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24 ORE LE MANS

Porsche

Stefano Semeraro

Il complimento più bello, ai 'cugini', gliel'ha fatto Wolfgang Ulrich,

ovvero il demiurgo di una decade abbondante di dominio Audi.

«Non ho nulla da rimproverare a nessuno dei miei. Abbiamo corso

contro un rivale che ha costruito una macchina vicina alla perfe-

zione». Insomma, Chapeau, Porsche. La 919 Hybrid ha vinto la

17esima edizione della 24 Ore, a 17 anni dall'ultimo trionfo della

casa tedesca – provate a fare i superstiziosi, se ci riuscite – era pro-

babilmente la favorita della vigilia (anche se ha giocato a nascon-

dino), ma un conto è sognare, un conto alzare davvero il coppone

alla fine della fiera. Bamber, Tandy e Hulkenberg ci sono riusciti

davanti all'altra Porsche, quella di Webber, Bernhard e Hartley, gra-

zie ad una vettura velocissima e soprattutto tremendamente affi-

dabile, che ha vendicato la delusione dello scorso anno quando a

tradire ben due vetture di Stoccarda, nell'ultima ora di gara, fu il

propulsore ibrido. Ma era l’anno del debutto e la sconfitta era ben

digeribile. Stavolta è andato tutto liscio e nella competizione in fa-

miglia (Volkswagen) la Porsche può godere ancora di più perché è

riuscita a battere i cugini proprio sul loro terreno. Prima incalzando

le Audi in un serratissimo balletto notturno al vertice, poi salutando

la compagnia a furia di temponi martellanti, approfittando anche di

problemi tecnici delle R18 e-tron.

Bamber e Tandy

quegli sconosciuti…

Sui giornali è andata soprattutto la faccia di Nico Hulkenberg, il pi-

lota della Force India di F.1, al debutto sulla Sarthe, e per ragioni

mediatiche era anche scontato. Ma la vittoria appartiene con gli

stessi diritti, se non maggiori, al kiwi Earl Bamber e all'inglese Nick

Tandy, anche loro alla prima esperienza nella 24 Ore francese con

una LMP1. «E' da quando ho 12 anni che il mio sogno è vincere

gare come queste», ha detto Tandy, il 32esimo britannico della sto-

ria capace di imporsi nella 24 Ore, l'unico sulla Porsche numero 19

che aveva già corso la Le Mans, ma con le GT. «Poi servono anche

tanta voglia di emergere, i contatti giusti e un pizzico di fortuna. Il

vantaggio del nostro teamè che tutti abbiamo già corso in un sacco

di categorie, quindi non eravamo il classico equipaggio di rookie

che non sa come muoversi. Anche se le vetture erano diverse ci

siamo sentiti a nostro agio. La chiave è stato riuscire a sfruttare i

quattro stint notturni al meglio, la vettura si è adattata benissimo

alle temperature più basse, e siamo riusciti a sfruttare le gomme.

L'altro segreto è stato costruire una grande intesa fra noi piloti: ci

rispettiamo e ci fidiamo, proprio come capita in un matrimonio

(questa però il buon Nick l'ha soffiata a McNish e Capello, ndr).

Nessuno voleva mettere nei guai l'altro». E' stato davvero un gioco

di squadra, con Hulkenberg protagonista in pista anche quando la

safety-car è entrata in pista, Tandy bravo a continuare il lavoro nella

notte e Bamber nel ruolo di rifinitore nelle prime ore della mattina.

La star Hulkenberg

entra nella storia

Hulkenberg, il primo pilota in attività in F.1 a vincere a LeMans dopo

Johnny Herbert nel '91 (con laMazda, ndr), ha rispostomolto diplo-

maticamente a chi gli proponeva una parallelo fra le due categorie:

«Diciamo che mi ritengo molto fortunato a poter correre in en-

trambe. Comunque questo è il giorno più bello della mia carriera,

vincere davanti a questo pubblico è fantastico, quando alla fine mi