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Carlo Baffi

Ha fatto centro al suo secondo Gran Premio.

Diciamolo, ha un po’ bruciato le tappe Seba-

stian Vettel, ingaggiato pochi mesi fa da una

Ferrari in piena ricostruzione, dove i suoi vertici

avevano messo le mani avanti, dicendo che per

il 2015 sarebbero bastati tre podi. Invece, nella

umida Malesia, ecco il quattro volte iridato teu-

tonico bruciare le favoritissime “Frecce d’Ar-

gento” di Hamilton e Rosberg. Un trionfo che

rompe un digiuno reciproco. Vettel ed il Caval-

lino, non salivano sul gradino più alto del podio

dal 2013; rispettivamente in Brasile ed in Spa-

gna, quando s’era imposto Fernando Alonso.

Già il bi-campione del mondo chiamato nel

2010 da Maranello, che doveva guidare la

grande riscossa e che a fine 2014, lasciò la

Rossa, spalancando le porte al tedesco. L’astu-

riano dimostrò subito il suo valore, conqui-

stando il suo primo successo in rosso all’esordio

nel G.P. del Bahrain (con tanto di giro veloce),

seguito dal compagno Massa. Un’impresa riu-

scita a pochi altri alfieri del Cavallino. Nel 2007,

fu Kimi Raikkonen a rompere subito il ghiaccio

(siglando pure l’hat trick) in Australia, al volante

di una F2007, che lo avrebbe portato al titolo

mondiale nello stesso anno. Nel 1989, l’inglese

Nigel Mansell, trionfò sul tracciato di Jacarepa-

guà, davanti a Prost e Gugelmin. Fu un grande

biglietto da visita, quello con cui si presentò il

“Leone”, ma a cui non seguirono i successi spe-

rati. Altro debutto trionfale, fu quello del “Pie-

done”,

ovvero

Mario

Andretti.

L’italo-americano, dopo tre stagioni in F.1 su

Lotus e March, fece il suo esordio sulla Ferrari

312B, nel G.P. del Sud Africa il 6 marzo del

1971. A Kyalami, Andretti, partito col 4° tempo,

s’impose davanti a Stewart ed al compagno Re-

gazzoni. Un’affermazione, che valse a Piedone

pure il primo successo in F.1. Trionfo in aper-

tura, anche per il mitico Juan Manuel Fangio.

Era il 1956 ed il Gran Premio era proprio quello

di casa dell’argentino, all’autodromo di Buenos

Aires. Una corsa problematica per “El Chueco”,

che dal 23° giro fu tradito dal motore e prose-

guì sulla Ferrari del compagno Luigi Musso.

Come Vettel, un altro grande campione, per

l’esattezza quattro volte iridato, fece centro alla

seconda gara. Si tratta di Alain Prost, al secolo

“il Professore”. Giunto in Ferrari nel 1990, dopo

due stagioni di difficile convivenza alla McLaren

con Senna, il transalpino regolò la concorrenza

nel G.P. del Brasile del 25 marzo. Memorabili le

sue lacrime a fine gara, quando nel box di In-

terlagos abbracciò il direttore sportivo Cesare

Fiorio. Forse fu un pianto liberatorio quello del

Professore, che pregustava la rivincita sulla sua

ex scuderia e soprattutto sul grande rivale bra-

siliano. Invece, i sogni di Prost sarebbero nau-

fragati a fine stagione nel contatto assassino di

Senna alla prima curva nel G.P. del Giappone.

Michele Alboreto, potè festeggiare il suo suc-

cesso targato Ferrari dopo 3 G.P. Correva la

stagione 1984, ed il milanese condusse al

trionfo la sua 126C4 sulla pista di Zolder in Bel-

gio. Stessa sorte toccò anche a Carlos Reute-

mann e Peter Collins. L’argentino vinse il G.P.

del Brasile 1977, seconda gara del mondiale,

ma terza per Reutemann, avendo debuttato

sulla 3^ rossa nel G.P. d’Italia del 1976. L’in-

glese invece, appose il suo primo sigillo (anche

in F.1) in Belgio, a Spa, il 3 giugno del 1956. Vit-

toria al 4° round per Niki Lauda, che al suo

quarto mondiale, colse il successo nel G.P. di

Spagna a Jarama nel 1974. In una corsa segnata

dalla pioggia, l’austriaco portò al successo la

312B seguito dall’altra rossa pilotata da Clay

Regazzoni. Fu il segnale della riscossa del Ca-

vallino, dopo anni di delusioni. Come Lauda,

anche il britannico Mike Hawthorn iscrisse il

proprio nome tra i vincitori in rosso dopo 4

G.P.; nel caso specifico si trattò del G.P. di Fran-

cia a Reims del 1953; fu anche la prima afferma-

zione nella massima serie dell’elegante driver

di “Sua Maestà”. Più lunga fu invece l’attesa per

altri campioni schierati da Maranello. Jackie Ickx

e Clay Regazzoni trionfarono al 5° G.P., John

Surtess, “il figlio del vento” dopo 6 prove,

come Jody Scheckter. E Michael Schumacher

dovette aspettare il G.P. di Spagna del 1996. Il

2 giugno, sul Circuito de Catalunya, il futuro

“Kaiser” brindò al 7° round della sua prima sta-

gione alla corte di Montezemolo & C. Partito

col 3° tempo, Schumi diede sfoggio delle sue

abilità danzando su una pista resa insidiosa dalla

pioggia. La sua impresa permise al Cavallino di

riassaporare un successo che mancava da quasi

un anno. Dal G.P. del Canada vinto da quel Jean

Alesi, che dovette cedere il volante della Rossa

proprio al futuro sette volte iridato. Per chiu-

dere, è doveroso ricordarsi di un record, se così

possiamo definirlo, detenuto da un pilota di

casa nostra. Parliamo di Giancarlo Baghetti, che

il 2 luglio del 1961, nel G.P. di Francia, trionfò

non solo alla sua prima corsa in rosso, ma anche

nel suo primo Gran Premio di F.1 in assoluto.

La monoposto era la 156F1 numero 50, messa-

gli a disposizione dalla Federazione Italiana

Sport Automobilistici.

Il primo sigillo

in rosso