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16 Lug [16:59]

L'editoriale - Tutti fenomeni i rookie nei test F.1

L'editoriale di Massimo Costa

Le monoposto di F.1 attuali sono facili. Certo non per noi, o per il primo tifoso che entra in un autodromo, ma come hanno detto più volte gli stessi piloti del mondiale o gli addetti del paddock, guidare una vettura di F.1 è complicato per quanto riguarda i tanti bottoncini da utilizzare, i manettini sui quali intervenire, le comunicazioni continue con il muretto box. Ma per il resto, è decisamente abbordabile. A testimonianza di ciò, l’evidenza dei risultati dei test ai quali partecipano i piloti debuttanti. Abbiamo visto nel dopo GP di Austria come con estrema, troppa, facilità piloti pur molto bravi come Wehrlein, Ocon, Fuoco, Wittmann, Gasly e via via tutti gli altri, siano in grado di stabilire tempi di assoluto rispetto dopo appena mezza giornata in pista. Riferimenti cronometrici non lontani da quelli ottenuti dai piloti ufficiali. Certo, il difficile è poi limare quel mezzo secondo che fa la differenza, ma la cosa “puzza” da diverso tempo.

Si ricorderà che nei test F.1 di 15-20 anni fa, i debuttanti, anche molto capaci, pativano prima di tutto dal punto di vista fisico (con le attuali F.1 non ci si stanca proprio come affermano Vettel e Alonso, tanto per citarne due a caso), poi subìvano distacchi notevoli dalle prime guide, che si aggiravano sui 4-5 secondi. E solo col tempo, il divario diminuiva. Perché guidare una F.1 era una roba estremamente tosta, per pochi. Oggi, passa il concetto che tutti possono fare il tempo e portarsi a pochi decimi dai piloti ufficiali. Chiunque pilota con un minimo di capacità è infatti in grado di meritarsi titoloni sui giornali dei rispettivi Paesi: è sbocciata una stella, fenomenale e via di questo passo. Occorre quindi far tornare le monoposto di F.1 bestie difficili da domare, una monoposto che soltanto pochi possono permettersi di condurre in maniera dignitosa. E un po’ di critica in più da parte di certa stampa facilona.