11 Apr [11:09]

Intervista a Gimmi Bruni:
"Titolo WEC GTE ancora possibile"

Jacopo Rubino

"Per quel che mi riguarda, una piccola quarantena l'ho già vissuta quando sono passato da Ferrari a Porsche: non ho guidato per otto mesi". Gimmi Bruni ci ripensa, ora che l'emergenza Coronavirus tiene fermo l'intero motorsport, compreso ovviamente il WEC di cui è protagonista consolidato nella classe GTE. Il pilota romano, alfiere ufficiale Porsche, si è raccontato a Italiaracing in questo periodo così particolare, facendo il punto sul Mondiale 2019-2020, ancora da terminare, e guardando anche più avanti. Non solo nella veste di chi guida.

Gimmi, la prima domanda è spontanea: come stai trascorrendo questa pausa obbligata?
"Sono a Montecarlo, qui il blocco e l'ordine di stare a casa è arrivato circa una settimana più tardi rispetto all'Italia. Passo il tempo insieme alla mia famiglia, invece di uscire mi alleno facendo sessioni con la bicicletta sui rulli, che al di là della forma fisica è soprattutto un modo per tenersi attivi. Mi informo, leggo le notizie per capire quando si potrà riprendere il lavoro. Al momento potrebbe essere a luglio, con qualche test in preparazione alla gara di Spa che è stata rinviata ad agosto. Poi ci saranno la 24 Ore di Le Mans a settembre e l'ultima in Bahrain a novembre".

Stai seguendo la tendenza del momento, girando con i simulatori?
"No, io sono un po' della vecchia guardia! Il simulatore per me è uno strumento di lavoro, non lo utilizzo per giocare".

Si viene a creare un lunghissimo stacco fra il round di Austin e quello di Spa. Come può incidere?
"È un periodo di fermo generale, per cui nessuno ne può approfittare. Ma sono certo che, quando sarà possibile, Porsche vorrà organizzare qualche prova per consentire a noi piloti di riprendere gli automatismi e sistemare i dettagli in vista degli appuntamenti che restano. Senza dubbio dispiace non correre, ad esempio mi sarebbe piaciuto tornare a Sebring dove lo scorso anno abbiamo vinto, ma non si può far altro che pazientare".

Come detto rimangono tre gare, compresa una 24 Ore un po' diversa, a settembre. Insieme al tuo compagno Richard Lietz, credi sempre nel titolo?
"È difficile, però ripenso allo scorso anno: nella stessa fase del campionato avevamo un vantaggio superiore, e alla fine siamo stati battuti. Nel motorsport è tutto possibile, ora siamo sotto di 40 punti ma ne rimangono tantissimi in palio. La priorità, in ogni caso, è aiutare Porsche a conquistare il Mondiale Costruttori, il resto è in più. Sicuramente hanno pesato parecchio i problemi incontrati, nonostante il potenziale velocistico della nuova macchina: abbiamo siglato 2 pole-position su 5".

È curioso che con la nuova 911 abbiate cominciato alla perfezione a Silverstone, vincendo, e poi ci siano stati vari intoppi.
"Eravamo in testa a gare che abbiamo poi perso per errori ai box, o inconvenienti tecnici. Fa parte del gioco. I campionati sono costituiti anche di episodi, bisogna accettarlo e lavorare sodo. Senza dimenticare che negli ultimi due anni siamo arrivati secondi a Le Mans, questa volta invece sarebbe bello salire di un gradino...".



La classe GTE ha vissuto un paio di stagioni eccezionali, purtroppo Ford e BMW si sono poi tirate fuori. Come sono mutati gli equilibri?
"Innanzitutto ci sono meno macchine, è ovvio, ma sono tutte molto competitive: i distacchi sono sempre contenuti, sia in qualifica che fino al termine delle gare".

