Tatuus iMagazine - page 6

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Decidemmo di
condividere le nostre
informazioni con team,
di offrire i nostri set up:
era una novità assoluta.
Così tanti piccoli team,
partiti dal nulla, hanno
potuto crescere».
Il tassello più
importante,
accompagnato da non pochi patemi d’animo,
arrivò con la nascita della Formula Renault
2000. «Il prezzo delle vetture cresceva di anno
in anno», spiega De Bellis. «Fino a quando la
Renault ebbe la brillante idea e il coraggio, ‐
grazie a Christian Contzen, Daniel Charles e a
Domenico Porfiri di Renault Italia ‐ di dar vita
a un campionato monomarca con macchine
tutte uguali con un prezzo “impossibile”. Ci
convinsero a non pensare alle perdite iniziali e
ci garantirono il loro appoggio e
l’organizzazione di quattro campionati. La
richiesta era di costruire 80 macchine senza
garanzia di acquisto, ad un prezzo che doveva
scendere del 30 per cento rispetto all’anno
prima. Cifra bassissima, ma con telaio in
carbonio omologato Fia dell’anno 2000,
cambio sequenziale‐manuale che nessuno
aveva mai utilizzato: in Formula 3 lo
adottarono nel 2003, 3 anni dopo. Per mesi io e
Sandonà letteralmente non dormimmo. Il
contratto era molto impegnativo, con molte
penali, ma potevamo contare sulla fiducia degli
uomini Renault».
Una “dote” capace di
annullare anche difficoltà
improvvise. E non da
poco.
«La banca ci aveva
assicurato una linea di
credito ma quando il
contratto cambiò
cambiarono anche i
parametri bancari. Venivamo da 5 anni di
Renault: conoscendo la validità degli uomini
impegnammo tutto quello che avevamo.
Facemmo la presentazione della scocca e del
motore con Contzen, Charles, Porfiri a giugno
‘99. Preparammo nella notte una brochure,
con dei disegni perché
non esisteva niente: a
partire dalla settimana
seguente arrivò una
pioggia di ordini con
acconti che nessuno si
aspettava, nemmeno i
team. La domanda di
tutti era: se il prezzo
della macchina è 32.500
euro, il motore quanto
costa, e il cambio?
All’epoca la macchina in
tubolare si vendeva
intorno ai 95 milioni di lire, 47‐48 mila euro di
oggi, con motore 8 valvole, cambio 5 marce ad
H, freni e aerodinamica limitate.
Morale: dovettero posticipare la prima gara del
campionato europeo del 2000 perché avevamo
troppi ordini e non ce la facevamo. Alla fine
lavorammo anche di notte, sabato e domenica
compresi. Eravamo in 25, assemblammo le
scocche in piedi perché non c’era
materialmente lo spazio, con l’aiuto di esterni
che assemblavano alcuni particolari. Da lì è
partito grande successo Formula Renault 2000.
Al termine dei 10 anni con due kit di
modifiche siamo arrivati a costruire più di 900
vetture. Ci sono stati anni in cui correvano 13
campionati di Formula Renault 2000 in tutto il
mondo».
Una storia di successo, appunto. Iniziata con
una scommessa.
«In seguito con Renault
abbiamo fatto Formula
Renault 1600, Renault
V6. Inoltre FC 106 per
Honda, Toyota e Nissan
per il Giappone,
Formula Toyota,
Formula Master.
Dobbiamo ringraziare la
Renault, perché io non
so se avrei affidato al
posto loro un progetto
così impegnativo a una
ditta come la nostra. E’
vero però che noi abbiamo dato tutto quello
che potevamo, e di più. Una parte del merito è
anche nostra».
Gianfranco De Bellis e Giancarlo Minardi
La zona assemblaggio nella factory di Concorezzo
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