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27 Mar [19:54]

Villenueve: "Gare troppo sicure"

Stefano Semeraro - Photo 4

Jacques Villeneuve, ex campione del mondo e oggi commentatore per Sky: la Ferrari ha colmato il distacco con la Mercedes?
«Sicuramente la Mercedes è una gran macchina, ma la Ferrari è veramente nata bene. L'ho studiata un po' durante i test, si comporta bene, è facile da guidare, lascia spazio ai piloti per capirla e svilupparla, non come avveniva l'anno scorso. La Mercedes è sì veloce, ma non mi sembra facile da guidare. È anche vero che Melbourne non è la pista ideale per capire a che punto stanno i vari team. In Cina, su un tracciato, più normale, ne sapremo di più».

La Ferrari con lo staff (quasi) tutto italiano voluto di Marchionne la convince?
«Non è importante se sono tutti italiani o no, quello serve per l'immagine, l'importante è se tecnici e ingegneri sono bravi, vanno d'accordo e capiscono cosa fare. In Ferrari ci sono anche tecnici non italiani, inoltre non conta solo chi disegna la vettura, ma anche chi sa fare da collegamento fra piloti e progettisti».

La Red Bull sarà di nuovo la terza incomoda?
«Sembra molto veloce, ma anche poco consistente, difficile da guidare. E alla Red Bull hanno piloti veloci, ma non adatti a svilupparla. Al momento solo la Ferrari ha due guide di esperienza in grado di fare un lavoro del genere. Questo credo sarà il problema della Red Bull in prospettiva».

Verstappen è pronto per diventare il nuovo Hamilton?
«Ha dimostrato di essere aggressivo, veloce, divertente, ma i punti poi li ha portati Ricciardo. L'anno scorso Max si è giocato un jolly, quest'anno se perderà punti non glielo perdoneranno tanto facilmente. Credo che sarà una stagione più complicata per lui».

Il binomio Honda-McLaren uscirà dalla crisi?
«No, l'avevo già detto tre anni fa. Anche se cambieranno motore in McLaren hanno perso sponsor e credibilità. È un grosso problema, non vedo una soluzione».

Che cosa pensa delle nuove monoposto? nuovi regolamenti? Vedremo gare più divertenti?
Che idea si è fatta delle nuove monoposto?
«In rettilineo questa macchine muovono più aria, quindi il DRS avrà meno effetto, ma continuerà ad averlo. Sono più veloci in curva, ma pesano tanto, 730 chili, 130 in più rispetto a quelle che montavano i motori V10 e V8, quindi non sono nervose, mentre è proprio con macchine difficili da guidare che si vede più il talento».

Le power unit ibride non le piacciono proprio, vero?
«Sono pesanti, noiose. Ti fanno perdere 4 secondi al giro e spendere un sacco di soldi. Se avessero continuato con il V10 che 20 anni fa già aveva 1000 cavalli oggi non consumerebbe tanta benzina, invece ne hanno bloccato lo sviluppo. Sì, odio questo motore. E conosco pochi che ne vorrebbero uno così sulla propria macchina stradale».

Liberty Media si prepara a rivoluzionare la F.1 puntando sullo show: d'accordo?
«Non ho ancora capito come si muoveranno, ma pensare che lo show sia la cosa principale è sbagliato. La F.1 lo sta facendo da dieci anni e ogni volta perde tifosi. Bisogna creare gladiatori, personaggi che sappiano far sognare e immedesimare il pubblico. Che ci frega dei sorpassi finti, che si fanno premendo un bottone. Ai bei tempi ai test c'erano 40 mila persone in tribuna, e nei test non vedi certo i sorpassi».

Ross Brawn ha ragione a voler dare più soldi ai piccoli team per evitare che si scelgano i piloti in base agli sponsor di cui dispongono?
«Se tu dai più soldi ai piccoli team loro comunque prenderanno i piloti con la valigia per risparmiare. Non cambierà niente. Oggi già il kart costa una cifra, è finita l'epoca in cui arrivavi in alto solo con il talento. Quando un padre mi viene a chiedere un consiglio per il figlio gli rispondo: fagli fare altro. Il mestiere è cambiato, è bruttissimo. Un tempo avevi strutture che ti finanziavano, c'era il tabacco per esempio, ma ormai tutti si sono abituati ai soldi portati dai piloti. L'altro problema è che in F.1 le gare sono troppe sicure. Un tempo anche i padri ricchi scoraggiavano i figli. Gli dicevano: se vuoi correre cambiati il cognome. Oggi invece sono i primi a spingerli: sarai un campione, una star. Non vogliono vederli in moto o sugli sci, perché è più pericoloso. La F.1 invece è come un gioco».

* una versione più ampia di questa intervista è stata pubblicata sabato scorso sul Corriere dello Sport