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Ingegner Savi, quali sono le caratteristiche
che differenziano una normale sedia a
rotelle da quella che state approntando per
Alessandro Straser?
«
In realtà l’attrezzo di Alessandro non è una
sedia a rotelle; le rotelle saranno
eventualmente presenti solo per facilitare il
trasporto dell’attrezzo. Si tratta di una sedia
che l’atleta utilizza per lanciare, è
appoggiata per terra e la sua stabilità è
accresciuta da quattro tiranti che si fissano
con dei picchetti. Le
caratteristiche principali
devono essere la stabilità e la
rigidezza. La sedia presenta
inoltre un bastone che
l’atleta tira con la mano
libera dall’attrezzo, in modo
da sviluppare una spinta
migliore».
Verranno utilizzati materiali
particolari per la sua
realizzazione?
«
Al momento sono stati
progettati solamente alcuni
componenti. Prevediamo di
impiegare alcuni materiali
tipici delle auto da
competizione, come le leghe
leggere. La leggerezza
dell’attrezzo non è per sé un
requisito di base, ma sarà
certamente di aiuto nel
trasporto: prevediamo che
Alessandro dovrà affrontare
alcune trasferte internazionali, viaggiando
quindi con il suo attrezzo».
Qual è stato il problema progettuale più
difficile da superare? Ci sono particolare
parametri fissati dal comitato paraolimpico
mondiale?
«
I parametri fissati dal regolamento sono
abbastanza semplici. C’è un’altezza massima
della seduta - perché chiaramente con una
sedia più alta il lancio si allunga - e non ci
devono esser parti flessibili al punto da
aiutare il lancio (funzionando, per
intenderci, come un arco o una molla).
Inoltre il lancio viene misurato dal punto
strutturale più avanzato della sedia, per cui
bisogna limitare l’ingombro nella zona
anteriore. Di problemi progettuali difficili
non parlerei, non si tratta di un oggetto
particolarmente complesso. La cosa
importante è ottenere un’architettura
semplice ed efficace».
Un attrezzo del genere che
effetti ha sulla performance
atletica? In altre parole, di
quanto può migliorare il
redimendo di un atleta?
«
L’entità dell’impatto è
difficile da valutare a priori,
penso sia meglio aspettare i
primi test. Gli obiettivi
principali che ci siamo posti
sono la rigidezza,
l’ergonomia e la possibilità
di adattare l’attrezzo a varie
posizioni di lancio.
Alessandro infatti lancia tre
attrezzi differenti (disco,
giavellotto e peso): poter
adattare la sua posizione ad
ognuno di questi sarà
sicuramente di aiuto».
Quanto l’ha aiutata, nella
progettazione dell’attrezzo,
essere a sua volta un atleta?
«
Mi è stato abbastanza di aiuto avere chiari i
meccanismi e le forze che entrano in gioco in
un lancio. Inoltre faccio parte proprio della
stessa squadra di Alessandro
(
il CUS Parma) e abbiamo lo stesso allenatore
(
Roberto «Eddy» Cristofori); abbiamo un
ottimo rapporto e possiamo scambiarci
continuamente idee ed opinioni sul
progetto».
Savi:
«
L’importante è progettare
con semplicità ed efficacia»
produttivi di quanto si possa pensare e
rappresentano una risorsa per la
collettività».
In questo senso i progressi da fare
riguardano più l’atteggiamento umano e
sociale nei confronti della disabilità,
l’investimento sulle tecnologie relative, o
un legislazione più aggiornata?
«
Penso che siano necessari progressi su tutti
i tre fronti, ma l'atteggiamento umano e
sociale nei confronti della disabilità è
un'aspetto fondamentale che sta alla base
anche degli altri aspetti».
«
S
ABATO AI CAMPIONATI ITALIANI SONO GIUNTO AL TERZO POSTO NEL PESO E AL SECONDO
NEL DISCO
,
GRAZIE AL NUOVO MEZZO
.
O
RA DEVO PERFEZIONARE IL FEELING E LA
CONFIGURAZIONE OTTIMALE MA INDUBBIAMENTE RISPETTO A PRIMA ORA C
'
É UN NETTO
MIGLIORAMENTO
.
V
OLEVO QUINDI RINGRAZIARE DA PARTE MIA E DEL MIO ALLENATORE
L
'
ING
.
D
ALLARA PER LA DISPONIBILITÀ A ESEGUIRE IL LAVORO
,
F
RANCESCO
S
AVI CHE HA
TENUTO IN COMUNICAZIONE NOI E VOI E TUTTO IL TEAM COMPOSTO DA
:
C
ORRADO
C
IVETTA
,
M
ARIO
S
PIRELLI
,
M
ATTEO
S
ERVENTI
,
O
SVALDO
S
CARTAZZA
,
S
IMONE
G
ERARDINI
,
A
NDREA
T
OSO
,
L
UCA
P
IGNACCA
,
A
NDREA
B
URZONI
.
G
RAZIE
A
LESSANDRO
S
TRASER