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IndyCar che sono i loro diretti clienti, per la
Izod IndyCar Series e per l’Indianapolis
Motor Speedway. Ovviamente la presenza
della Dallara a Speedway è positiva per la
nostra economia, perché significa nuovi
posti di lavoro e nuovi investimenti.
Lavoriamo a stretto con la Dallara, sia qui
sia in Italia per individuare nuovi sbocchi
industriali adatti all’azienda. Cerchiamo di
far conoscere a Dallara nuove possibilità sul
territorio e loro ricambiano segnalando ai
loro clienti le opportunità che offre
l’Indiana. Siamo molto orgogliosi di
ospitarli qui da noi e l’impianto che hanno
costruito rappresenta un grande
riconoscimento per l’industria motoristica
del nostro stato».
Qual è a suo parere il valore più
importante della presenza della Dallara
negli Usa?
«
Ospitare una azienda automotive così
tecnologicamente avanzata come Dallara
non è solo di stimolo per l’intero business
delle corse; il suo valore va considerato
anche tenendo presente che l’Indiana è uno
dei principali stati americani per quanto
riguarda la produzione di vetture. L’industria
automobilistica è il nostro comparto più
importante per numero di addetti e di
investimenti correlati. Disponiamo inoltre di
alcune delle università più qualificate nel
campo dell’ingegneria e la Dallara lavora a
stretto contatto con loro. Inoltre siamo molto
elettrizzati all’idea di avere presto il nuovo
simulatore Dallara qui da noi, perché si
tratterà di un grande benefit non solo per le
corse, ma per l’industria in generale e per le
università. Conosco una azienda di
pneumatici, la Hoosier Racing Tyre, che in
questi anni ha mandato alcuni dei suoi
ingegneri in Italia per poter utilizzare il
simulatore. Ora tutto quello che dovranno
fare sarà venire a Indianapolis, con un
rilevante risparmio sui tempi e sui costi.
Altre aziende locali e americane in genere
faranno lo stesso. Stiamo inoltre aiutando la
Dallara e l’Università dell’Indiana a Purdue
a creare un nuovo curriculum basato proprio
sull’utilizzo degli strumenti di simulazione.
E’ l’unico college americano in grado di
offrire insieme una laurea e un masteer
specifico in ingegneria relativa al
motorsport. Le opportunità che ciò potrà
creare sia per la Dallara sia per gli studenti
sono enormi. Iniziamo solo ora ad esplorare
il potenziale che la Dallara potranno portare
alle corse, all’industria automobilistica e
all’Indiana. Un potenziale davvero
illimitato».
In che direzione a suo parere si svilupperà
il business globale del motorsport nel
futuro? Le «green technologies» sono
un’occasione di trovare nuovi mercati,
nuovi orizzonti, un nuovo pubblico?
«
Sappiamo tutti che si tratta di un settore
difficile da inquadrare, molto volubile. Non
è facile predire in che direzione andrà il
motorsport e come dovrà essere gestito per
venire incontro ai desideri dei fan, ai
bisogni di chi ci lavora, e all’evolversi delle
tecnologie pensate per il trasporto. E’ però
un fatto che avere qui nell’Indiana una
azienda come la Dallara ci garantirà
opportunità che altrimenti non avremmo.
La loro presenza e l’industria dei
componenti che può offrire l’Indiana ci
metterà entrambi nella posizione di
esplorare e sviluppare le tecnologie e i
sistemi che il motorsport riuscirà a creare.
Se pensiamo a tutto ciò che il motorsport ha
portato nell’industria automobilistica, nei
trasporti e nella tecnologia di base non
possiamo che rimanere sorpresi. Questo non
farà che accelerare man mano che si
svilupperanno le tecnologie del futuro.
Aziende come la Dallara ci collocheranno
all’avanguardia non solo offrendoci gare
sempre più veloci, divertenti e sicure, ma
anche anticipando le frontiere dello
sviluppo automobilistico del futuro».
