Page 5 - Dallara Magazine

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Che suggerimenti darebbe ad un appassionato
di corse europeo che si trovi ad assistere alla
sua prima gara IndyCar?
«
Penso che la maggior parte degli europei alla
prima esperienza nella IndyCar sarebbero
sorpresi dalla facilità con cui possono
approcciare i team e i piloti. Non ho molta
familiarità con le gare europee, ma capisco da
ciò che mi dicono gli ospiti europei della
IndyCar quanto sia apprezzata la facilità con
cui possono stringere la mano a un pilota,
ottenere un autografo o una foto vicino alle
vetture, o anche fare una chiacchierata con i
meccanici. Sono meravigliati di come sia facile
accedere a tutte queste cose anche in una
categoria di eccellenza come la IndyCar».
Dopo la tragica scomparsa di Dan Wheldon, in
che cosa è stata migliorata la sicurezza?
«
Molti dei progressi in fatto di sicurezza della
nuova Indycar erano già in fase avanzata
prima del tragico incidente di Las Vegas. Dan
era il tester incaricato dello sviluppo del
prototipo Dallara, e il suo lavoro serviva anche
a verificare che molte delle idee inserite nel
nuovo telaio servissero allo scopo per cui erano
state studiate. Ciò che è cambiato dopo la
scomparsa di Dan è stato l’atteggiamento dei
piloti e dei team verso la sicurezza. Ci sono
molte innovazioni che riguardano il nuovo
telaio, alcune delle quali davvero particolari.
Quando la vettura è stata presentata qualcuno
ha sostenuto che fosse un progetto troppo
nuovo, troppo radicale. Dopo il terribile
incidente nell’ultima gara del 2011
l’atteggiamento del paddock è cambiato, ora c’è
più volontà, quasi l’urgenza di concentrare gli
sforzi sulla sicurezza, incoraggiando nuove
soluzioni. Alcune di quelle che compaiono nella
IR12, come la nuova struttura assorbente
nell’abitacolo e l’allargamento dei pannelli
anti-intrusione laterali, sono stati
immediatamente accettati. Altre idee, come le
protezioni per le ruote posteriori, la più estesa e
più stretta superficie alare e la profilatura delle
ali anteriori, erano meno intuitive e sono state
accolte con maggior scetticismo. Nonostante ciò,
dopo aver superato il test della pista, sono state
anch’esse accettate dai team e dai fan».
Il futuro del motorsport sta in una maggior
cooperazione e interazione fra i diversi
mercati oppure la crisi economica rischia di
isolare le varie realtà mondiali?
«
La depressione economica ha una forte
influenza anche sul motorsport, specialmente
negli Usa. Le sponsorizzazioni sono la linfa
vitale di tutto il mondo delle corse
professionistiche, e la lenta ripresa dopo la
recessione globale ha reso tutti molto cauti.
Negli Usa l’attenzione verso i costi è diventata
ossessiva. Sfortunatamente, non c’è un accordo
generalizzato sul miglior modo di contenere i
costi, e questo ha condotto ad attriti ancora
maggiori fra i partecipanti, proprio in un
momento in cui ciò che davvero servirebbe è la
collaborazione».
Alex Zanardi ha vinto due medaglie d’oro alle
Paralimpiadi di Londra. Che effetto le ha fatto
vedere una leggenda della IndyCar come Alex
comportarsi così bene in un ambito tanto
diverso?
«
Quando Alex gareggiava nella Champ Car io
lavoravo alla Imsa, con le vetture sport e Gt, e
poi nella Irl, quindi non ho mai avuto la
chance di incontrarlo di persona. Alex a quei
tempi aveva ha una larga schiera di tifosi negli
States, e ancora oggi è molto popolare da
queste parti. Anche se allora non l’ho mai
conosciuto di persona ero un suo tifoso e avevo
una grande stima della sua abilità di pilota.
Dopo il suo incidente, il mio rispetto per lui è
ancora cresciuto. Il suo atteggiamento sempre
positivo, il suo gusto per la vita è fonte di
ispirazione per tutti noi. In seguito ho avuto
l’opportunità di incontrare Alex a Varano,
durante una delle sue visite alla factory. Ha
una personalità energica, un sorriso contagioso
e incontrarlo è davvero una grande esperienza.
Le sue vittorie a Londra ci hanno reso tutti
orgogliosi, ci hanno ricordato di cosa ognuno di
noi puoi fare individualmente. E anche,
attraverso il nostro apporto nello sviluppo
dell’attrezzatura che Alex ha usato per le gare,
di ciò che possiamo ottenere lavorando insieme
come squadra».
Alessandro Santini