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4 Feb [17:41]

Perché Maldonado no
Perché Magnussen sì

Massimo Costa- Photo 4

Il ritorno di Kevin Magnussen nel mondiale F.1 a discapito di Pastor Maldonado ha in un certo senso fatto giustizia. Il clamoroso comportamento negativo della McLaren nei confronti del giovane danese, allevato per anni con successo e poi lasciato libero dopo avergli fatto annusare una sola stagione di F.1, aveva creato un certo malumore nell'ambiente del motorsport, colpevolizzando la massima categoria incapace di rinnovarsi. A parte la Red Bull ovviamente, sempre molto attenta a lanciare i piloti cresciuti nel proprio programma Junior.

La permanenza di Maldonado in F.1 oramai era divenuta motivo di scherno. Il venezuelano, pur avendo doti velocistiche pazzesche, riusciva spesso e volentieri a danneggiare il proprio lavoro e la propria immagine commettendo banalissimi errori nelle prove libere, in qualifica e in gara. E soltanto il supporto del suo storico sponsor petrolifero gli permetteva di mantenere ben saldo il proprio sedile.

Anche le sue scelte non sono state fortunate; ha lasciato la Williams alla fine del 2013, il rapporto umano nel box era ormai compromesso, proprio quando la squadra di Grove ha compiuto un gran balzo in avanti per abbracciare una Lotus che, al contrario, dal 2014 ha sofferto una involuzione tecnica ed economica pesantissima. Così, quel bel successo (con tanto di pole) di Montmelò con la Williams ottenuto da Maldonado nel 2012, rimane una perla solitaria. E per certi versi incomprensibile.

Maldonado ha sprecato il proprio talento che lo aveva messo in luce nelle serie inferiori come la F.Renault 2.0, campione italiano nel 2004 con la Cram, e nella World Series Renault, terzo nel 2006 con la Draco. L'anno prima con la Dams, in WSR l'aveva combinata grossa investendo un commissario di percorso a Monte-Carlo nonostante l'esposizione della bandiera rossa e per questo venne bannato dalla serie per alcuni appuntamenti.

Passasto in GP2 nel 2007, ha subito raggiunto il vertice, ma per vincere il titolo ha impiegato ben quattro anni, ottenendolo grazie alla Rapax nel 2010 forte anche di sei vittorie. In precedenza aveva corso per Trident (un successo), Piquet Sports (un successo), ART (zero vittorie). Si noti dunque, come il suo percorso migliore sia stato contrassegnato da formazioni italiane: Cram, Draco, Trident, Piquet (gestita da Tancredi Pagiaro), Rapax. Forse soltanto un caso.

Quando nelle scorse settimane Maldonado ha incontrato problemi con il proprio sponsor, Renault non ha fatto praticamente nulla per tentare di non perdere il venezuelano. E si è subito diretta verso l'unico giovane talentuoso in circolazione, Magnussen appunto. Tra l'altro ben conosciuto in casa Renault per avere vinto il titolo World Series nel 2013. Nel suo primo anno in F.1, con la McLaren, Magnussen si è qualificato al quarto posto al primo appuntamento di Melbourne, concludendo secondo.

Ha poi avuto alti e bassi, tipici per un rookie, ma nel totale delle qualifiche il suo compagno Jenson Button lo ha battuto soltanto per dieci a nove vincendo però il confronto a punti, 126 contro 55. Ma Magnussen ha comunque saputo distinguersi in più di una occasione e non avergli più concesso una chance è stato un vero peccato. Anche se col senno di poi, visto il disastro Honda... Ora con la Renault, il danese 23enne avrà modo di riscattarsi per tentare di mostrare che non sarà una meteora come lo fu il padre Jan, e per farsi ben volere dalla squadra francese con la quale potrebbe avere un gran futuro.