Page 13 - Dallara_ITA

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L
a crisi, a distanza di quasi 5 anni
dal crack “Lehman Brothers”,
continua a stringere le sue
morse. Il futuro è sempre più grigio e
l’Italia sembra un paese per vecchi,
con un tasso di disoccupazione
giovanile che sfiora il 30%, 10-15
punti percentuali in più rispetto alla
media Ocse.
Eppure, ci sono aziende come Dallara
che ancora credono nei giovani, che li
prendono neo-laureati, li fanno
crescere e danno loro responsabilità
perché solo la freschezza mentale dei
giovani porta innovazione, nuove
idee, voglia, motivazione, entusiasmo.
D’altronde, molti vincitori del Nobel
hanno ricevuto questo prestigioso
premio quando erano under 35.
Siamo andati a discutere di lavoro,
crisi, prospettive di crescita e
motorsport con due giovani ingegneri
ventottenni della Dallara: Marcello
Alfieri, parmigiano, da 3 anni in
Dallara, e Giacomo Campione,
palermitano, da un anno nella factory
varanese.
Ingegneri, come siete arrivati in
Dallara: scelta o casualità? Se la
risposta è la prima, cosa vi ha spinto
verso un’azienda impegnata nel
motorsport?
Marcello Alfieri (M.A.): Fin da piccolo
mio padre mi ha trasmesso la
passione per il motorsport ed essendo
nato a Parma ho sempre seguito le
vittorie e le conquiste dell’azienda
dell’Ing. Dallara. L’ambizione di poter
lavorare nel settore automobilistico
ha orientato i miei studi nell’ambito
tecnico-scientifico fin dalle scuole
superiori.
Ho poi scelto di proseguire gli studi
all’università di Parma nonostante qui
non vi fosse un indirizzo specialistico
sull’autoveicolo. Con alcuni amici ci
siamo quindi inventati un team di
formula SAE per poter aumentare le
competenze nel settore. Per
rispondere alla sua domanda direi
quindi che è stata una scelta basata
sulla passione per il motorsport: la
vicinanza geografica alla Dallara ha
poi giovato.
Giacomo Campione (G.C.): Nel mio
caso è stato un mix delle due cose;
appena laureato avevo voglia di
seguire un po’ le mie passioni e
quindi lavorare in campo
automobilistico, ma non mandai la
mia candidatura direttamente in
Dallara. Diciamo che sono stato
“pescato” in giro per la rete sul punto
di accettare un altro incarico e, di
fronte alle due opzioni, ho scelto di
venire nell’azienda di Varano per il
fascino che ha sempre trasmesso
all’esterno, per il tipo di lavoro che mi
è stato proposto e perché mi avrebbe
permesso di entrare in un mondo,
quello del motorsport, altrimenti
difficile da raggiungere
per altre vie. Nel motorsport c’è
tecnica, innovazione, dedizione,
passione, competizione e profonde
relazioni che si riescono ad instaurare
con le persone; difficile trovare tutto
ciò in un solo lavoro.