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L’editoriale
di Massimo Costa
ROSSI SI È FATTO
IL BISCOTTO…
Nel Paese del Mulino Bianco non si poteva non parlare di biscotto spa-
gnolo per giustificare la sconfitta nel mondialeMoto GP di Valentino Rossi.
Una beffa atroce per il 36enne campione italiano, al comando del campio-
nato dalla prima tappa alla vigilia della penultima corsa. Jorge Lorenzo si
avvicinava sempre più minaccioso alle spalle di Rossi nella classifica a punti,
tutto comunque pareva procedere tranquillamente fin quando dopo la tra-
sferta australiana è scoppiato il caso Marquez. Rossi, utilizzando la strate-
gia della tensione, dell’io contro tutti, che può ricordare l’atteggiamento
tipico di uno dei migliori allenatori al mondo, Mourinho, ha cominciato a
gettare fango sul campione del mondo 2014 ritenendolo colpevole di
averlo danneggiato a Phillip Island per favorire Jorge Lorenzo. Parole per
un certo verso incomprensibili quelle di Valentino perché Marquez aveva
strappato la vittoria al connazionale nei giri finali e dunque 5 importantis-
simi punti. Ma Rossi è andato avanti come un carro armato senza controllo
arrivando a mettere in dubbio cheMarquez fosse un suo tifoso quando era
un ragazzino. Se Valentino fosse ben consigliato dal suo clan, se avesse un
manager vero, be siamo sicuri che mai gli avrebbe permesso di agire in
quella maniera. Un errore strategico pazzesco quello di Rossi perché se
pensava di intimidire Marc e Jorge, ha completamente sbagliato. Quel
giorno pre Sepang, Valentino ha perso il mondiale a causa della sua lin-
gua. Marquez lo ha guardato storto, è rimasto basito ed ha agito di con-
seguenza. Come era anche logico alla fine. Mi screditi senza motivo davanti
a tutto il mondo? Bene, adesso ti faccio vedere cosa vuol dire se qualcuno
ti corre contro. A Sepang si è arrivati al duello rusticano con il gesto paz-
zesco di Rossi che ha portato Marquez per terra. Una mossa che incredi-
bilmente la direzione gara non ha punito con un ride through o con la
bandiera nera. Rossi graziato, come venne graziato quando vinse ad Assen
tagliando l’ultima variante. Ma costretto a partire ultimo a Valencia e con
ancora buone possibilità perché in moto non è come in macchina, partire
ultimo non è una condanna definitiva. Valentino si è sempre comportato
duramente con i suoi avversari, da Max Biaggi a Sete Gibernau. A que-
st’ultimo disse un giorno: finché ci sono io tu non vincerai più. Fateci caso,
un atteggiamento simile a quello di Marquez, che però lo ha solo pensato,
evidentemente. Non c’è da meravigliarsi, accade continuamente nel cicli-
smo dove si tira la volata a quello piuttosto che a quell’altro perché anti-
patico, perché in altre corse si era comportato male. Accade nel calcio:
ricordate quanto l’Inter perse il titolo della Serie A contro la Lazio che giocò
la partita della vita? Lo sport è fatto da essere umani e dunque capitano le
ripicche, i conti da far pagare. Rossi ha giocato le sue carte malissimo ed
ha messo con le sue mani i biscotti nel forno. Ci sarebbe poi da sottoli-
neare il delirio totale nel quale sono caduti i colleghi italiani che si occupano
di Moto GP, vice direttori dei giornali più venduti, telecronisti colti da in-
controllabili raptus, ma questa è un’altra storia. Molto triste.