Dallara Magazine - page 24

Andrea, ogni volta che una tragedia
macchia ilmondo delle corse, si
riaffaccia la domanda dimolti:
ne vale la pena?
«Stefano, questa è la domanda
fondamentale del Motorsport e per questo
ricorre più volte nelle parole e nei pensieri
che ci scambiamo. Cerchiamo di
immedesimarci nei vari attori di questa
rappresentazione. Per il pilota ne vale la
pena? Il più delle volte sì, perché il pilota
giovane e talentuoso, in salute e pieno di
certezze sul proprio valore, accetta il rischio
remoto in cambio della promessa di gloria.
Per il pubblico? Sì indubbiamente: velocità,
rumore e sangue nei fatti creano le
emozioni e l’intrattenimento per cui il
pubblico paga il biglietto o la connessione
satellitare e questo pagamento dà il diritto
di assistere ad uno spettacolo pericoloso.
Per il personale tecnico coinvolto? Il più
delle volte sì perché gli ingegneri affrontano
un lavoro stimolante ed eccitante. Per il
personale commerciale? Anche per loro sì
perché il Motor Racing è un ambito con
elevata esposizionemediatica e ciò gratifica
chi desidera la luce delle interviste e la
contiguità con personaggi famosi. Direi che
tutto sommato per molti ne vale la pena
perché è nella natura umana appassionarsi
e incuriosirsi per emozioni che scuotono la
vita quotidiana e “de-vertono” dai bisogni
profondi del nostro animo e dagli impegni
verso gli altri... »
Qual è oggi la reale ricaduta tecnologica
delle corse sulle vetture di produzione?
In altre parole: correre ci aiuta ancora a
costruiremacchinemigliori?
«Alla Honda i migliori ingegneri al primo
impiego sono assegnati al reparto corse. La
freschezza di idee, l’entusiasmo, la
disponibilità di tempo, l’eccitazione di
misurarsi con l’urgenza, lamotivazione che
spinge a realizzare un impresa difficile, la
disorganizzazione creativa, le nuove
tecnologie: solo i giovani possiedono queste
speranze. Dopo tre/quattro anni trascorsi
nel “reparto corse”, i giovani ingegneri
Honda passano ai veicoli commerciali e in
quel contesto più organizzato diffondono e
rinvigoriscono gli aspetti positivi della
cultura delle competizioni . Questo è un
significatomolto positivo delle competizioni
e penso che lo spirito giovane sia il valore
più profondo che questo settore possa
generare; alla luce di ciò penso che la
ragione prima per cui Honda è rientrata
nella Formula 1 sia stata il reclutamento di
personale con eccellente attitudine. Se
guardo indietro ai miei venticinque anni di
competizioni automobilistiche, non posso
dire che il mondo delle competizioni abbia
generato una profonda ed evidente ricaduta
tecnologica sulle vetture di produzione; mi
spingo oltre per dire che piuttosto ho
assistito al travaso di tecnologie e prodotti
verso il mondo delle competizioni in
provenienza da altri settori industriali,
militare, alimentare ed elettronico,
automobilistico di largo consumo. Secondo
me le competizioni sono state e sono
tuttora un grande “cliente”, ma un pessimo
“fornitore” per il progresso umano; nelle
competizioni non c’è tempo per sviluppare
qualcosa di nuovo che abbia un senso per
altri settori: spesso le idee, i materiali ed i
prodotti della competizione sono troppo
specifici per una applicazione ad altri
settori».
Mettiamola così: in quali campi –
motori, aerodinamica, sicurezza,
elettronica… - le corse sono un “banco
di prova” più interessante per la
produzione?
«Le automobili che circolano sulle strade
tutti i giorni negli anni sono diventate via
via più grandi, più pesanti, più complesse e
più ricche di dotazioni perché lamassa delle
persone vuole stare più comoda e faticare
meno. Il “prodotto” automobile è oggi un
prodotto di largo consumo, per cui sono
applicate le le appropriate pratiche tecniche
e commerciali : investimento, produzione,
distribuzione, aspetti finanziari, ricerche di
mercato etc ). Proprio in quanto bene di
consumo, per l’industria delle automobili si
applica solo una delle due teorie classiche
del prezzo, quella del “prezzo di mercato”
inteso in rapporto al valore percepito
dall’acquirente, applicando i concetti di
“brand” e “price premium” emarketing.
Al contrario, il prodotto “automobile da
competizione” non è un bene di largo
consumo e quindi non segue la teoria del
“prezzo di mercato”, ma la seconda,
denominata “teoria del giusto prezzo”, già
teorizzata da Aristotele e San Tommaso
d’Aquino! Su questo torneremo nelle
prossime puntate…
Cambiamo prospettiva: dopo anni di
circuiti progettati nel “deserto” pare
tornino dimoda i circuiti cittadini:ma
tracciati comeMonte-Carlo hanno ancora
senso? In chemodo e con quali numeri
ilmotorsport può costituire un volano
economico per una città, una regione o
unamacroarea, addirittura uno Stato?
«E’ sempre più difficilemuovere le persone,
sempre più schiave delle playstation: se le
persone non vanno alle gare, allora le gare
devono andare dalle persone. Ecco perché
negli Stati Uniti la Indycar punta
decisamente sulle gare nei circuiti cittadini,
Il cuore delle corse
VOLETEFARE ILTEAM-PRI
STUDIATEDACHIRURGHI
Terza puntata del nostro viaggio con l’Ingegner Toso
della Dallara nel mondo affascinante del motorsport.
Questa volta partiamo dal senso che ha ancora oggi correre
inmacchina per arrivare a capire quali sono i vantaggi,
le controindicazioni, le ricadute economiche, i costi e le
prospettive delle corse in auto. Ecco le cifre di quanto
costa una stagione al vertice, e un consiglio per chi aspira
a diventare il prossimo Todt o il prossimo Ecclestone.
24
Stefano Semeraro e Andrea Toso
1...,14,15,16,17,18,19,20,21,22,23 25,26,27,28
Powered by FlippingBook