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piloti alla F.1. In GP3 non mi aspetterei
grandi rivoluzioni da Pirelli, anche se hanno
già condotto dei test insieme a noi in vista
dell’anno prossimo. Il fatto di avere una
macchina più veloce con gomme della stessa
dimensione potrebbe in effetti portare a una
minore durata, ma il vero limite delle gomme
da GP3 non è stato ancora toccato e bisogna
quindi capire se si tratterà di un degrado
vero».
Qual è la durata prevista della “vita” di
questa vettura?
«
Tre anni, come al solito».
In futuro assisteremo a uno sfoltimento delle
categorie dedicate alle monoposto, come
invoca Gerhard Berger, o la pluralità
dell’offerta resterà perché è un vantaggio
per team e piloti?
«
Difficile rispondere. Sono sette o otto anni
ormai che tutti sostengono che ci sono troppe
categorie di monoposto. In realtà, a sparire
sono state solo la SuperLeague e la A1 GP,
anche se poi è saltata fuori la Auto GP. Io
penso che l’avvento della GP3 abbia causato il
declino della Euroseries Formula 3, ma anche
la crescita di alcuni campionati nazionali. I
posti in GP3 sono limitati, il budget è
abbastanza alto, era naturale - purtroppo -
che la Euroseries perdesse d’importanza ma
che ne acquistassero la F.3 tedesca, inglese,
spagnola e si sperava pure l’italiana, anche se
al momento il campionato non gode di
ottima salute. È vero che la crisi ha colpito un
po’ tutti. Per il futuro io vedo ben definite le
varie categorie – FR 2.0 , F.3, GP3, World
Series e GP2 - con naturalmente la Indycar in
America. Le altre non so come facciano a
sopravvivere, visto le difficoltà che comunque
affrontano quelle che ho citato, che pure alle
spalle hanno organizzazioni importanti. La
pluralità per me resta importante, un piccolo
sfoltimento però non guasterebbe. Piuttosto
tutti dovrebbero chiedersi come ridurre i costi.
Alla Dallara in questo senso viene chiesto
sempre di più, e noi nel limite del possibile lo
facciamo. Se tutti si comportassero così non
sarebbe sbagliato, anche se è vero che le corse
sono uno sport costoso, ed è sempre più
difficile trovare i piloti con il budget giusto. O
meglio: trovare i piloti bravi, i talenti veri, con
il budget giusto».
Stefano Semeraro