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FORMULA 1

Anteprima Shanghai

Stefano Semeraro

Ci sono alchimie che funzionano, altre che fanno scoppiare

la provetta. Fare parte da tanto tempo di uno stesso 'com-

posto' indubbiamente però aiuta, e in fondo il segreto di

ogni team vincente è una alchimia più o meno segreta, una

formula in grado di far precipitare dalla parte giusta gli

eventi.

Maurizio Arrivabene – nomen omen, per il momento – è ar-

rivato nel team al momento giusto, ma in fondo della ferrari

faceva parte già da tanto tempo. Prima e per molti anni

come rappresentante dello sponsor del team, ora come

team principal. Della Rossa, Arrivabene conosce la storia e

le persone, quelle che contano tanto e quelle che (appa-

rentemente) contano meno, sicuramente si muove a suo

agio nell'atmosfera particolare della Scuderia. Per il suo

ruolo passato è sicuramente più abituato di chi lo ha prece-

duto, Stefano Domenicali e Marco Mattiacci, ad annusare

l'aria che tira non tanto all'interno, ma intorno al team. Nei

rapporti con i media infatti, Arrivabene è partito subito con

il piede giusto: comunicando, trasmettendo sensazioni,

usando magari una battuta per rompere il ghiaccio e il muro

di silenzio e di ufficialità che spesso avvolge un team con un

peso – politico e mediatico – così importante. «Mi aspetto

due vittorie, tre sarebbero un sogno, se ne vinciamo quat-

tro vado a piedi da Maranello a Sestola». Per carità, nulla di

epocale. Ma il tono è giusto. Dopo la disponibilità, l'umanità

vera ma un po' – come dire – timida, di Domenicali, e i si-

lenzi e lo sguardo cupo di Mattiacci, anche Arrivabene ha

rappresentato una rottura. Più emozioni, più dichiarazioni:

a uso della stampa, certo, e dei tifosi, ma in linea con le

aspettative sia dell'una sia degli altri. E soprattutto soste-

nute dai risultati, perché senza quelli anche il migliore dei

comunicatori alla lunga suona stonato.

Dopo qualche richiamo anche duro all'indomani di Mel-

bourne, dopo le battute a Sepang, poi sono arrivate anche

le lacrime. Quelle provocate da un sms che si è acceso sul

cellulare di Arrivabene dopo la vittoria di Vettel, e inviato da

Sabine Kehm, la manager di Schumi, che il GP della Male-

sia lo aveva guardato fianco a fianco di Michael e della mo-

glie Corinna in Svizzera. «Ho provato a rimanere freddo»,

ha raccontato Arrivabene alla Sport Bild, «ma quel messag-

gio mi ha commosso». Impossibile, per chi con Schumacher

ha condiviso tanti momenti, non sentire l'onda di mille ri-

cordi, rivivere certe sensazioni. «Mi era già capitato di sen-

tire una forte emozione quando mi ero accorto di quanto

simili siano Sebastian e Michael nel curare ogni dettaglio,

nel cercare ogni modo per motivare gli altri con critiche co-

struttive. Anche se i due hanno nature e personalità di-

verse».

I costruttori di macchine lo chiamano “family feeling”: la

sensazione di ritrovarsi davanti a qualcosa di conosciuto, di

familiare, di amico. Anche se molto, quasi tutto è cambiato

in Ferrari negli ultimi mesi, il segreto di una alchimia – per

ora – vincente sta anche in questo. Nella passione di Vettel,

nelle qualità di James Allison, uno che la Ferrari già l'aveva

assaggiata; nella lunga frequentazione di Arrivabene, una fi-

gura che nel paddock da tempo fa parte del quadro, della

storia della Rossa. Della famiglia. Per alimentarla serve che

i risultati continuino ad arrivare, certo, altrimenti anche il

quadretto più felice e roseo rischia di spaccarsi. Ma per ora

la Ferrari sembra davvero una famiglia felice.