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31 Ott 2025 [18:13]

Hamilton sul Ferrari Magazine
"Gli italiani sono animati dalla passione"

XPB Images

Dal Ferrari Magazine, traiamo questa bella intervista a Lewis Hamilton realizzata da Jason Barlow
 
Come ti sei sentito nel momento in cui ti sei seduto per la prima volta al volante della Ferrari SF-25?
"Beh, attualmente mi trovo in una fase diversa della mia vita: ho 40 anni, mentre la prima volta che mi sono seduto al volante di una monoposto ne avevo 21. Se consideriamo le mie origini e il fatto che sono passato dal guardare la Formula Uno in TV, con il sogno di gareggiare ai massimi livelli, a salire su una vettura di F1 circondato da tutto il personale, i meccanici, i macchinari e tutto il resto, calarmi infine nell’abitacolo di una Ferrari a distanza di 20 anni è stato molto più emozionante. A 21 anni era tutto esaltante più che emozionante, perché tutto dentro di me era in fermento. Quando invece sali su una Ferrari, è amore a prima vista. Si crea un legame completamente diverso.

In che senso?
"È tutto così speciale. Il rosso è uno dei miei colori preferiti. Ferrari è storia e tutto ciò che il Marchio rappresenta. Le auto sono dei capolavori. E poi ci sono la lingua, la cultura, il cibo dell’Italia, il modo in cui le persone mostrano entusiasmo per ogni cosa. Benché nel corso degli anni siano entrate altre culture e persone di ogni estrazione, il cuore di Ferrari resta italiano. Non avrei mai pensato che un giorno avrei fatto parte di tutto questo. A dire il vero, all’inizio ero preoccupato per le differenze culturali, ma appena sono arrivato sono stato accolto da una grande apertura mentale. In fin dei conti siamo tutti esseri umani. Una volta che intrecciamo un legame, tutto il resto passa in secondo piano".

Come reputi la Scuderia Ferrari rispetto alle altre squadre?
"Le altre sono un po’ meno… colorate. Ogni squadra ha le sue qualità, ma gli italiani manifestano le loro emozioni in modo più esplicito, nel bene e nel male, ma soprattutto in senso positivo, direi. Si vede come la passione li animi nelle cose di tutti i giorni: nel modo in cui parlano del cibo, ad esempio. In Inghilterra è inverosimile intavolare discussioni appassionanti sul fish and chips, non so se mi spiego".

Avevi previsto che il tuo ingaggio per Ferrari avrebbe avuto una risonanza di tale portata?
"Sapevo che l’allineamento dei nostri nomi avrebbe avuto un forte impatto. Ma quando poi è successo davvero, sono rimasto comunque colpito e ho pensato: è oltre la mia immaginazione. È un momento bellissimo e gli aspetti positivi sono stati molti, tuttavia è un impegno che comporta molte responsabilità e il peso delle aspettative è grande. Tutti si aspettavano di vincere subito, ma Roma non fu costruita in un giorno. Quanto tempo ci è voluto? Dovremmo controllare"

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Certamente, chiunque abbia la minima conoscenza di come funziona la Formula Uno, saprà anche che c’è bisogno di tempo…
"E non sono in molti ad averla, questa conoscenza. Solo quando fai parte di una squadra puoi davvero capirne il funzionamento, e lo stesso vale per la Formula Uno. Non puoi sapere come funziona realmente la macchina altrimenti. È una vita che sono nella F1, ma quando sono arrivato in questo team mi sono trovato di fronte a uno scenario ancora una volta diverso. Per questo non biasimo le persone che non sanno cosa significa. L’unica cosa che posso fare è continuare a concentrarmi sulle cose che posso controllare. Ovvero, come mi preparo e come lavoro col team, come mi presento qui ogni giorno e mantengo un atteggiamento positivo".

Quest’anno ricorre il 50° anniversario della prima vittoria in campionato di Niki Lauda con Ferrari. Voi due eravate molto vicini. Che influenza ha avuto su di te?
"Quando sono entrato nella Formula Uno, Niki faceva parte di un mondo che non riusciva ad accettare il mio essere 'diverso' e i commenti negativi non mancavano. Tuttavia l’ho sempre ammirato, in quanto tre volte Campione del Mondo. È una delle vere icone del nostro sport. E poi un giorno mi chiamò al telefono invitandomi ad unirmi al team Mercedes e, quando finalmente ci siamo incontrati di persona, abbiamo avuto una conversazione molto piacevole. Mi disse: 'Sei proprio come me: un pilota fino al midollo'. È stato solo dopo quell’incontro che le barriere sono cadute e che ha superato il pregiudizio che forse nutriva nei miei confronti. Da allora, abbiamo sempre viaggiato insieme per recarci alle gare e mi portava spesso con sé in aereo.

