Page 14 - Dallara Magazine

14
IZOD IndyCar 2013
(
Baltimora, Houston). Tuttavia, dopo tre
anni trascorsi in un ruolo così impegnativo
a livello personale, la sua carica si è
affievolita ed è stato naturale per lui
segnalare alla proprietà che un ricambio
gestionale fosse opportuno. Di fatto per la
Indycar non cambierà nulla o qualcosa
cambierà poco alla volta, come è nella
cultura tradizionale della famiglia Hulman-
George che preferisce rimanere dietro le
scene. I rapporti della famiglia Hulman-
George con Dallara, approfonditi in quindici
anni di collaborazione, sono ottimi a tutti i
livelli e vanno al di là dei termini di
contratto. Questa relazione di fiducia
reciproca semplicemente non ha prezzo».
Hunter-Reay ha visitato di recente la
factory di Varano: ci può parlare del
personaggio “visto da vicino”?
«
Ryan è un uomo di valore. Ha affrontato
lutti familiari correndo per diverse stagioni
e con scarsa fortuna nella Champ Car e
nella Indycar e poi ricominciando con
umiltà dai campionati minori: guidare è la
sua passione e vincere non è il suo assillo.
Ryan è un uomo sereno, consapevole che il
successo è “il già successo”, è ragazzo nel
cuore e uomo adulto nel riconoscere la
bellezza della vita comunque sia. Un paio
di aneddoti illustrano l’uomo Ryan. Al
termine della sessione di guida al nostro
simulatore in Italia ha preso casco e tuta,
ha indossato un anonimo impermeabile e
sotto la pioggia ha guidato la KTM X-Bow
nel circuito di Varano senza che ci fosse
alcun spettatore; al rientro, ha asciugato la
macchina ed è andato in officina a
ringraziare tutti, meccanici e ingegneri:
sembrava una scena tratta dal libro “l’arte
di correre sotto la pioggia”. Ricordo anche
un altro episodio accaduto sempre in
occasione della sua visita qui in Italia.
Ryan ha incontrato centinaia ragazzi delle
scuole locali e i collaboratori Dallara:
gentile, semplice, educato, curioso delle
piccole storie di ciascuno, mai affrettato
nelle risposte, addirittura è andato da solo
a ricuperare una sedia per firmare gli
autografi.Finché c’era qualcuno interessato
a conoscerlo Ryan è stato lì, disponibile, con
il sorriso degli occhi e del cuore».
Hunter-Reay vi ha espresso qualche
esigenza o desiderio da parte dei piloti?
«
Ryan è un professionista eclettico, bravo a
correre sia ad alta velocità a Indianapolis
sia lungo i tornanti di Long Beach. Come
tutti i piloti intelligenti che sanno che le
competizioni motoristiche non sono
videogiochi tra eroi invincibili, ma sudore
fisico e fatica mentale, nel rispetto dei
colleghi e della morte, Ryan ci ha chiesto di
perseguire sempre e senza esitazioni la
ricerca della sicurezza per proteggere sé e i
propri colleghi in caso di incidenti».
In F.1 si parla molto di svolta verde:
secondo lei anche la IZOD IndyCar
potrebbe decidere di rendere sempre più
compatibile con l’ambiente la sua
proposta agonistica? Non parliamo solo di
motori ma anche di materiali, piste,
soluzioni tecnologiche in genere.
«
La domanda è interessante e merita una
risposta adeguata e non banale. La prima
risposta è che la nuova Indycar ha una
migliore efficienza aerodinamica (meno
resistenza a pari deportanza), che i nuovi
motori hanno una cilindrata minore a pari
potenza erogata e che il peso totale è stato
ridotto. Al di là però di queste dichiarazioni
che fanno leva sul concetto “verde” per
giustificare nuove attività e maggiore
fatturato, ci rendiamo facilmente conto che
la tecnologia spesso tende a complicare i
prodotti e a renderli estranei a chi li utilizza
e a chi li osserva con interesse;
analogamente, la ragione ultima di
impiegare materiali esotici e costosi spesso
non è compresa dal pubblico né
tecnicamente giustificata dalle migliorate
prestazioni o dai ridotti consumi. La mia
risposta è che io non riesco a intravvedere
una forte correlazione tra l’economia
verde” e lo spettacolo delle competizioni
motoristiche caratterizzate da un carosello
di sorpassi e frenate su un circuito da
ripetere molte volte in condizioni rischiose e
in questo il mio pensiero va al racconto di
William Faulkner “Oggi si vola” di cui ho
parlato insieme a Dan Wheldon pochi giorni
prima della sua scomparsa. Questa
valutazione si applica, a maggior ragione,
nella Indycar e in tutte le competizioni
motoristiche americane per le quali
l’accento è posto sull’intrattenimento
a discapito delle ricadute tecniche,
sicurezza a parte».
Come giudica il nuovo sogno di Zanardi:
correre la Indy 500?
«
Nelle prossime settimane cercherò di
parlare con Alessandro per ascoltare le
motivazioni che lo spingeranno a
intraprendere o non intraprendere questa
sfida. In ogni caso, non mi sento di
giudicare le imprese, i sogni e le ragioni del
cuore di un uomo valoroso come Alessandro
Zanardi; posso solo essere al suo fianco
quando prenderà la decisione e offrire la
mia esperienza e i tanti errori compiuti in
sedici gare Indy 500 di cui dodici vinte e
quattro perse».
Stefano Semeraro