26 Dic [22:49]

Intervista a Delfino: "Il capitale
umano della Tatuus fa la differenza"

Jacopo Rubino

Passione, competenza, determinazione. È servito tutto questo a Tatuus per uscire vincitrice dal 2020, un anno che passerà alla storia per la pandemia Coronavirus che ha colpito il pianeta, chiamando tutti a nuove sfide. Anche l’azienda lombarda Autotecnica Motori, capace di reagire prontamente di fronte a restrizioni, cambi di programma e problematiche da superare non solo per sé stessa, ma per supportare tutti gli organizzatori e i campionati automobilistici di cui è fornitrice ufficiale. Al termine della stagione agonistica, si può dire che Tatuus abbia superato l’esame forse più impegnativo della propria avventura. È stata determinante la forza di tutti i suoi dipendenti, che non si sono mai arresi davanti agli ostacoli, come ha sottolineato orgogliosamente l’amministratore delegato Giovanni Delfino in uno dei passaggi di questa intervista. E già si lavora per il futuro.

Giovanni, che anno è stato per Tatuus? I programmi fatti a gennaio, ovviamente, sono stati stravolti dall'arrivo della pandemia COVID-19.
"Lo definirei un anno impegnativo, che ci ha messo alla prova. Ci siamo trovati in una situazione che nessuno aveva mai vissuto, complicata sotto ogni aspetto. Tenendo d’occhio l’evolversi dell’emergenza sanitaria e rispettando i vari decreti che sono stati emanati, c’erano da gestire questioni aziendali, di personale, di logistica. Abbiamo dovuto fermare le attività in una fase cruciale, quella in cui solitamente ci prepariamo all’inizio di molti campionati in cui siamo coinvolti. Per fortuna, le varie categorie sono riuscite a ripartire, seppur con calendari modificati e posticipati all’estate, ad eccezione della W Series che ha preferito una pausa. Altrettanto fortunatamente, la pandemia è scoppiata quando ormai si erano chiusi i nostri campionati invernali, come la F4 degli Emirati Arabi, la F3 Asia e la Toyota Racing Series. Tutto questo senza dimenticare le problematiche legate alle singole nazioni, che hanno inciso nella revisione dei calendari. Come numero di eventi, in ogni caso, arriviamo al termine del 2020 più o meno alla pari con il 2019. Ma è chiaro non sia stato semplicissimo organizzare i trasferimenti di persone e materiali sui circuiti, e nemmeno la quotidianità in sede”.

Quali sono state le sfide più grandi che Tatuus ha dovuto fronteggiare nel contesto determinato dal Coronavirus? Iniziamo dalla vita in sede.
"Dentro l’azienda la missione principale è stata di tradurre in fatti le disposizioni dei DPCM, illustrandole nel dettaglio ai dipendenti, e cercando di renderle attuabili nel modo più semplice possibile. Oggi, siamo a regime, ma inizialmente non è stata così immediata la comprensione di tutto ciò che andava messo in piedi. Escluso il primissimo periodo, in cui anche noi abbiamo fatto ricorso alla cassa integrazione, allo smaltimento delle ferie, alla rotazione delle presenze in sede, abbiamo innanzitutto dovuto ragionare sul distanziamento sociale. Può sembrare banale, ma nella nostra struttura gli spazi sono relativamente ridotti, e fra tutti c’è molta interazione. Al personale abbiamo fornito tutto ciò che era necessario per consentire di proseguire l’attività, come i dispositivi di protezione individuale, le mascherine, gli schermi. E poi le sanificazioni, l’uso degli scanner e dei termometri”.

Poi occorreva gestire i rapporti con i clienti nazionali e internazionali, e ovviamente i weekend di gara.
"Abbiamo dovuto sostituire le riunioni faccia a faccia con le videoconferenze, le chiacchierate con le telefonate. Questo ci ha sottoposto a un carico di stress da non sottovalutare. Per quanto riguarda le trasferte, tutto sommato a fine lockdown abbiamo avuto un buon grado di libertà: si trattava solo di ricalibrare logistica e presenze nei vari campionati. Quando a livello sanitario sono state reintrodotte misure più rigide, sono aumentate le difficoltà dovendo effettuare i tamponi, eventuali quarantene o isolamenti fiduciari, ed essere preparati a eventuali casi di positività in azienda. Non è stato certo semplice gestire i flussi di personale tra la sede e i circuiti. Il contatto personale, che è sempre stato un elemento base della nostra professione, è dovuto mutare. Anche una normale operazione di assistenza su una vettura è diventata qualcosa di impegnativo".

