Previous Page  8 / 32 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 8 / 32 Next Page
Page Background

Quali piloti considera più interessanti in vista della prossima

stagione?

«Domanda difficile, visto che io evidentemente non posso avere dei

favoriti!I piloti alla seconda stagione avranno ovviamente un vantaggio

dovuto all'esperienza, ma nella USF2000 la nuova vettura sarà un fattore

equilibratore. Il pilota che emergerà dallo spareggio di dicembre che mette

in palio una borsa di 200.000 mila dollari verrà finanziato per la stagione

2017 della USF2000, e visto che emergerà da una gara molto serrata sarà un

pilota, o una pilotessa, da tenere sotto osservazione. Nella Pro Mazda, il

nostro campione USF2000 (l'australiano Antony Martin, ndr) salirà di un

gradino e dovrà dimostrarsi competitivo visto che tenterà di approdare

nella Indy Lights attraverso la Pro Mazda in una sola stagione. Sarà molto

divertente da vedere».

Come è iniziata la collaborazione con la Tatuus, e perché ha scelto la

factory italiana?

«Negli anni '90 io ero il proprietario e l'organizzatore della USF2000 e in

quegli anni liberalizzammo i regolamenti che riguardavano il telaio, cosa

che ci portò ad avere sei o sette diversi costruttori coinvolti con i nostri

team. La Tatuus entrò nella serie, credo nel '98, e immediatamente si

dimostrò in grado di fornire una vettura di qualità superiore. Vendetti la

serie nel 2001, i nuovi proprietari scelsero di avere un solo telaio, e così

persi di vista la Tatuus. Nel 2010 la IndyCar mi ha chiesto di prendere parte

alla rinascita della USF2000 che aveva smesso di esistere nel 2006. Ho

accettato, e quando è stato il momento di scegliere un nuovo telaio, subito

la Tatuus è entrata a far parte della lista di costruttori da cui intendevo

ricevere un progetto. Non ho mai dimenticato la macchina che avevano

portato nel 1998, e li ho sempre tenuti in grandissima considerazione».

Dopo i primi test a Indianapolis che impressione ha ricavato dalla

nuova Tatuus USF‐17? Che cosa le piace di più della monoposto?

«E' un'ottima macchina da corsa, che offre un grande rapporto

qualità/prezzo. Contiene quello che cercavamo, ovvero l'utilizzo di un

minore carico aerodinamico che consenta di avere gare più combattute e

un migliore addestramento per i piloti. E' la qualità che mi aspettavo, il

livello di eccellenza della Tatuus, una macchina che dà ai giovani tutto ciò

di cui hanno bisogno. Tutte i riscontri che abbiamo avuto dopo i test sono

stati positivi, e sono convinto che questa macchina trasformerà in meglio

la categoria».

Come dovrà essere la monoposto per il campionato 2018 della Pro

Mazda, che sta realizzando sempre la Tatuus?

«Il nostro progetto prevede più aerodinamica (e regolazioni per il pilota),

più cavalli e più gomma. Ci aspettiamo uno sviluppo del cambio e un passo

in avanti nelle sospensioni. L'idea è quello di preparare i piloti per la Indy

Lights, e sono sicuro che la PM‐18 sarà perfetta per questo».

Le vetture Tatuus e Dallara gareggiano negli Usa, mentre nel 2016 un

team statunitense, quello di Gene Haas, ha partecipato alla F.1.

Pensa che in futuro vedremo una più stretta collaborazione fra gli

Usa e l'Europa nel motorsport?

«E' la mia speranza. Abbiamo davvero migliorato il tipo di preparazione

che impartiamo ai piloti nella Mazda Road to Indy, e mi auguro che

possano trovare la loro collocazione in tutte le realtà mondiali. E che più

team stranieri possano vedere un'opportunità qui negli Stati Uniti».

Per finire: si ricorda di qualche episodio particolare che riguarda la

sua amicizia con Gianfranco De Bellis?

«La Tatuus portò uno staff veramente adorabile e divertente in pista nel

1998 e nel '99, li apprezzavamo davvero. Mi ricordo di una partita a calcio

che organizzammo a Mid‐Ohio fra l'Italia e il resto del mondo; io giocai e

penso anche Gianfranco. Vinsero gli italiani, ma io credo che fu perché il

resto del mondo impiegò tutte le pause e l'intervallo a bere un po'

troppo!».

8