15 Ott [11:47]

La coda controversa del DTM 2021:
la rabbia di Lawson, le scuse di van der Linde

Jacopo Rubino - XPB Images

Fa ancora discutere l'epilogo della stagione 2021 del DTM, che rischia di danneggiare la credibilità della serie. La decisiva Gara 2 al Norisring, da un lato, è stata segnata dalla brutta manovra alla prima curva di Kelvin van der Linde su Liam Lawson, punita in modo troppo lieve dai commissari (solo 5" dati al sudafricano), e poi per gli ordini Mercedes che hanno permesso a Maximilian Goetz di centrare vittoria e titolo, grazie ai compagni di marca Philip Ellis e Lucas Auer che hanno rallentato vistosamente per aprirgli la strada nei giri finali.

Una cosa è certa: a rimetterci più di tutti è stato Lawson, che a 19 anni avrebbe potuto essere il più giovane titolato di sempre del DTM con la Ferrari della squadra italiana AF Corse. Il neozlenadese, pupillo Red Bull, ha condotto una splendida campagna d'esordio nelle ruote coperte, e allo start di gara 2 (in cui era in pole) aveva 19 punti di vantaggio sul rivale van der Linde, che scattava al suo fianco. 19 punti erano quasi un'ipoteca sul trono. Quasi, perché l'attacco disperato del suo avversario ha rovinato tutto. Abbastanza per spingere Lawson a non voler tornare nella serie: "La stagione è stata fantastica, ma il modo in cui è finita non è qualcosa che mi aspettavo. Non è qualcosa di cui vorrei far parte in futuro", ha confessato a Motorsport.com

In ogni caso, come confermato dal consulente Helmut Marko a Motorsport-Total, la Red Bull per Lawson ha in mebte un 2022 tutto dedicato alla Formula 2, iniziando in parallelo il lavoro con la squadra di F1, anche con dei test. Sempre tagliente, il manager austriaco non ci è andato leggero, con van der Linde: "La sua mossa è stata senza cervello. Questa condotta antisportiva andrebbe sanzionata in modo adeguato, andrebbe squalificato".

L'alfiere Audi è stato travolto da un'onda di commenti negativi dagli appassionati in Rete, sia durante la corsa che nei giorni a seguire. "Dopo domenica ho deciso di staccarmi dai social media e riflettere su quanto accaduto, contattando la persona che più meritava le scuse", ha scritto ieri via Instagram. "Io e Liam abbiamo parlato di quanto accaduto e mi sono scusato per le azioni che gli sono costate il titolo, e anche per come ho gestito i media subito dopo la gara. Ero pieno di adrenalina, non ne sono orgoglioso".

"Dal punto di vista sportivo tutti possono avere la propria opinione, noi piloti siamo costretti a prendere decisioni fondamentali in una frazione di secondo: non sempre sono quelle giuste e a volte hanno conseguenze serie. Il trattamento che ho ricevuto nell'ultima settimana mi ha lasciato un sapore amaro e ci vorrà un po' per superarlo", ha poi messo chiaro van der Linde. Che, comunque, era già stato autore di altre manovre al limite nei weekend precedenti, attirando critiche e fastidi di altri colleghi oltre a Lawson. Al Norisring ha provato una mossa simile su Lawson già al via di gara 1, mentre più tardi in gara 2 ha chiuso violentemente la porta a Goetz che lo stava superando, tanto da far scomporre la vettura del tedesco per il contatto che gli ha poi causato la foratura. Su questo, certamente, dovrà riflettere.



E poi, appunto, gli ordini dall'alto Mercedes. Cose nel DTM già viste, anche con verdetti controversi, senza dubbio mai piaciute al pubblico. Ma se fino all'anno scorso la serie poteva essere considerata per costruttori, il passaggio alle regole GT3 con un focus sui team clienti sembrava lasciare meno margine a queste dinamiche. In più Auer ed Ellis sono portacolori del team Winward, Goetz di Haupt. "Condividiamo dati, assetti, video, e tutte le nostre auto sono competitive. C'è un dare e avere, le scuderie e i piloti lo sanno. Per questo non credo ci fosse bisogno di convincere qualcuno, in definitiva è una grande famiglia", ha tuttavia sottolineato Thomas Jaeger, responsabile dei programmi clienti Mercedes. Come a dire che i team della Stella nel DTM giocano a loro volta di squadra.

"Nella stessa posizione, credo che chiunque avrebbe scambiato le posizioni. È parte del gioco, sono stati gli altri ad agevolarci la vita", ha invece sostenuto Goetz. Il neocampione, in fondo, difficilmente potrà essere smentito: e tutto è cominciato dall'approccio "kamikaze" di van der Linde, che ha innescato il polverone creando le condizioni per un finale che mette d'accordo in pochi.


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