Ti ritieni però orgoglioso di come l'azienda si sia comportata un periodo tanto delicato?
"Oserei dire non orgoglioso, ma orgogliosissimo. C'è stato un momento in cui, dobbiamo ammetterlo, eravamo spiazzati all'idea di dover gestire in queste circostanze tutti gli aspetti della nostra attività. Abbiamo trovato sicuramente il metodo giusto, ma soprattutto abbiamo trovato al nostro interno la disponibilità del personale, di tutti coloro che, sia lavorando in sede che al di fuori, non si sono mai tirati indietro pur sapendo di correre dei rischi. Questo è probabilmente fra gli aspetti che ci rendono più felici di ciò che è Tatuus. Con enorme spirito di sacrificio, con abnegazione, siamo così riusciti a portare a compimento tutta l’agenda 2020".

Giovanni, le tue parole confermano una teoria: il valore di un'azienda non è dato solo da elementi materiali o economici, ma anche, anzi soprattutto, dalle sue persone.
"Sì, la mia esperienza professionale mi ha insegnato questo. La ricchezza di un'azienda sta nelle persone. Si possono concepire infinite strategie, partorire visioni, programmi, ma tutto dipende del capitale umano. E quello di Tatuus si è dimostrato preziosissimo, facendo la differenza".

Si dice pure che dalle situazioni di crisi possano nascere nuove opportunità, o si possano trarre degli insegnamenti. In Tatuus è accaduto?
"Abbiamo imparato che cos'è lo smart working. Eravamo abituati a viaggiare continuamente, in aereo o su altri mezzi di trasporto, a cenare tutti insieme in pista, a stare insieme in albergo. Ora abbiamo capito che tante cose si possono gestire diversamente, ma se devo essere sincero... non basta a compensare le difficoltà che abbiamo dovuto superare. Se dipendesse da me, vorrei tornare subito alla situazione pre-Covid!".

Ma veniamo agli aspetti tecnico-sportivi. Il 2020 è stato comunque aperto da una grande novità, il debutto della nuova monoposto FT-60 per la Toyota Racing Series in Nuova Zelanda.
“Parliamo di un partner lunga data per Tatuus, con il quale abbiamo rinnovato il piacere reciproco nel lavorare insieme. Siamo partiti del telaio già esistente di Formula Regional, sul quale sono stati apportati tutti i necessari adattamenti per l'installazione del motore Toyota e della sua impiantistica. La collaborazione fra i tecnici Toyota e Tatuus è stata ottima come sempre. Persino a decine di migliaia di chilometri di distanza, la fase di progettazione ha funzionato in modo impeccabile. Ci è stato consegnato un esemplare del propulsore per effettuare l'installazione sul nostro primo prototipo, dopodiché gli ingegneri Toyota sono venuti in Italia a seguire i primi chilometri di collaudi. Abbiamo poi prodotto e spedito i kit in Nuova Zelanda, dove è avvenuto l'assemblaggio insieme ai nostri tecnici, rimasti lì per l’assistenza durante il campionato. Ci tengo a sottolineare che tutte le vetture hanno poi girato senza alcun guasto, e con soddisfazione generale di squadre e piloti".

Il telaio di Formula Regional T-318 ha ribadito una volta di più quanto sia versatile: dal 2018 è stato abbinato a tre motorizzazioni diverse, ed è stato equipaggiato da gomme di vari fornitori. Un caso quasi unico, nel panorama attuale.
"Al momento credo sia il telaio in attività ad aver ricevuto più motorizzazioni e pneumatici, e sempre con ottimi riscontri. Del resto è stato concepito su specifiche FIA per categorie superiori. Ad esempio, ci siamo dovuti attenere a requisiti di sicurezza da Formula 1, se non addirittura più severi sotto alcune voci, che i team del Mondiale possono autocertificare e noi no. È un vero e proprio telaio di Formula 3, che si è dimostrato versatile accogliendo le unità Alfa Romeo, Renault e Toyota così come i pneumatici Pirelli, Hankook e Giti. Senza dimenticare che nella Ultimate Cup in Francia, si fa uso addirittura dei cerchi da 17 pollici con gomme Michelin".

