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MA UNA VOCAZIONE

I RALLY? NONUNAPA

MARCO ASNAGHI

“Ho visto il mio primo rally all’età di dodici anni, il rally di Como,

ricordo un giorno di ottobre, alle cinque del mattino. Quando

sono tornato a casa ho detto ai miei genitori che da grande vo-

levo fare il pilota di rally. Più che una passione, è stata una vera

e propria vocazione. Come succede ai religiosi …”. Inizia così la

chiacchierata con Marco Asnaghi, personaggio ironico e schietto.

Che poi non ha fatto il pilota di professione, dato che per lavoro

gestisce una società edile a Milano, insieme al fratello, ma dal

1988 ad oggi i rally sono stati comunque una parte molto im-

portante della sua vita.

Asnaghi è uno dei piloti più affezionati all’International Rally

Cup, che frequenta ininterrottamente dal 2012. “In pratica da

quando Renault è entrata, con i suoi Trofei, nell’International

Rally Cup. Sono stato contento di tornare nell’IRC, giusto mix

tra organizzatori presenti e disponibili, ambiente professionale

ma anche semplice e con uno spirito di divertimento e di con-

divisione. E anche se fino ad ora non sono riuscito a vincere il

Trofeo Clio R3C, pur essendomi piazzato quasi sempre nel podio

finale, mi piace da matti guidare e cercare di migliorare sempre

di più”. Ma Asnaghi aveva già fatto parte dell’IRC dal 2003 fino

al 2007, anno in cui ha vinto la Classe IRC con la Renault Clio

RS gruppo N. “Poi ho deciso di prendere parte al Trofeo Renault

Clio R3C, - continua - visti anche i premi in palio. Trofeo che

però si articolava nel T.R.A. e nel C.I.R.. Negli anni dal 2008 al

2014 i migliori risultati complessivi li ho ottenuti nel 2010, con

il terzo posto nel Trofeo e con il quarto posto nel CIR 2 Ruote

Motrici”.

Quest’anno la stagione IRC di Asnaghi è partita con il piede giu-

sto. Due secondi posti, al rally Lirenas e al Rally del Taro, dietro

a Michele Rovatti, dominatore delle ultime stagioni. “Però

quest’anno siamo più vicini, a livello di tempi in speciale. Grazie

al mio preparatore Giuliano Pini e ai due meccanici Lucio e Gior-

dano, è stato fatto un lavoro accurato di messa a punto su tutta

la macchina. Grazie alla esperienza sulla vettura e alla cono-

scenza delle gare, per ora ce la giochiamo Rovatti, Tosi e il sot-

toscritto. Ma credo che presto anche alcuni giovani veloci come

Frattalemi, Beccaria e Lena potranno dire la loro”.

Comasco di Naggio, una piccola frazione della Val Senagra (da

cui il nome del suo team Viesse Corse), Asnaghi non poteva che

fidanzarsi, e poi sposarsi, con una appassionata di rally. Sua mo-

glie Rosanna è stata infatti la sua prima navigatrice, dal debutto

al rally Valle d’Intelvi del 1988, dove la loro A112 li lasciò a

piedi, sulla prima speciale, con la frizione fuori uso. “Con Ro-

sanna –racconta Marco - sono arrivate poi, con la Renault 5 Gt

Turbo, anche le prime vittorie e i piazzamenti a podio. Fino al

1992, quando ha deciso di smettere di correre. Però poi mi ha

sempre seguito, viene spesso sui campi di gara - anche con no-

stro figlio Lorenzo, che ha quattordici anni -, tiene i tempi e mi

sostiene”.

Dopo lo stop di Rosanna, sul sedile del navigatore è salito Mau-

rizio Castelli e non è più sceso … “Nel 2013 abbiamo festeggiato,

con Maurizio, i venti anni del nostro sodalizio sportivo e l’anno

prossimo celebreremo il quarto di secolo di rally insieme. Siamo

cresciuti insieme, sia come amici, dato che siamo anche vicini

di casa, sia come equipaggio. Il mio “naviga” è determinato,

sempre disponibile, bravissimo a dettarmi le note e soprattutto

riesce a contenermi e a tenere a freno la mia esuberanza, a volte

eccessiva”.

Tra i risultati che ricorda con piacere, spicca il rally di Como del

2000, aperto anche alle World Rally Car, dove si piazzò quinto

assoluto, primo tra le 2 Ruote Motrici e primo di Gruppo N, con

la Renault Clio Williams.

Tra i risultati che vorrebbe centrare ci sono la vittoria nel Trofeo

Renault Clio R3C - “sarebbe ora …”, commenta ridendo Asnaghi

-, e una vittoria assoluta in un rally. “Mi manca un assoluto –

confessa – nella mia lunga carriera. E credo che rimarrà un

sogno. Perché preferisco continuare a correre, e ad essere com-

petitivo, con una macchina “piccola” che conosco bene, piutto-

sto che tentare “una tantum” con un “macchinone”, con il quale

magari potrei scoprire di non essere a livello dei primi …”.