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tecnologia alla psicologia dei piloti più famosi, in modo da
comporre una sorta di agile e, speriamo, piacevole manuale a
disposizione di chiunque voglia farsi un’idea della realtà del
motorsport di ieri, di oggi e, perché no, anche di domani.
In questa prima puntata introduttiva, ad esempio, ci chiediamo
quale sia il valore delle regole in pista (e nella vita), da dove venga
l’amore dell’uomo per la velocità, chi siano oggi i piloti e quale
sarà il futuro di uno sport diviso fra passione per il rischio e ricerca
della massima sicurezza. Buona lettura!
motorsport e di chi ne fornisce gli attrezzi
specifici (motori, autoveicoli, penumatici,
freni etc ). Al crescere della sicurezza, tuttavia,
cresce il sentimento di invincibilità da parte
dei piloti-eroi e diminuisce la distanza tra
l’uomo comune e il pilota professionista, al
punto che con i moderni simulatori è
possibile sperimentare l’adrenalina delle corse
in condizioni di rischio zero. La tendenza del
motorsport, inteso come industria di
intrattenimento, di raggiungere un pubblico
sempre più vasto per aumentare i profitti
genera quindi i motivi per la propria crisi.
Davvero un paradosso. Il Motorsport è, o
dovrebbe essere, lo sport di chi usa un
automobile per competere insieme - non
contro! - ad alcuni avversari, per un premio
per lo più simbolico. La tensione collettiva di
fronte al rischio di affrontare la morte è stata
nel tempo utilizzata per divertire il popolo e
infine per alimentare un’industria profittevole
al punto che l’intrattenimento, che
comprende cinema, videogiochi, è forse
l’industria più prospera di questi tempi».
Chi corre oggi in automobile? Il pubblico di
serie popolari come la Formula 1, o la
Nascar in America, attraversa tutte le classi
sociali. Ma a differenza del calcio, o
dell’atletica che citavamo all’inizio parlando
di Mennea, raramente offre la chance di
emergere a chi non dispone di mezzi
economici rilevanti.
«
Occorre essere onesti: il motorsport è uno
sport per ricchi, figli di ricchi o ragazzi aiutati
da ricchi, siano questi alcuni governi come
quello del Venezuela o alcune industrie di
settori specializzati ad alta tecnologia. Il
motorsport, a differenza dell’atletica, del
nuoto o del calcio, richiede un’ «attrezzatura»
ed una «infrastruttura» (circuiti, personale
specializzato, laboratori, eccetera) costosa,
che invecchia precocemente, nell’arco di un
anno o poco più. Chi corre in macchina oggi
forse cerca proprio l’esclusività di uno sport
accessibile a pochi».
Le polemiche che in maniera ricorrente – e
prevedibilissima – investono la Formula 1
quando i «diritti» di un pilota vengono
sacrificati alla «ragion di stato» dei vari
team, sollevano un’altra questione:
dobbiamo considerare le corse uno sport
individuale, o riconoscere che anche egoisti
«
assoluti» come i piloti devono piegarsi alle
esigenze della squadra?
«
Uno dei concetti più difficili da assimilare
per un pilota è quello di lavoro di squadra. Il
motorsport, al di là delle apparenze, non è
uno sport individuale. Molti piloti falliscono
perché hanno un pessimo rapporto con i
propri ingegneri e meccanici, perché non
rispettano il lavoro non sono riconoscenti
verso gli altri componenti della squadra che
lavorano dietro le quinte e dietro le
telecamere. Per vincere, o comunque per
ottenere risultati importanti, il pilota da solo
non può nulla, così come il pilota di un aereo
militare non può compiere la sua missione se
l’apparecchio non è perfetto, pronto,
revisionato e aggiornato; se tutti sono
coordinati sui tempi e obiettivi»
.
Stefano Semeraro e Andrea Toso
E CORSE
«
Team» è una parola inglese, presa dal contesto
contadino. [Old English team "set of draft animals yoked
together,"] «Team-mate» è l’animale che condivide con
noi il giogo; aspetto molto diverso da «compagno» che
condivide con noi il pane…. «Team» indica, più che una
organizzazione, una funzione rigida di poche persone in
cui ciascuno ha un ruolo preciso a cui non può sottrarsi,
legami stretti con i colleghi [«i finimenti» per continuare
l’analogia..], in cui tutti hanno lo stesso un obiettivo,
(
non necessariamente sono al corrente dello scopo… ).
La parola «team» indica più la funzione che
l’organizzazione
«
Squadra» è una parola dal latino «quadratum» è una
parola del contesto militare, indica una particolare
formazione di soldati schierati in file parallele sotto
l’ordine di uno stesso capo. Rispetto a «team», «squadra»
pone più l’accento sull’organizzazione dei soldati più che
sulla funzione.
«
Scuderia» come si può facilmente intendere proviene
dal contesto dei cavalli ed è di derivazione francese
«
ecurie». Così come Scudo, la parola proviene da
«
Skutos», in greco antico «Cuoio», pelle del cavallo e per
estensione armatura, protezione. «Scuderia» indica non
solo l’organizzazione delle persone, come «squadra», ma
comprende le attrezzature, i veicoli, le persone stesse.
«
Scuderia» fa riferimento agli albori un po’ romantici
delle competizioni motoristiche e resta nella
denominazione della «Scuderia Ferrari», quando «sport»
era davvero «diporto».
Altri termini trasferiti dal mondo dei cavalli al mondo
Motorsport sono «corsa», «gran premio», «potenza del
motore in cavalli», «assetto», (posizione che il cavaliere
tiene quando cavalca per guidare correttamente
l'animale ed essere sicuro della stabilità su di lui), «box»
(
dove si tiene il cavallo di notte), «paddock» ( il recinto
dei cavalli), «pit» ( la fossa per far bere i cavalli ).
Ricordiamo infine che i circuiti ovali americani derivano
da ippodromi; sugli ovali si corre sempre in senso
antiorario perché i cavalli hanno la preferenza a girare in
senso antiorario.
Dizionario