E l'anno prossimo ci sarà l'unione tra Formula Regional e Formula Renault Eurocup: avremo la Formula Regional by Alpine. Come avete accolto la notizia?
“Dalla prospettiva del nostro gruppo, che include anche Autotecnica, poteva essere interpretata come uno svantaggio. In realtà, abbiamo sempre creduto che, visti i numeri dei campionati, e visti i piloti che compongono il potenziale bacino di utenza, la soluzione migliore fosse appunto una unica serie con griglia e visibilità al top. Renault, partner storico di Tatuus, non ha nulla da farsi insegnare in materia di promozione. La fusione con ACI Sport, che ha la titolarità del campionato Regional in Europa, sarà la chiave vincente. A livello tecnico si sono combinati gli elementi: da un lato il motore francese, dall'altro i pneumatici Pirelli. Siamo certi che sarà un successo".

Nel 2021 ripartirà anche la W Series femminile, con una novità di enorme valore: sarà al fianco della Formula 1 in 8 Gran Premi.
"Tanto è stata un dispiacere la sospensione del campionato 2020, sempre per le note conseguenze del Coronavirus, tanto è clamorosamente bella la notizia dell'abbinamento della W Series con la Formula 1. Questo è un successo dei suoi creatori, che hanno creduto nell'idea, unica al mondo, di creare una vetrina per sole ragazze. Ed è un fiore all'occhiello anche per Tatuus, che avrà le sue vetture a fare da contorno alla massima espressione del motorsport mondiale. La W Series, e lo conferma chi l’ha già seguita, è uno splendido campionato che gode di una macchina organizzativa e promozionale che ha davvero pochi eguali. Per Tatuus e Autotecnica è un riconoscimento importante: non si diventa per caso una categoria di supporto alla F1, avviene solo con garanzie di un certo numero di iscritti in griglia e sulla qualità del pacchetto tecnico. Per noi è motivo è di estremo orgoglio".

E già in inverno scatta la F3 Asia in un formato agile e compresso.
"Visto che si concentrerà fra Abu Dhabi e Dubai, al di là del calendario compatto, la F3 Asia immagino possa beneficiare del coinvolgimento di team che fin qui erano impegnati nella Formula Regional europea con il telaio Tatuus motorizzato Autotecnica. Con l'organizzatore Davide De Gobbi, so che ci sono già contatti ben avviati per avere un parco partenti in crescita. Ovviamente bisogna capire quelli che saranno tutti gli aspetti logistici per scuderie, piloti e dell’intero personale proveniente dall'Europa".

Veniamo alla Formula 4, in cui Tatuus resta il punto di riferimento globale: non solo con le serie italiana e tedesca, ma anche con quella spagnola in forte ascesa.
"Siamo contenti di quanto abbiamo visto in Spagna. I numeri di questo campionato sono stati resi possibili anche grazie alla presenza di Tatuus e Autotecnica, con il nostro costante supporto tecnico, molto apprezzato fra i team. Piano piano la griglia è cresciuta per quantità e qualità, ed è una grande soddisfazione averla vista salire così, in appena due anni. Ovviamente il top della F4 resta l'Italia: basti pensare che la media del 2020 è stata sempre di 27/28 partecipanti, con parecchie squadre e grande lotta in classifica generale. E rispetto al passato, abbiamo pure avuto un nutrito gruppo di piloti italiani. ACI Sport e la Scuola Federale stanno raccogliendo i frutti di un grande lavoro nella crescita del vivaio nazionale. Il campionato tedesco quest'anno ha sofferto un po' di più sul piano delle iscrizioni, ma la qualità delle scuderie è stata sempre altissima".

La pandemia ha però portato al rinvio della prossima generazione di vetture F4.
"Il debutto delle nuove auto sarebbe dovuto avvenire nel 2021. Alcuni dettagli regolamentari sono ancora in fase di studio da parte della FIA, ma qualunque strada venga scelta, Tatuus è pronta. Per volontà della stessa Federazione, e con il parere favorevole di tutte le autorità nazionali, si è deciso di rinviare il discorso di un anno. Trovo sia stata una decisione giusta. In un momento così delicato, richiedere ai team di acquistare nuove auto e nuove attrezzature sarebbe stato un errore. Ai singoli promoter, verrà però lasciata la facoltà di mantenere l'attuale modello per una ulteriore stagione".