Questo periodo di pausa spinge anche a riflettere sul WEC nel suo complesso. Come vedi il futuro della "tua" GTE?
"Vediamo cosa succederà da qui a fine anno, e se sarà possibile completare le tre gare previste. Poi aspettiamo che vengano definiti i dettagli della categoria maggiore, tra Hypercar e LMDh. Personalmente mi auguro, e ne sono convinto, che le Gran Turismo continueranno a esserci: rappresentano un pilastro, sono i modelli che si trovano su strada, che l'appassionato magari ha in garage e poi vede in pista. Anzi, spero che la GTE diventi ancora più importante".

Nel frattempo Porsche ha confermato di analizzare i regolamenti LMDh, per un eventuale rientro nella classe maggiore. Ti candideresti, se si concretizzasse? In tanti hanno sempre sognato di vederti lottare per la vittoria assoluta.
"Innanzitutto spero di essere ancora nella rosa dei piloti Porsche, poi sarà l'azienda a fare i propri calcoli. Nel 2022 avrò 40 anni, non posso fare previsioni, ma mi piace sottolineare che al momento con le GT mi diverto moltissimo e mi auguro di proseguire così, con questi risultati e questo livello di competitività al volante. Se sarò capace di confermarmi, Porsche deciderà".

Con le modifiche al calendario a cui è stata costretta l'ACO, il WEC 2021 tornerà articolato sull'anno solare. Varrebbe la pena in futuro ripristinare il calendario a cavallo di due anni? Ti è piaciuto?
"Come in ogni cosa è questione di abitudine, io sono stato assente per una stagione e poi ho trovato questo format. Prima avevo sempre affrontato campionati su un anno solare, è stato strano gareggiare su un arco temporale così lungo e con tante fasi morte, ma era lo stesso per tutti".

E visto che siamo fermi, quale consideri la tua migliore gara in Porsche?
"Ce ne sono state un paio di spessore, direi, a cominciare dalla prima nel WEC a Spa, quando eravamo in testa fino all'ingresso della safety-car. Le due Le Mans con la 911 sono state molto positive, poi Sebring dello scorso anno, e nel campionato attuale sicuramente Silverstone dove abbiamo vinto. Ma penso anche al Bahrain, dove stava venendo fuori una bella prestazione in rimonta. Purtroppo la sfortuna al pit-stop non ci ha permesso di conquistare il risultato che avremmo meritato".

Oltre che pilota sei il mentore di un talento in erba, Francesco Pizzi.
"Seguo Francesco da quando aveva otto anni, adesso ne ha 15 e ha appena iniziato la carriera in monoposto. Il mio impegno è a tutto tondo: curo la formazione di Francesco in pista e fuori, a livello caratteriale, nell'allenamento fisico e nella guida. E poi c'è la parte manageriale, in cui tengo i contatti con le squadre".

Raccontaci qualcosa in più di lui.
“Durante l'inverno ha disputato la F4 degli Emirati, vincendo il titolo al debutto, e siamo pronti a proseguire questo cammino insieme: correrà nel campionato italiano e in alcune gare del tedesco con il team Van Amersfoort. È un ragazzo molto intelligente, molto veloce, e spero di poterlo accompagnare fino alla Formula 1".

E tu in F1 ci hai corso, nel 2004. Qualche suggerimento?
"In giro ci sono tante persone che aiutano i piloti, ma pochi sanno cosa voglia dire davvero essere manager e lavorare al fianco di un pilota. Ho cominciato questo ruolo per amicizia, ma mi sta piacendo e molto probabilmente farà parte del mio futuro. È curioso, perché a me questa figura è mancata quando ero più bisognoso di consigli, nel momento in cui avevo opportunità tra F1 e America. Con il senno di poi andare in America sarebbe stata una mossa più corretta, e sicuramente più appagante a livello di prestazioni: avrei potuto disporre di una macchina e di un team più competitivo, in paragone alla Minardi di allora in F1. Da questo si capisce quanto sia utile il sostegno di un buon manager".