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28 Mag [0:09]

Power cuore, testa e fegato
Torna la Indy degli anni d'oro

Marco Cortesi

Will Power è un po’ tutti noi. Chiunque abbia fatto brutta figura a un esame nonostante lo studio, o abbia “sbagliato” un colloquio di lavoro che doveva andare bene, non può non apprezzare l’australiano, che tante volte, a dispetto di un talento straordinario, si è saputo complicare la vita da solo. Scherzi a parte, Power ha regalato a Roger Penske la vittoria numero 17 a Indy facendo quello che sa fare meglio: andare veloce.

Con l’undercut perfetto a metà gara nei confronti di Ed Carpenter, si è portato al comando, e si è messo in mostra come il più veloce in pista. Poi, quando nel finale c’è stato da evitare il patatrac con le vetture trovatesi in testa ormai quasi a secco, ha prima provato a fare il colpaccio, poi usato la testa e atteso che la natura (nel senso dell’etanolo) facesse il suo corso. Abbastanza indicativo il fatto che al penultimo giro abbia piazzato la sua miglior prestazione, a confermare un potenziale altissimo. Power, dopo le tante vicissitudini sul catino dell’Indiana, si meritava il successo e il passo avuto non fa che aggiungere legittimazione.

Una vettura tutta da domare
A tenere banco a Indy sono state anche le caratteristiche della vettura 2018, in configurazione superspeedway. Con l’aumentare delle temperature ben oltre i 30 gradi, la nuova Dallara si è rivelata difficile da domare, tradendo anche nomi piuttosto esperti. Non che ci sia qualcosa di male: una vettura dev’essere sicura, non necessariamente facile. La sicurezza si è vista tutta. Oltre alla resistenza pura e semplice della scocca, ha impressionato la capacità di dissipare la velocità prima degli impatti, e l’abilità di restare a terra, senza sollevarsi, con ogni angolo di contatto.

Alla pari, i sorpassi non sono stati facili, ma ci sono stati, e hanno messo in luce la vera qualità dei piloti. In particolare ha impressionato Alexander Rossi, che ha compiuto attacchi ai limiti dell’impossibile in diverse circostanze, ma anche Ryan Hunter-Reay e Scott Dixon hanno recuperato in maniera convincente. Semplicemente, tutta l’azione è tornata puramente nelle mani dei piloti esaltando il cuore, la sensibilità e il fegato. Chi ha voluto troppo non è stato perdonato, nemmeno vincitori passati della Indy 500 come Helio Castroneves e Tony Kanaan. Come avvenuto per l’estetica, anche la funzionalità della IndyCar 2018 ha riportato in auge i tempi d’oro della serie…

Danica Patrick, un vero peccato
Peccato davvero per Danica Patrick. Autrice di una bella prova in qualifica, è finita in crisi con le condizioni atmosferiche, trovandosi a lottare contro una vettura piuttosto scorbutica che passava dal sottosterzo al sovrasterzo. Vedendo come si muoveva il volante nei primi stint, nel tentativo di tenerla in traiettora sembra quasi incredibile che gara della Patrick sia durata 68 giri. Altri, nelle stesse condizioni, hanno alzato il piede, finendo doppiati. Lei no, e ne ha pagato il prezzo con un KO bruciante all’ultima sua apparizione ufficiale. Si chiude la storia “racing” della prima donna a vincere una gara IndyCar, a Motegi nel 2008, terza classificata a Indy 2009, Rookie Of The Year 2005 e in totale al via di 116 gare IndyCar e 191 gare in Nascar Cup Series.

If you ain’t first, you’re last
Chissà invece cosa pensa Carpenter, autore di un’ottima gara ma non… vincente. Dopo aver perso la testa a vantaggio di Power per via di un giro d’uscita non perfetto e del traffico, nel finale ha osato troppo poco, giocando la carta del risparmio carburante nella speranza che gli altri si trovassero in difficoltà: l’incidente di Kanaan ha dato a tutti più tolleranze. Terzo si è piazzato Scott Dixon, che ha tentato di mettere a frutto la sua capacità di risparmiare carburante. Tornato ai pit con 40 tornate alla conclusione, è sì arrivato fino al traguardo, ma non ha potuto contenere Power nel momento decisivo. E’ riuscito comunque a precedere Rossi e Ryan Hunter-Reay, entrambi protagonisti di una prova aggressiva e spettacolare.

Power balza in testa alla classifica…
Grazie al successo di Indianapolis, che vale doppio, Power è riuscito a issarsi al vertice della classifica, con soli due punti di vantaggio su Rossi e Dixon tutt’altro che lontano. Ora comincia il resto della stagione…