Almeno per un altro anno, quindi, prosegue la carriera dell'attuale monoposto lanciata nel 2014...
"Una onorata carriera, mi permetto di affermare. L'omologazione doveva scadere dopo sei stagioni, invece è stata prolungata e forse lo sarà di un altro anno. Ancora oggi è un telaio che dà soddisfazione a noi, che lo abbiamo costruito, ma anche ai piloti e a chi lo porta in pista. I costi di acquisto sono marginali, nella definizione dei budget, e ormai sono stati super ammortizzati dalle scuderie impegnate in Formula 4 sin dall’inizio. L'auto resta davvero efficace per prepararsi alle categorie superiori: chi esce da qui si trova subito pronto al salto, e ci sono ragazzi che approdano direttamente nella F3 internazionale saltando il passaggio in Formula Renault o Formula Regional. Questo significa che la F4, se affrontata bene, è un terreno formativo ideale nella scalata alla Formula 1".

E qui nasce una considerazione: per il 2021 è atteso l’esordio in F1 di Mick Schumacher. Dopo Lance Stroll, sarà il secondo pilota ad arrivarci partendo dalla F4 di casa Tatuus.
"Questo perché la F4 è diventata il naturale sbocco per i giovani provenienti del karting. Ciò che in precedenza era la Formula Renault 2.0, e sempre con un telaio Tatuus. Oggi è la F4 ad aver assunto quel ruolo di primo step così importante nelle carriere dei talenti in erba".

Domanda delicata: la F4 è quindi diventata il progetto più importante nella storia di Tatuus?
"Sì, è davvero una domanda delicata. Per longevità, blasone e numeri la Formula Renault 2.0 resta forse avanti di mezzo gradino, come categoria più rappresentativa della crescita e della storia di Tatuus. Ma la F4, grazie anche alla continuità che verrà garantita dal prossimo telaio, mi auguro possa addirittura andare oltre".

Qualche riflessione anche sulla British F3, che ha avuto un telaio aggiornato per maggior carico aerodinamico e maggiore sicurezza, e su USF2000 e Indy Pro 2000 inserite nella filiera americana della IndyCar.
"Su questi fronti siamo stati effettivamente penalizzati dalla pandemia, senza poter dare l'assistenza che desideravamo. Abbiamo avuto maggiore necessità di contatti telematici, ma anche da remoto abbiamo offerto il nostro supporto. I costanti dialoghi hanno fatto sì che in realtà sia con MotorSport Vision, a capo del British F3, che con Andersen Promotions per le serie americane, ci siano state evoluzioni, anche tecniche, che porteranno a importanti novità per la prossima stagione. Le racconteremo più avanti".

Quali vantaggi sta portando la sinergia sempre più stretta con Autotecnica, visto anche il tuo doppio ruolo di vertice?
"Giorno dopo giorno le sinergie si intensificano. È vero, io ricopro un doppio ruolo, ma Gianfranco De Bellis resta l'anima di Tatuus. Insieme, collaboriamo per la crescita dell'intero gruppo, che include inoltre Breda Racing, il nostro terzo pilastro. Grazie ai legami fra i rispettivi uffici tecnici e i rispettivi reparti, abbiamo iniziato a ottenere primi risultati tangibili proprio con la Formula Regional, la prima auto nata sotto questo assetto, ma anche con la nuova F4. I vantaggi sono significativi nelle tempistiche e nella fattibilità di progetti futuri. Ad esempio, è ormai innegabile che anche le vetture da competizione si stiano dirigendo verso la propulsione elettrica: non soppianterà i motori termici, a mio parere, e in alcuni casi ci sarà una coabitazione, con Tatuus ci stiamo già ragionando. Quando si pensa a un motore ibrido, è impossibile non considerare l’alloggiamento delle batterie. E questo è possibile solo condividendo gli obiettivi tra chi studia il motore e chi il telaio. La creazione di sinergie è stata difficile da impostare, ma ora è sempre più condivisa sia dal lato Tatuus sia da quello Autotecnica. È un gruppo di aziende che mirano allo stesso traguardo".
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