Tatuus iMagazine - page 4

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rent’anni di corse, di avventure, di
successi. Dalla Formula Monza
alla Formula Renault 2000, dalla
Formula Ford alla nuova sfida nel
campo dei prototipi. Tatuus
Racing, la creatura di Artico
Sandonà a Gianfranco De Bellis dal 1980 in poi
si è guadagnata fama e credibilità
internazionale nel motorsport: investendo su
passione, efficienza e capacità di fornire ottimi
prodotti a costi concorrenziali. Le grandi doti
dell’imprenditoria italiana, e in particolare di
quella lombarda.
«La Tatuus è nata negli anni ’80 proprio dalla
passione del mio socio Artico Sandonà per le
corse, per la Formula Monza in particolare»,
spiega Gianfranco De Bellis nel suo ufficio di
Concorezzo, in provincia di Monza.
«L’azienda del padre in origine si occupava di
carpenteria, ma lui iniziò proprio lì a
costruire macchine da corsa. Anch’io
frequentavo la Formula Monza, ma da pilota;
quando ho smesso di correre le nostre due
passioni si sono unite».
Il nome Tatuus, per chi non lo sa, viene dal
vezzeggiativo – “Tato” ‐ con cui Artico
Sandonà veniva chiamato in famiglia da
piccolo. E proprio come una creatura molto
amata e molto curata è cresciuta negli anni
anche la Tatuus.
«Io ho frequentato la scuola federale di
pilotaggio, scuola di cui a distanza di anni
gestiamo le macchine, nel 1982», racconta De
Bellis. «Al corso ero andato in treno perché
non avevo la macchina; del resto a fare le gare
a Monza andavo in bicicletta: erano altri
tempi. Uno degli istruttori era Alberto
Colombo, titolare della Sanremo Racing, team
storico all’epoca. Vide che mi davo da fare, che
cercavo sponsor e mi chiese di diventare
direttore sportivo del suo team. Era il mio
sogno. Quando Alberto ha lasciato l’attività
delle corse, io insieme a un altro ragazzo di
Monza che seguiva come fotografo la Formula
Monza e che purtroppo è mancato, abbiamo
creato una società che fornisse servizi ai team:
cartelline stampa, fotografie, adesivi,
hospitality, così potevano appoggiarsi per ogni
necessità a un’unica società. Era un’esigenza
che avevo avvertito quando ero direttore
sportivo del team. Qualche anno dopo siamo
entrati in società con Sandonà, che cercava
qualcuno che lo aiutasse a crescere, poi sono
rimasto solo io con il 50 per cento».
La svolta arrivò all’inizio degli anni ’90, grazie
ad una opportunità legata alla Renault.
«A fine ’94 la Renault propose un nuovo
regolamento per una macchina con il telaio
tubolare, nuovo motore, nuovo cambio. Era
aperta a tutti, io presi contatto e capii che si
trattava di una occasione d’oro per il mercato
europeo. Ci saremmo scontrati con costruttori
molto importanti ed era un buon banco di
prova per capire se eravamo in grado di
affrontare la sfida».
«Erano gli anni in cui Dallara iniziava a
proporsi contro gli inglesi ‐ continua De Bellis
‐ all’epoca i marchi che andavano per la
maggiore erano Van Diemen, Swift, la francese
Martini. Il primo anno arrivammo con 3, 4
macchine ma faticammo molto: tutti
compravano le altre. Imparammo però ad
apprezzare Renault Sport, quello che facevano
per promozione sportiva. Ci diedero un aiuto
importante perché dopo aver visto il progetto
ci comprarono la prima macchina. Invece dei
soldi ci pagarono con 3‐4 kit, che allora
avevano un valore di 60 milioni di lire».
La spinta giusta. Ma ancora una volta per
trasformare l’opportunità in successo sono
servite doti imprenditoriali – coraggio,
professionalità, amore per l’innovazione – da
affiancare alla passione per le corse. «Da lì
siamo partiti», continua De Bellis. «Abbiamo
avuto la fortuna, che serve sempre vuole, ma
anche la bravura di fare qualcosa di diverso
dagli altri costruttori. La macchina funzionò
benissimo. Nel primo anno partecipammo al
campionato europeo: 6 pole position su 10 gare.
Vincemmo 4 gare, le uniche che la macchina
terminò, per via di problemi elettrici».
E nel 1996 arrivarono 35 ordini. «In quel periodo
esistevano il campionato europeo, l’inglese, il
tedesco e lo spagnolo: li vincemmo tutti. Nei 5
anni successivi abbiamo conquistato 4
campionati europei, 4 inglesi, 4 tedeschi, 2
spagnoli e uno francese. Nel ‘98‐‘99 il 70 per
cento dei team utilizzava nostre macchine. Ne
costruivamo più di 100, e soprattutto eravamo
presenti sui campi di gara con i ricambi,
fornivamo un servizio diverso, organizzavamo
test durante l’inverno dividendo i costi.
Gianfranco De Bellis e Artico “Tato” Sandonà
Domenico Porfiri di Renault Italia e Gianfranco De Bellis
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