Pensi di aver instillato in lui il seme del cambiamento?
"Direi piuttosto che ci siamo insegnati cose a vicenda e siamo maturati insieme. Aveva sempre tante storie fantastiche da raccontare e ridevamo tantissimo insieme. Era un vero guerriero: si è battuto letteralmente fino all’ultimo respiro. È stato incredibile per me vedere quanto duramente abbia lottato. Eravamo soliti scambiarci videomessaggi e, fino alla fine, lui ha continuato a lottare, dicendo “Tornerò…”. L’ho amato per questo".

Pensi che per un pilota di Formula 1 sia importante conoscere la storia di questo sport?
"Sapere è potere. Quindi sicuramente non penso sia uno svantaggio. Vettel ad esempio, conosce la storia della F1 molto meglio di me. Io sono cresciuto con la passione per le auto in generale, ma c’erano anche molte altre cose che mi appassionavano, come la musica, ad esempio, che ho sempre amato molto. Ogni espressione di creatività è una forma di evasione. Disegno la maggior parte dei vestiti che indosso, ad esempio".


 
Cosa rispondi a chi sostiene che tutte queste tue attività “extracurriculari” siano una distrazione?
"Credo che distrazione non sia la parola giusta. Tutti possiamo distrarci, in un modo o nell’altro. Ciò che conta è come decidiamo di impiegare le nostre energie e come riusciamo a stabilire un equilibrio. È infatti necessario mantenere un equilibrio creativo, non si può pensare di lavorare ogni ora della propria vita, perché si finirebbe per essere infelici. Ma come possiamo trovare cose che ci ispirano e ci entusiasmano? Attingere alla propria creatività è spesso una risposta a questo quesito".

La tua fondazione Mission 44 continua a promuovere la diversità e a migliorare l’istruzione e le opportunità nelle scuole. Sei soddisfatto dei progressi ottenuti finora?
"Il lavoro non si ferma mai. Ho avuto la fortuna di incontrare Nelson Mandela, una persona perseverante e che si è battuta per gli altri fino al suo ultimo giorno. La vera leadership persegue un’intenzione. Senza bassezze, senza slealtà. Per citare Michelle Obama: 'Loro si abbassano, noi voliamo alto'. Ogni volta che incontro nuovi potenziali partner, chiedo loro come agiscono per creare un impatto positivo. Sarà la mia sfida per tutta la vita e sono certo che si presenteranno anche altre battaglie lungo il percorso".

Hai anche istituito una società di produzione cinematografica, la Dawn Apollo Films. Ed eccola già in pole position con tutti i pezzi grossi in “F1 – Il film” 
"È stato incredibile poter partecipare attivamente alla realizzazione del film ed essere coinvolto così da vicino nel processo. Il regista Joe Kosinski mi ha contattato, dicendomi: 'Sto pensando di realizzare questo film, mi piacerebbe avere Brad Pitt nel cast'. Al tempo non lo avevamo ancora ingaggiato. Ho aiutato a colmare alcune lacune e ho partecipato al progetto praticamente fino ai titoli di coda. Ho contribuito al montaggio, guardato spezzoni del film sul mio portatile e inviato le mie note. Ho incontrato Hans Zimmer nel suo fantastico studio a Santa Monica. Sono stati quattro anni incredibili, nonché un immenso privilegio".

Hai già una lista completa di progetti in programma?
"Abbiamo delle idee, ma sto ancora cercando di capire dove mi porteranno. Quel che è certo è che raccontare storie è una cosa che mi appassiona moltissimo. Ora più che mai, c’è bisogno di storie che ci ispirino, considerando i tempi bui in cui viviamo. Adoro la commedia e ho una nuova idea per un programma televisivo. Sto inoltre lavorando ad un paio di spunti per film d’animazione, senza contare tutti i progetti che ci stanno arrivando da quando è uscito il film sulla F1, da non credere! Ciò che conta però non è realizzare tanti progetti. Il mio approccio somiglia più a quello di Quentin Tarantino: privilegiare la qualità piuttosto che la quantità.
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