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1 Feb [16:12]

Alessio Lorandi

Jacopo Rubino

Sarà, molto probabilmente, l'unico italiano quest'anno al via del FIA Formula 3 European Championship. Alessio Lorandi, ufficiale la firma con Carlin, un vero e proprio top team, è pronto ad affermarsi tra i big della serie. Senza proclami, come sottolineato a Italiaracing, il 17enne bresciano vuole capitalizzare le fatiche della scorsa stagione, vissuta sotto le insegne del team Van Amersfoort. Un debutto fra i più tosti (direttamente dal karting alla F3), con tanti ostacoli da superare, ma anche "scintille" che hanno già lasciato intravedere il suo potenziale. Facendo ben sperare per il 2016.

È ufficiale il tuo accordo con il team Carlin. Un tuo commento?
"Sono ovviamente molto soddisfatto. Carlin è una squadra di grande prestigio, che ha conquistato tantissimi successi e che ha schierato molti talenti. Insieme abbiamo già effettuato diversi test durante l'inverno: i risultati sono stati positivi e mi sono sentito a mio agio con l'intero staff, dagli ingegneri ai meccanici. Credo che possiamo vivere davvero una buona stagione, da protagonisti. Possiamo giocarcela, anche se quest'anno si prospetta una competizione più intensa".

In inverno hai girato anche con altre squadre. Cosa ti ha convinto a scegliere Carlin?
"Ho provato ancora con Van Amersfoort, oltre che con Motopark e Prema. Mi sono trovato bene con tutte, devo ammettere, ma semplicemente abbiamo valutato che Carlin rappresentasse la soluzione più adatta a me. Ho già visitato la sede in Inghilterra, la struttura sembra quasi da Formula 1. Ci sono tante persone capaci, avverto la fiducia riposta in me. Spingeremo per fare bella figura".

Cambiare scuderia cosa significa, per quanto riguarda la guida?
"Anche se i telai sono gli stessi, ogni squadra ha il suo set-up. Quello che si può fare è estrarre il meglio da ognuno e plasmare la vettura giusta per il proprio stile. Non è un compito semplice, ci sono un sacco di dettagli su cui poter intervenire e bisogna essere bravi a capire il comportamento della monoposto. È questo che fa la differenza. In più c'è la variabile dei motori. Nel finale del 2015 i Volkswagen erano quasi alla pari i Mercedes, mi auguro che la situazione possa rimanere più o meno la stessa. Non vorrei che i propulsori incidessero troppo sui valori in campo".

Lo scorso anno sei stato coraggioso, arrivando in Formula 3 direttamente dal karting. Cosa hai imparato?
"È stato un salto decisamente impegnativo. Non conoscevo bene le piste e nemmeno la macchina, visto che avevo disputato poche giornate di test. Credo poi che il team non fosse fra le più forti, pur ammettendo che il mio compagno Charles Leclerc sia stato velocissimo. Ho però tratto insegnamento da tutto, e negli ultimi weekend ho davvero compreso come gestire la macchina. Le mie prestazioni sono migliorate parecchio, nonostante il calo avuto dall'intera squadra lo abbia reso meno evidente. Ora ho un bagaglio di esperienza molto più ricco rispetto a un anno fa, e questo mi rende ottimista. In altre categorie avrei potuto cogliere risultati ben superiori, ma la F.3 è considerata lo scenario più competitivo. Mi ha già insegnato moltissimo, e sono sicuro che mi sarà di aiuto per il 2016".

Il 7° posto nel Gran Premio di Macao, però, ha messo in chiaro il tuo valore.
"Già nell'ultimo weekend dell'Europeo, a Hockenheim, avevamo ritrovato la strada. A Macao mi sono divertito tantissimo, è un circuito incredibile dove non bisogna sbagliare nulla, così come Pau. Proseguendo il mio apprendistato, spero presto di raggiungere un livello che mi consenta di lottare al vertice, giocandomi le vittorie e magari il titolo. Credo di essere a buon punto, pur cosciente che non si smette mai di crescere".

Hai già un obiettivo per questa tua seconda stagione nel FIA F3?
"È una domanda difficile a cui rispondere. Tanti avversari cambieranno campionato, ma ne arriveranno altri. Nessuno può realmente fare delle previsioni, ad oggi. Non voglio creare delle aspettative inutili, dopo le prime gare avremo le idee più chiare. La mia filosofia è sempre questa: testa bassa e lavorare al 100 per cento".

Essere l'unico italiano al via cosa significa per te? Ti senti maggiormente sotto pressione?
"Ovviamente è bello avere l'opportunità di rappresentare il proprio Paese, ma essere l'unico italiano non cambia le cose per me. Voglio semplicemente dare il massimo per raggiungere i miei obiettivi".