN MOTORE
      
      
        PIÙ POTENTE
      
      
        Lo storico debutto della prima Ferrari aspi-
      
      
        rata avviene il 18 giugno del 1950, nel Gran
      
      
        Premio del Belgio. La 275 di Ascari, a corto
      
      
        di preparazione e con molti meno cavalli
      
      
        rispetto alle Alfa Romeo, termina la corsa al
      
      
        quintoposto, alle spalle delle vetture di Fan-
      
      
        gio e Fagioli. Il suo esordio può comunque
      
      
        ritenersi positivo, anche se a fine gara, tra la
      
      
        vettura modenese e le Alfette, c’è più di un
      
      
        giro di distacco. Alla Ferrari occorre un
      
      
        motore più potente, che esordisce il 30
      
      
        luglio del 1950, nel Gran Premio delle
      
      
        Nazioni di Ginevra, sulla 340 F1, la seconda
      
      
        versione dellamonoposto aspirata. La cilin-
      
      
        drata sale a 4101,66 cc e la potenza aumenta
      
      
        a 335 CV a 7000 giri min. Gli effetti di que-
      
      
        sta modifica sono sorprendenti: la corsa va
      
      
        all’Alfa Romeo di Fangio, ma Ascari è pro-
      
      
        tagonista assoluto. Il divario con l’Alfa
      
      
        Romeo è ormai ridotto al minimo. Occorre
      
      
        un ultimo, decisivo, incremento nelle pre-
      
      
        stazioni della Ferrari, che si concretizza alla
      
      
        vigilia del Gran Premio d’Italia del 1950, col
      
      
        I festeggiamenti dopo
      
      
        la storica vittoria di Silverstone