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25 Nov [14:49]

Dalla 962C alla 919, il ritorno al vertice

Marco Cortesi

E’ stato un ritorno agli anni 80 quello della Porsche al vertice dell’automobilismo endurance mondiale. Dopo aver messo a segno tutte le Pole dell’anno, e la vittoria a Le Mans con la vettura “aggiuntiva” portata in pista per Nick Tandy, Earl Bamber e Nico Hulkenberg, la casa di Stoccarda ha rinverdito i fasti di una tradizione che si era bruscamente interrotta con l’ultimo titolo di Derek Bell nel 1986.

Due anni prima, era arrivato l’ultimo successo nella graduatoria marche propiziato da una grande prova di Stefan Bellof, prima che la classifica per i costruttori lasciasse spazio a quella dei team. Con un pedigree di grandi risultati arricchito continuamente dalla Porsche 956, e le prime apparizioni della 962, nel 1986 arrivò la 962C che aveva riportato alla ribalta il propulsore biturbo utilizzato dall’antenata dopo l’utilizzo nella 962 “prima versione” di un 3 litri con turbocompressore singolo.

Dopo aver dominato la stagione 1985, la 962C si ripeté nell’86 sempre nella storica veste Rothmans . Vinta Monza, Hans-Joachim Stuck e Bell si imposero a Le Mans, mentre correndo separati al Norisring arrivò lo “split” che consegnò l’iride all’inglese. Se è vero che Brendon Hartley, Mark Webber e Timo Bernhard sembrano avere aperto un’epoca, la 962C di fatto iniziò a chiuderla: con l’avvento delle nuove Sauber-Mercedes e Jaguar, le Porsche 962 iniziarono la vecchiaia, pur vincendo a Le Mans nel 1987 e laureandosi vicecampioni. Salvo tornare clamorosamente al successo a Le Mans marchiate Dauer nel 1994…

Photo Lee Carr