Page 15 - Dallara_ITA

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Vi preoccupa l’attuale momento di crisi che
sta attraversando l’Italia?
M.A.: Certamente, ma più di questo mi
preoccupa il fatto che non ci siano concrete
soluzioni al problema. In questi periodi di
difficoltà non serve lamentarsi, bisogna
risolvere i problemi.
G.C.: Sarebbe strano affermare di non avere
nemmeno un minimo di preoccupazione.
Purtroppo è una crisi che tocca un po’ tutti
e che certamente, oltre ai problemi attuali,
avrà delle ripercussioni anche nel futuro ed
è quest’ultima cosa che dovrebbe indurre a
riflettere maggiormente. In realtà, non
sono tanto preoccupato per l’Italia in
particolare o per il mio futuro quanto per
gli scenari economici mondiali che negli
anni si vanno creando e che potrebbero
aggravarsi; viviamo in un mondo
profondamente ingiusto e la paura è che la
situazione non migliori.
Qual è fino ad ora l’esperienza più
interessante/utile che avete vissuto in
Dallara?
M.A.: Parlare di un’esperienza in particolare
sarebbe riduttivo. La cosa più importante
che vedo in Dallara tutti i giorni è la
flessibilità e la capacità di adattarsi in tempi
brevi alle richieste del mercato/clienti. Da
quando lavoro in Dallara ho visto la nascita
di progetti dei più disparati e ogni volta mi
sorprendo del risultato finale.
G.C.: È solo un anno che sono qui e per me
fino ad ora è stato tutto nuovo ed utile,
dalla job rotation fatta il primo mese che mi
ha permesso di immergermi nei processi
aziendali, alle chiacchierate e agli
insegnamenti che ho ricevuto dai miei vari
responsabili e colleghi più esperti, fino agli
ultimi disegni realizzati in ufficio tecnico.
Ciò che di particolare ed estremamente utile
la Dallara offre, però, è la possibilità di
avere una visione globale dei progetti e
delle vetture su cui si lavora e soprattutto la
possibilità di vedere i componenti progettati
presto realizzati, montati e provati. È
un’esperienza che fa crescere ed imparare a
velocità di gran lunga superiore a quanto
non si farebbe operando in altro modo.
Sareste disposti a trasferirvi per un periodo
all’estero?
M.A.: Certo, un’esperienza lavorativa estera è
di enorme importanza non solo
personalmente per chi la compie ma anche
per l’azienda che riceve un bagaglio di
conoscenza proveniente da altre realtà. Dal
momento che mi piace l’Italia farei però
fatica a trasferirmi definitivamente all’estero.
G.C.: Sì, ritengo che le esperienze a contatto
con altre culture, altri modi di vivere,
pensare, lavorare siano sempre utili e
formative nella crescita personale e
professionale di un individuo. Io ho sempre
viaggiato tanto e non solo per piacere;
all’università ho anche trascorso un anno di
studi in Spagna grazie al progetto Erasmus.
E poi sinceramente, con la facilità con cui ci
si riesce ormai a spostare in aereo, le
distanze si sono notevolmente ridotte e in
poche ore si può sempre tornare a casa.
A che età secondo voi si può iniziare a
ricoprire un ruolo di grande responsabilità
in una azienda come la Dallara?
M.A.: Certamente l’esperienza è importante,
ma la cosa fondamentale è la capacità che
ha una persona per rivestire un ruolo di
responsabilità.
G.C.: Essendo uno tra quelli di più
recente assunzione e non avendo una
profonda conoscenza dei trascorsi
dell’azienda, credo che non sia proprio la
persona più giusta per rispondere ad una
domanda del genere.
Guardandomi intorno, però, vedo
anche gente abbastanza giovane ricoprire
incarichi importanti quindi direi
che non c’è un’età standard per ruoli di un
certo tipo.
Chiaramente ci vuole una solida
preparazione alle spalle nello specifico
campo di competenza ed un’esperienza che
si acquisisce solo nel tempo e con tanto
lavoro ma, per certe posizioni, è forse un
pizzico più importante avere spiccate
capacità relazionali, di gestione delle
persone, di flessibilità mentale; e su queste
è più difficile lavorare, sono doti innate.
Per finire: alla guida di una macchina (da
corsa e non) come ve la cavate?
M.A.: Mi piacciono le auto da corsa e la
guida sulle strade di montagna, ma spesso
gli amici che salgono con me in macchina
soffrono di “motion sickness” (n.d.r.
chinetosi, disturbo che determina nausea
causa spostamenti ritmici o irregolari del
corpo), devo ancora capire se il problema è
la mia guida o la strada di montagna…
G.C.: Alla guida penso di essere
abbastanza bravo, me ne hanno fatto
convincere le mie zie ultraottantenni
quando le portavo in giro. Scherzi a parte,
non sono un pilota ma alla guida me la
cavo. Purtroppo non ho mai avuto
l’occasione di provare una macchina
da corsa e quindi non saprei giudicarmi.
Ci sarà anche questo nell’esperienza
in Dallara?
Alessandro Santini
Giacomo
Campione