L'intervista
Kubica guarda al futuro
"Al 90% tornerò in pista"
Da Spa - Marco Cortesi
Dopo sei anni fermo, il ritorno e l'emozione di tornare sul podio in una gara di velocità. Robert Kubica a Spa ha avuto un weekend pieno. Dopo le prime libere in cui, nel trofeo riservato alle Renault RS01, c'era stato molto lavoro da fare per migliorare la vettura, è arrivato un gran piazzamento nella prima gara endurance.
Com’è nata questa apparizione?
"Mi è stato chiesto all’inizio dell’anno se volevo correre in questa serie, ma in quel momento non ero ancora interessato. Ero ancora coinvolto con i rally, cercavo di finalizzare le sponsorizzazioni. Poi, sfortunatamente ho avuto risposte negative dai miei sponsor in Polonia e ho deciso di fermarmi per quattro o cinque mesi per sistemare alcune cose anche dal punto di vista personale, problemi che si sono accumulati nel corso degli anni. Ma era importante per me tornare in pista. Certo, correvo nel Mondiale Rally, ma ero con il mio team e coinvolto in ogni aspetto. L’organizzazione, gli acquisti, gli sponsor, l’hospitality. Facendo così alla fine perdi un po’ gli obiettivi, il giusto approccio".
Cosa ti ha spinto a correre con Renault?
"Ci sono tre motivi per cui sono qui. Prima di tutto è positivo per me tornare alle corse, anche per vedere se sono ancora in grado di fare certe cose, se il corpo reagisce bene, cosa ho perso. Poi, Spa è uno splendido circuito, è sempre bello venire qui. Ti dà delle grandi sensazioni. Terzo, e forse più importante, la mia ultima stagione completa è stata in Formula 1 insieme a Renault ed è positivo tornare in pista con gli stessi colori. La categoria è diversa, ma ho ottimi ricordi con loro".
Perché per il tuo ritorno, qualche anno fa, hai scelto i rally?
"Quando non solo la tua attività sportiva, ma anche la tua vita cambia da un giorno con l’altro, ti svegli la mattina e hai bisogno di un nuovo obiettivo. Solo le prospettive e gli obiettivi ti danno la motivazione per andare avanti. Questo è il motivo per cui sono passato ai rally. Sentivo di dover tornare alle corse, sono l’aria che respiro. Ma sapevo che tornando in pista, anche se sarebbe stato più facile, avrei avuto troppi ricordi della Formula 1. Quando ho provato col DTM in Valencia, ero felicissimo, ma una volta tornato in hotel avevo troppi ricordi, ad esempio avevo provato per l’ultima volta la Formula 1 a Valencia. Ho detto: devo cambiare ambiente, e mi serve un nuovo obiettivo".
Il capitolo rally si è chiuso definitivamente?
"Vorrei continuare coi rally, ma non li ho affrontati in modo corretto nel passato, non si può lottare per le vittorie contro i costruttori ed i grandi team, non è possibile. Voglio tornare in un contesto ultra-professionale in pista anche perché penso di poter far bene ancora. Non sono certo un ragazzino, ma sono abbastanza giovane e la Formula 1 mi ha insegnato tanto, non solo in termini di guida, ma anche per il set-up, per il modo di lavorare. Abbiamo visto che pur non avendo effettuato test, usando la testa siamo riusciti a migliorare come team".
La gente sembra molto contenta di vederti in pista, forse anche di più che un pilota di F.1 attuale, come mai secondo te?
"Non so, forse perché sono mancato per tanti anni. Ogni volta che guido, anche nei rally, vedo tanta gente che è felice di vedermi. E’ bello, e sembra che la gente abbia buoni ricordi di me. Per me questo weekend è il primo approccio per capire se potrò tornare nel motorsport professionistico. Voglio valutare me stesso e poi deciderò cosa posso fare e cosa sono in grado di fare. Se avrò la possibilità di essere in qualche bel campionato l’anno prossimo devo restare in pista, e provare tanto. Tutti gli sport sono così: ti devi allenare più che puoi".
Quanto era importante per te la Formula 1?
"Per me la Formula 1 era tutto, e se fossi ancora in F.1 sarebbe il 95 percento della mia vita. Dico sempre che l’incidente non ha cambiato solo il mio fisico, ma anche la mia personalità. Per alcune cose in meglio, nella vita di tutti i giorni. Per il resto, devo ancora scoprirlo. Quando correvo in Formula 1 ero come un computer, una macchina. Metti un software, e via. Fuori dal circuito, era tutto concentrato sulla preparazione per la gara successiva. E solo facendo così sei in grado di lottare al top in Formula 1. Dipende dalla macchina e da altre cose, ma da pilota devi essere più preparato che puoi".
Cosa ne pensi della Formula 1 attuale? Molti dei piloti della tua generazione sembrano esserne scontenti…
"Parlare della Formula 1 è sempre delicato specie dall’esterno. Sicuramente i piloti che hanno potuto correre dal 2008 fino al 2010 sanno di aver guidato alcune tra le migliori macchine nella storia della Formula 1. Non molto potenti forse coi motori V8, ma in termini di regolamento, di aerodinamica, di gomme erano vetture che ti permettevano di spingere fortissimo. Con le auto attuali sembra che lo stato mentale del pilota debba essere tutto improntato al risparmio delle gomme e della benzina. E’ strano quando vedi che al secondo o al terzo giro appare già la luce rossa che lampeggia perché stanno facendo “coasting” per risparmiare benzina. Il DRS è una buona idea e ci sono molti sorpassi, ma hai la sensazione che siano un po’ falsi, non vedi più l’attacco in staccata a ruote bloccate. Anche perché le gomme vanno guidate in maniera difensiva, devi essere gentile, non si può rischiare il bloccaggio. Se spingi troppo, dopo un giro si surriscalderanno. La Formula 1 comunque, ha realizzato che forse le nuove regole non erano proprio la migliore scelta, nessuno lo ammetterà, ma il cambiamento dell’anno prossimo mostra che occorreva fare qualcosa. Penso che la situazione migliorerà".
Tornerai in pista a tempo pieno?
"Penso che al 90% tornerò in pista. Realisticamente ci sono due modi per approcciare il futuro nelle corse. Non posso dire quali perché uno è possibile, l’altro forse un po’ meno. Ma c’era già qualcosa per quest’anno in termini di test, non di gare, che coinvolgeva un progetto interessante. Sfortunatamente i regolamenti non me l’hanno permesso".