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hanno chiesto di rallentare un po' quasi non ce la facevo». Compren-

sibile, ma mettere a rischio una doppietta del genere da parte della

Porsche sarebbe stato folle. Con questo successo la casa di Stoc-

carda ha rafforzato il suo ruolo di marchio leader a Le Mans – 17 vit-

torie contro le 13 Audi – ma ad Ingolstadt già stanno lavorando per

rendere i loro propulsori ibridi più efficienti l'anno prossimo. La sfida,

in casa e fuori, si gioca più che mai sui dettagli.

La resa di Webber

La felicità di Hartley

MarkWebber ancora una volta si è fatto sfuggire la chance di lottare

per la vittoria, stavolta per via di una penalità - rimediata per un sor-

passo ad unaGT in regime di bandiere gialle dal compagnoBrendon

Hartley - che lo ha costretto a consegnare a Hulkenberg &Co. la lea-

dership della gara. Un errore imperdonabile quello del giovane neo-

zelandese anche se non è statoquello l'episodiodeterminante: «Non

eravamo abbastanza veloci. Semplicemente la Porsche numero 19

era più forte di tutti, specie di notte, così ha lasciato indietro sia noi

sia le Audi». BrendonHartley ha poi voluto rimarcare l’amicizia che lo

lega a Bamber. «Io ed Earl siamo amici, siamo cresciuti insieme in

Nuova Zelanda, alla fine èbuffo come siamo finiti tutti edue aguidare

una Porsche dall'altra parte del mondo. Questa è stata la mia quarta

LeMans, ma solo la seconda che ho finito. E' una gara dura, quindi sa-

lire sul podiodà una soddisfazione particolare, avere Earl lì conme ha

reso tutto ancora più bello».