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13 Ago [13:51]

Gasly, Leclerc e il
rischio caduta alla Kvyat

Massimo Costa - Photo 4

Un solo anno in F1 in un team di seconda fascia, poi immediato il salto in una squadra di vertice, dove sei costretto a vincere. È quello che potrebbe capitare a Pierre Gasly e Charles Leclerc. La fretta, però, spesso non è buona consigliera. Certo, qualcuno potrà dire che Max Verstappen ha bruciato tutte le tappe possibili immaginabili, ma sappiamo bene che l'olandese è sicuramente un caso a parte, l'eccezione che conferma la regola. Tra l'altro, come abbiamo visto, Verstappen ha poi pagato cara l'inesperienza commettendo numerosi errori e soltanto la enorme fiducia di cui gode presso Helmut Marko ha evitato ripensamenti o cambi di linea.

Gasly è, assieme al più esperto Carlos Sainz, il candidato per prendere il posto di Daniel Ricciardo nel team Red Bull il prossimo anno. L'occasione è certamente ghiotta. Il francese ha 22 anni e al momento ha disputato 17 Gran Premi: cinque nel 2017, dodici questa stagione. A fine campionato saranno 26 le gare svolte in F1. Tante? Poche? Gasly ha un robusto passato nelle serie minori avendo fatto tutti i passaggi necessari per una buona crescita agonistica: F.Academy francese (terzo), due anni di F.Renault europea (campione nel 2013 davanti a Rowland ed Ocon), successo che gli ha aperto le porte del programma Junior Red Bull. Poi, World Series Renault (vice campione da rookie, battuto da Sainz), due anni di GP2 (campione nel 2016 davanti al debuttante Giovinazzi), Super Formula (vice campione con la gara finale, decisiva, non disputata per temporale).

In F1, però, i piloti come ben sappiamo possono svolgere pochissimi test e arrivano nel Mondiale con un numero di chilometri insufficiente e assolutamente non paragonabile a quelli che avevano potuto percorrere Lewis Hamilton o Sebastian Vettel, tanto per fare un esempio. I giovani piloti di oggi, devono così maturare esperienza direttamente in gara e come si può immaginare non è affatto facile. Soprattutto in un ambiente che dimentica questo enorme particolare (i chilometri) e pretende subito risultati. Il passaggio di Gasly alla Red Bull può quindi essere un'arma a doppio taglio per il ragazzo di Rouen, le cui prestazioni verrebbero subito paragonate a quelle di Verstappen e si ritroverebbe con sulle spalle una enorme pressione con appena 26 corse in carriera.

È ancora fresco il ricordo di quel che è capitato a Daniil Kvyat. Portato in F1 nel 2014 tra la sorpresa generale, il posto in Toro Rosso pareva certo per Antonio Felix Da Costa, Helmut Marko lo ha poi promosso subito in Red Bull nel 2015 per rimpiazzare Sebastian Vettel, trasferitosi in Ferrari. Kvyat ha retto l'urto molto bene facendo addirittura meglio di Daniel Ricciardo per tre punti nella classifica generale. Ma quella del 2015 era una Red Bull poco competitiva, in difficoltà con la power unit Renault. Quando l'anno seguente il binomio Red Bull-Renault ha compiuto un salto in avanti, Kvyat è crollato sotto i colpi di Ricciardo iniziando a commettere anche vistosi errori. Il russo non ha gestito la pressione e nonostante il terzo posto in Cina, Marko lo ha bocciato favorendo la salita di Verstappen in Red Bull al quinto GP del 2016. Mentre Kvyat è tornato in Toro Rosso dove non è più stato il pilota che conoscevamo.

Ecco, non vorremmo che anche un talento come Gasly, certamente paragonabile al primo Kvyat, venisse tritato in questa maniera solo per la troppa fretta. Un secondo e anche terzo anno in Toro Rosso sarebbe la soluzione migliore per Gasly, per completarsi al meglio e presentarsi in Red Bull preparato e pronto a raccogliere sfide maggiori. Ma comprendiamo che certi treni possono passare soltanto una volta nella carriera di un pilota. Perché se sarà Sainz a salire in Red Bull, sicuramente lo farà con un contratto di due anni, o uno più opzione. Poi, è vero che con Marko mai nulla è certo, ma in questo caso,

Gasly riceverebbe il semaforo verde per la Red Bull nel 2021. E magari le cose, nel 2021, saranno cambiate. Difficile dunque prendere una decisione. Se la saggezza imporrebbe a Gasly di rimanere ancora in Toro Rosso, il timore di una occasione che per vari motivi potrebbe non ripresentarsi più è elevato. Non vorremmo essere nei panni di Gasly o di chi deciderà per lui.

Nelle stesse condizioni si ritrova Leclerc. Come Gasly, il ragazzo monegasco ha affrontato tutti gli scalini per arrivare in F1, partecipando alla F.Renault ALPS (vice campione al debutto, battuto da De Vries), alla F3 europea (quarto, risultato che lo ha fatto entrare nel Ferrari Driver Academy), alla GP3 (campione da rookie davanti ad Albon), alla F2 (campione da rookie precedendo Markelov). Fino all'arrivo alla tanto sognata F1 con il team Sauber. Ad oggi, Leclerc ha partecipato a 12 Gran Premi con risultati altalenanti dopo una prima parte non facile.

Ma come dicevamo sopra per Gasly, i pochi chilometri svolti con monoposto della massima serie hanno il loro enorme peso. A fine stagione, Leclerc avrà sul ruolino di marcia 21 corse in F1. È dunque saggio che un ragazzo con così pochi Gran Premi passi in Ferrari al fianco di Sebastian Vettel? Dove l'attenzione mediatica è cento volte superiore a quella che potrebbe affrontare Gasly alla Red Bull? Dove la pressione di far parte di una leggenda diventa quasi insopportabile? Non sarebbe meglio per Leclerc, un altro anno in Sauber o alla Haas (per rimanere in orbita Ferrari), considerando anche che a differenza di Gasly, il suo "sostituto" rimarrebbe per un solo anno, Kimi Raikkonen, e non due come potrebbe accadere con Sainz-Red Bull? Per poi entrare a Maranello con un maggior bagaglio di esperienza e spalle più solide? Vedremo come anche questo "caso" verrà risolto da Maranello.