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10 Apr [18:42]

GP del Bahrain a rischio?
Si chiede attenzione per i diritti umani

Antonio Caruccio - Photo 4

Ci risiamo. La querelle che vede il regno del Bahrain coinvolto per le proteste dei diritti umani torna a farsi sentire, a pochi giorni dalla disputa della gara, la terza, del mondiale 2017. Nel 2011, per la precisione lunedì 14 febbraio, scoppiò fragorosa la rivolta proprio quando, in arrivo da Abu Dhabi per quella che allora era la GP2 Asia, il paddock della serie organizzata da Bruno Michel fece il proprio sbarco a Manama, la capitale. In strada sventolavano le bandiere del paese, tanto da far pensare a noi europei che si fosse appena disputata una partita della coppa d’Arabia di calcio.

Ed invece la situazione era più grave di quanto sembrasse, perché stavano per scadere i tre giorni consentiti per le proteste in quella che venne poi chiamata la Piazza Rossa, dove ora sorge un nuovo centro commerciale, e per la legge locale, si poteva intervenire con la forza per sedare la rivolta. Fu così che i team che alloggiavano sulla costa, nella zona centrale, tra cui la ART di Jules Bianchi ed Estaban Gutierrez, che all’epoca vestiva i colori Lotus, vennero scortati all’uscita dell’hotel per andare in pista. La situazione non migliorò, ed anzi tutti i medici vennero chiamati d’urgenza il giovedì in ospedale ed al pronto soccorso per prestare servizio alle vittime ed ai feriti di entrambe le parti, civili e delle forze di polizia.

L’evento venne annullato, e sulla via del ritorno dal circuito all’aeroporto vedemmo arrivare i carri armati in assetto antisommossa dalla vicina Arabia Saudita. Giunti in aeroporto, noi gruppetto di italiani sorpresi e turbati da una realtà che allora era per noi molto lontana, venimmo anche a sapere che Fairuz Fauzy, pilota malese di fede musulmana, venne direttamente minacciato sui social.

Non fu un caso che, quell’anno, il GP venne annullato. La cosa creò ovviamente molto scalpore, ma nel corso degli anni, dal 2012, lo stesso Bernie Ecclestone ricevette rassicuranti conferme dal governo locale, e mai nessuna problematica si è verificata, non solo con la Formula 1, ma anche con la GP2, che in Bahrain ha sempre avuto una tappa, o con il mondiale Endurance. Probabilmente il cambio di proprietà della F1 ha lasciato un varco aperto per le associazioni al fine di trovare un uditore più disponibile del precedente. Quello che è sicuro è che in questi anni i contrasti tra sunniti e sciiti all’interno del paese non si sono placati, anzi alla famiglia regnante viene rimproverato di essere troppo libertina e permettere atteggiamenti poco ortodossi a chi dalla vicina Arabia Saudita si reca in Bahrain per qualche svago... una sorta di Las Vegas del Medioriente.

In una lettera a Liberty Media comunque, viene chiesto di prendere una chiara posizione nei confronti dei diritti umani, annullando la gara. Buffo pensare che questo possa avvenire quando il circus è di ritorno da uno stato come la Cina, soprattutto visti gli investimenti che sono stati fatti in questo ultimo anno per l’acquisizione dei diritto commerciali.