Tatuus iMagazine - page 8

Dall’avventura della Formula Renault Alps, che
oggi sta lanciando piloti italiani di grande
interesse come Fuoco, alla voglia di nuove
sfide, la Tatuus è cresciuta così. Con la stessa
passione di sempre, l’esperienza accumulata
stagione dopo stagione e strumenti di lavori
raffinati come la galleria del vento, dove è
stato testato il prototipo PY 012 che partecipa
al campionato VdeV. Le linee guida che
sostengono la filosofia aziendale sono semplici,
ma importantissime. «La nostra priorità è la
disponibilità verso il cliente», spiega
Gianfranco De Bellis. «Sappiamo di essere
un’azienda piccola, la nostra fortuna è di
impiegare ragazzi che amano e vengono da
questo sport. Grazie a loro riusciamo sempre a
rispettare gli impegni. Il cliente ci conosce: sa
che se chiama a mezzanotte qualcuno
risponde. Siamo partiti grazie alla Formula
Monza, e l’autodromo di Monza nelle
competizioni rappresenta una risorsa, un
enorme serbatoio di personale. Ingegneri,
meccanici, piloti: Alboreto iniziò con la
Formula Monza, e come lui Stefano Modena,
Fabrizio Barbazza». Con l’orgoglio di aver
costruito una via italiana all’engineering,
sulle orme e in parallelo a quanto ha fatto
Gian Paolo Dallara in Emilia‐Romagna.
Conquistando, cioé, una leadership a livello
mondiale.
«Negli ultimi 15‐20 anni noi e Dallara abbiamo
spostato il baricentro di competizioni che
erano solo inglesi. Forse non abbiamo ricevuto
apprezzamento o aiuto dalle nostre istituzioni,
dalla Regione Lombardia, dal sistema Italia.
Credo che questo sia un cruccio comune ad
altre piccole realtà di eccellenza. La Ferrari
attira su di sé il 99 per cento degli interessi.
Intendiamoci: è innegabile che a Maranello
questo primato se lo siano costruiti, e che
rappresenti un punto d’orgoglio italiano. A
volte può aver però tarpato le ali ad altre
realtà. Penso a Minardi, persona eccezionale:
20 anni in Formula 1, quello che ha fatto lui
non avrei mai avuto il coraggio di farlo, senza
avere in cambio benefici. Se fosse nato in
Inghilterra, probabilmente oggi lo
chiamerebbero Sir Minardi».
La battaglia per convincere i mercati
tradizionali che il prodotto italiano è affidabile,
anzi eccellente, è stata vinta. La strada per non
adagiarsi sugli allori vinti passa per nuovi
confronti, nuovi orizzonti.
«La competizione con altri ci è sempre
piaciuta», conferma De Bellis. «Nel 97‐98‐99
abbiamo gareggiato in Formula Ford negli Stati
Uniti ed è stata una bella esperienza: abbiamo
venduto macchine, c’era molto entusiasmo.
Un’avventura anche quella: prodotta la
macchina, siamo andati giusto a provarla e
l’abbiamo spedita negli Stati Uniti. Per gli
States giravamo con la piantina in mano,
eppure abbiamo vinto la prima gara e finito il
campionato secondi, conquistato il
campionato sugli ovali. Si stava aprendo il
mercato, ma nel ‘99 dopo la firma con Renault,
non ce la siamo sentita di proseguire. E’ stata
una scelta giusta; forse avremmo potuto fare
un ulteriore sforzo, ma è andata bene così».
Tatuus, le sfide
“Nuovi mercati e competizione
il vero obiettivo è la continuità”
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