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4 Giu [19:53]

In Bahrain ancora scontri
Avaaz e Webber contro la scelta FIA

Sta suscitando indignazione la decisione della FIA di far disputare il GP del Bahrain il 30 ottobre, a pochi mesi dalla repressione dell'esercito nei confronti dei dimostranti che protestavano contro il regime (ben nascosto ma ben presente) imposto dal Re Hamad bin Issa al-Khalifa che solo poche settimane fa ha chiesto alle truppe straniere, provenienti dall’ Arabia Saudita, dal Kuwait e dagli Emirati Arabi Uniti di aiutarlo a reprimere le proteste degli attivisti anti-governativi in corso negli ultimi giorni nello stato mediorientale.

E proprio giovedì scorso ci sono stati ulteriori incidenti a conferma che la situazione nel piccolo Emirato è tutt'altro che tranquilla, come invece ha affermato dopo una visista in Bahrain il vice presidente FIA Carlos Gracia. Mark Webber, uno dei pochi piloti F.1 che si guarda attorno ed esprime concetti, dal proprio website ha dichiarato che si sente a disagio nel dover affrontare un avvenimento sportivo in un Paese nel quale si sono registrate vittime e dove i diritti umani sono stati apertamente violati. E si è detto sorpreso della decisione presa dalla FIA.

Sulla stessa linea d'onda Alex Wilks, direttore di Avaaz, nota organizzazione per i diritti umani: "Questa decisione è un calcio nei denti alla gente del Bahrain", ha sentenziato, "la corsa si terrà in un Paese dove le truppe governative continuano a sparare sulla folla e a compiere arresti. I soldi hanno trionfato sui diritti umani e sul buon senso. Red Bull, Ferrari, McLaren e tutti gli altri team sono corresponsabili di questo bagno di sangue". Aggiungiamo senza ombra di dubbio che anche la Cina non è certo un Paese nel quale i diritti umani trovino spazio presso il governo locale. Eppure il GP, e altri avvenimenti sportivi rilevanti come le recenti Olimpiadi, sono puntualmente organizzati.