Mister Hemling, quali i sono i ricordi più
belli della sua carriera nel motorsport?
Sappiamo che lei ha conosciuto molti
grandi piloti e non è stato solo il
proprietario di una scuderia, ma anche il
presidente dell’Usac, l’United States Auto
Club.
«
Be’, questa davvero è una domanda
difficile! Come molti sono rimasto
affascinato dalle corse sin da piccolo,
quando mio padre mi portava alle gare
delle Sprint-Car e delle Midget qui in
Indiana. Mentre molti giovani però
sognavano di fare i piloti io desideravo sin
da allora di diventare un proprietario;
inoltre adoravo lavorare sulle vetture e
volevo imparare tutto sulla meccanica delle
corse. Ho percorso la mia intera carriera
all’interno della varie categorie Usac. Si
tratta di gare fantastiche che hanno
rappresentato il tirocinio per alcuni dei più
grandi piloti americani. Sono stato
fortunato a possedere e gestire macchine
che sono state fondamentali per la carriera
di John Andretti, Ken Schrader, Jeff Gordon
e Tony Stewart. Ho avuto anche la fortuna
di avere con me piloti come Mel Kenyon,
Stan Fox, Larry Rice e Johnny Parsons -
insieme siamo riusciti a vincere alcune delle
principali gare «short track» degli Stati
Uniti. Mi ha fatto enorme piacere lavorare a
fianco di queste autentiche icone delle corse
americane, conquistando grandi gare e
campionati. Devo dire che la mia più
grande emozione in questo senso è stata
quella che ho vissuto nel maggio dello
scorso anno, quando al Governatore Daniels
è stato chiesto di dare il via alla 500 Miglia
di Indianapolis e mi ha voluto con lui al
momento di sventolare la bandiera verde. Il
brivido di vedere quelle 11 file di tre
macchine avanzare verso di me per l’inizio
della più grande gara automobilistica del
mondo è stato incredibile. Nel 2001 avevo
venduto la mia azienda per dedicarmi a
tempo pieno alle gare, proprio allora l’USAC
era alla ricerca di un Presidente e di un
direttore esecutivo, e ho accettato la loro
proposta. L’USAC non era già più
l’organizzatrice della 500 Miglia, ma era
sempre responsabile dei principali eventi di
short-track negli Usa. Siamo stati anche i
rappresentanti ufficiali della Fia quando la
F.1 ha corso a Indianapolis e in occasione di
tutti i tentativi di record di velocità che si
sono svolti sul suolo americano.
Dopo aver lasciato l’USAC alla fine del 2007
sono stato contattato dall’IEDC a proposito
delle iniziative che il governatore Daniels
aveva intrapreso nel campo del motorsport.
Ed è da sottolineare il fatto che uno stato
riconosca l’importanza per il proprio
benessere economico di avere una industria
del motorsport vivace e in pieno sviluppo.
Le corse fanno parte della natura
dell’Indiana e Indianapolis è riconosciuta a
livello mondiale in questo campo, quindi è
importante saper sfruttare ciò che abbiamo
a disposizione, aiutandolo a svilupparsi e a
prosperare».
di Stefano Semeraro e Stefano De Ponti
«
O
SPITARE UNA AZIENDA AUTOMOTIVE COSÌ TECNOLOGICAMENTE AVANZATA COME
D
ALLARA NON È SOLO DI STIMOLO PER L
INTERO BUSINESS DELLE CORSE
;
IL SUO
VALORE VA CONSIDERATO ANCHE TENENDO PRESENTE CHE L
I
NDIANA È UNO DEI
PRINCIPALI STATI AMERICANI PER QUANTO RIGUARDA LA PRODUZIONE DI VETTURE
.
L’
INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA È IL NOSTRO COMPARTO PIÙ IMPORTANTE PER
NUMERO DI ADDETTI E DI INVESTIMENTI CORRELATI
»