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17 Ott [17:03]

Audience in calo, costi esagerati
La F1 si preoccupa, Tost lancia l'allarme

Massimo Costa - Photo 4

Non è un momento facile per la F1. La perdita di interesse da parte degli appassionati per un mondiale ormai assegnato è evidenziato da una audience televisiva in ribasso. Un fatto concreto che ferisce e innervosisce, soprattutto Liberty Media che crede come non mai nella esposizione televisiva. E per fortuna che Sebastian Vettel in questi ultimi due anni ha impegnato Lewis Hamilton ravvivando una F1 che altrimenti sarebbe schiacciata dal dominio assoluto Mercedes, come accaduto tra il 2014 e il 2016.

Al contrario, invece, si è sempre riscontrato un pienone in tutti gli autodromi, soprattutto europei, in cui la F1 ha fatto tappa. Dunque, la massima categoria del motorsport continua ad attrarre quando vi è la possibilità di vederla dal vivo per il pathos che riesce sempre a creare, ma è chiaro che la televisione non può trasmettere le emozioni che si respirano dalle tribune. Un bel problema che va a sommarsi a quello dei costi insostenibili. A Suzuka, si è saputo che si è tenuta una riunione carbonara tra i team principal. Un incontro certamente inedito, senza la presenza di rappresentanti di Liberty Media o della FIA. Di cosa si sarà parlato? Nulla è trapelato, ma sicuramente il tema principale sarà stato il futuro della F1, come salvarla, come migliorarla.

Al di là dell'audience televisiva, che comunque per gli sponsor è decisiva per effettuare investimenti, è sempre attuale la voce costi che sta separando sempre più il paddock F1. Da una parte tre team che possono permettersi di mettere sul piatto 400-500 milioni di dollari, dall'altra chi arriva mediamente a 250 e anche meno. Si dirà che in tutti gli sport per squadre funziona così, come nei vari campionati nazionali di calcio. Ma se nel gioco del pallone può sempre accadere che il Girona sconfigge il Real Madrid o che il Manchester City venga fermato dal Burnley (perché in campo ci vanno 22 uomini e il risultato dipende solo da loro), in F1 non accadrà mai che la Haas abbia la meglio sulla Mercedes, anche a piloti invertiti. E semplicemente per motivi tecnici.

Se 20-25 anni fa la forbice tra un top team e l'ultimo del paddock era di uno a dieci, oggi è di uno a cento. Come fermare questo divario, come cercare di allargare la competitività nel mondo della F1? Franz Tost, in una intervista ad Autosport, è stato molto chiaro. Il team principal della Toro Rosso, squadra satellite della ricca Red Bull, ha specificato che occorre creare un budget-cap, ovvero un limite di spesa uguale per tutti. E sottolinea come chi ritiene sia impossibile controllare i conti delle squadre, risponde che non è vero: basta inviare, anche settimanalmente se occorre, persone apposite in ciascun team in grado di controllare costantemente i libri contabili.

Tost non sbaglia, la sua idea è chiara e condivisibile. Ma probabilmente non lo sarà mai per i top team come Mercedes, Ferrari, Renault e la stessa Red Bull. Anche per una banale questione di immagine. Esempio: a parità di costi, la Sauber potrebbe cominciare a dar fastidio alla Mercedes o alla Ferrari, e come la prenderebbero i rispettivi consigli di amministrazione? Può, oggigiorno, una Ferrari, una Mercedes, permettersi di essere sconfitta costantemente da un "garagista" come la Sauber o come la Haas? La risposta è semplice e tutto si gioca proprio attorno a questo aspetto. I grandi vogliono rimanere grandi, di conseguenza i piccoli rimarranno sempre piccoli. Ma quale futuro potrà avere la F1 davanti a questo "progetto"?