Tatuus iMagazine - page 13

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vissuti in uno dei momenti migliori del team,
durante il periodo in cui Prema gestiva le attività
del Toyota Driver Academy. Ho avuto la fortuna
di lavorare con molti piloti che poi hanno avuto
l’abilita di sfondare nel mondo professionistico e
devo dire che tutti mi hanno lasciato ricordi ed
esperienze importanti. Ryan Briscoe mi ha
colpito per la sua caparbietà e dedizione
all’allenamento, studiava ogni gara nei minimi
dettagli, arrivava sempre mentalmente e
fisicamente preparato. Se poi si aggiunge il
talento alla dedizione, i risultati arrivano di
sicuro. Mi dispiace non averlo visto in Formula 1,
sicuramente avrebbe fatto molto bene;
purtroppo per lui alcune cose non sono andate
per il giusto verso ma comunque ha trovato la
sua strada negli States. Di Robert Kubica invece
ho un ricordo diverso; poco prima di cominciare
il campionato di F.3 europea fu vittima di un
terribile incidente stradale che lo costrinse ad un
lungo recupero. Nessuno sapeva delle sue
condizioni per mesi, si presentò alla sua prima
gara solo con alcune centinaia di km di test ma
vinse immediatamente al debutto e davanti a
gente come Hamilton, Briscoe, Klien, Spengler.
Robert ha fatto sacrifici enormi per arrivare a
correre in macchina, quando aveva una
occasione non la sprecava. In F.1 ha fatto vedere
cose davvero impressionanti, purtroppo la sua
carriera sulle monoposto si è interrotta troppo
presto e specialmente nel momento in cui stava
per approdare in una grande squadra. Qualche
giorno prima del GP di Shanghai del 2008 mi
chiamò al telefono e mi disse: “Davide, chiudi il
kartodromo (la pista di kart dentro lo Shanghai
Circuit che all’epoca gestivo) e preparami due
kart che vengo a girare con un mio amico”. Il
mercoledì pre gara F.1 si è presentato con
Fernando Alonso: hanno girato per 2 ore da soli
e fatto uno show incredibile divertendosi come
due ragazzini. Nonostante fosse già una star si
comportava esattamente come lo avevo
conosciuto in Prema quando aveva 18 anni;
questo era il suo forte, la F.1 non lo aveva
cambiato».
In quale fra le categorie di punta a suo
giudizio vedremo i primi successi di un
driver cinese? Ha già un nome da suggerire?
«Questo è difficile da dire; di sicuro ci vorranno
ancora parecchi anni per vedere piloti cinesi al
vertice di qualche categoria importante, anche
se è fresco il successo di Ma Qing Hua con la
Citroen nel Wtcc. Ci sono già stati in passato
piloti che hanno raggiunto risultati importanti,
basti ricordare il podio di Frankie Cheng alla 24
Ore di Le Mans del 2009 e in una gara di A1 GP:
oppure il podio e giro veloce di Zhang Zi Qiang
a Monza nella Formula Abarth nel 2010, con al
via più di 40 partenti. Il problema è che manca
la base su cui lavorare. Qui il motorsport non è
considerato uno sport a cui indirizzare i propri
figli. Ci sono parecchie condizioni molto diverse
da altri paesi motoristicamente sviluppati. I
genitori non sono fan del motorsport non
essendo mai venuti a contatto di questo sport in
passato, mentre in Europa in genere i figli sono
portati in pista dai padri, spinti più dalla
passione del genitore.
La Cina investe molto sugli sport Olimpici, tutti
i fondi sono riversati sugli sport che portano
medaglie, e il motorsport non è purtroppo uno
di questi. La politica del figlio unico, inoltre,
penalizza molto l’inserimento nel motorsport.
Da fuori non si coglie molto, ma vivendo in
Cina si può capire come i figli unici di adesso
crescano sotto una cupola di protezione da
parte della famiglia, e considerando che il
motorsport è uno sport pericoloso le famiglie
non sono invogliate a indirizzare il loro unico
figlio verso un'attività che potrebbe creargli
problemi alla salute.
Manca una tradizione nel kart, il cui livello è
molto basso e poco frequentato. La maggior
parte dei piloti attualmente in circolazione
hanno cominciato la loro carriera intorno ai 22‐
25 anni, troppo tardi per pensare di accumulare
una esperienza sufficiente per competere agli
stessi livelli dei piloti stranieri coetanei. Se devo
essere onesto vedo ancora lontano il momento
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