Dallara Magazine - page 8

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project manager Tony
Cotman. E a prezzi
molto competitivi. E'
stata in effetti una
scelta facile, Dallara ha
presentato lamiglior
proposta e il miglior
pacchetto complessivo».
Ci può parlare di come
si è sviluppato il suo rapporto con la
Dallara, specie per quanto riguarda la
DallaraAmerica? Quali sono i punti forti
dell’azienda italiana?Ha avutomodo di
osservare il SimulatoreDallara?
«Il mio rapporto personale con la Dallara
Automobili risale a solo pochi anni fa,
quando la Andersen Promotion acquistò
alcune vetture e le fece correre nella Indy
Lights. La Dallara gestisce un'organizzazione
molto professionale in Indiana, lavorare con
loro è stato un piacere, e lemacchine erano
ottimemacchine da corsa. Quando sei un
proprietario di team i prezzi ti sembrano
ovviamente sempre troppo alti, ma ora che
mi ritrovo dall'altra partemi rendo conto del
perché. E adesso sono i proprietari che
vengono dame a lamentarsi... Come
marchio, Dallara amio parere è senza dubbio
il leader mondiale nel campo delle
monoposto. Ho una fiducia totale in loro,
cosa fondamentale perché ho bisogno di un
partner affidabile. Non ho ancora avuto
modo di vedere in azione il simulatore
Dallara, ma non vedo l'ora di farlo».
Ha avutomodo di conoscere l’Ingegner
Dallara?
«L'ho incontrato durante la settimana
dell'ultima 500Miglia di Indianapolis.
Abbiamo discusso, insieme con altri ingegneri
della Dallara, di come sarebbe possibile
modificare lamacchina attuale per farla
durare ancora vari anni, ma non impiegato
molto a capire che non era la soluzione
migliore per il futuro della IndyLights».
Quali caratteristiche dovrà avere la
vettura del prossimo anno?
«Lamacchina offrirà tutte le ultime novità in
fatto di sicurezza, tecnologia e prestazioni;
sarà omologata secondo i criteri Fia e
IndyCar, inclusi quelli IndyCar per quanto
riguarda i crash-test del telaio e le protezioni
del cock-pit. Avrà pannelli anti-intrusione a
tutta lunghezza,
protezioni in schiuma
EPP dietro e sotto il
pilota, pannelli ad
assobimento d'urto per le
anche, unamonoscocca
rialzata per la protezione
della testa. Il telaio sarà
considerevolmente più
leggero, con una
lunghezza aumentata del musetto per
migliorare l'assorbimento dell'energia e uno
spessore aumentato davanti alle ruote
posteriori per una protezione aggiuntiva
contro i contatti gomma contro gomma. Altri
particolari includono un cambio al volante
integrato e un sistema dati Cosworth con uno
sterzo appositamente progettato e dotato di
display integrale. La potenza verrà fornita da
unmotore AER turbo a 4 cilindri da 450 HP,
con aggiunta di 50 HP “push-to-pass”. Le
macchine verrano fornite con gommeMotegi
technomesh in alluminio, freni PFC e
ammortizzatori dinamici.
Ha citato il nuovomotore, che sarà per la
prima volta a 4 cilindri. Un “downsizing”
che ricorda quello avvenuto in F.1 con il
passaggio dagli 8 ai 6 cilindri. E' questo il
futuro delle corse?
«La potenza e l'efficienza derivata dai 4
cilindri turbo, e il fatto che i costruttori
usano sempre di più questo tipo di propulsori
per lemacchine di produzione, rendono
questamossa intelligente. Io credo che il
downsizing sarà il futuro delle corse;
sicuramente per quanto riguarda i motori e
forse anche sotto altri aspetti».
Ci sarà spazionel 2015per unmotore
prodotto da una grande Casa?
«Abbiamo scelto la AER comemotorista, ma
c'è spazio per un altro costruttore se vorrà
proporsi».
Quale dovrà essere l'obiettivo futuro della
categoria? La filiera costituita da F.2000,
F.Mazda, Indy Lights e Indy Car diventerà
davvero operativa?
«La IndyLights è il vertice della filiera che
conduce alla IndyCar. Serve anche ad
istruire piloti che si trovano in categorie
come i prototipi. Il futuro è solido. Abbiamo
già la “Mazda Road” che porta a Indy, una
filiera in tre gradini che inizia con il
campionato USF2000, continua con la Pro
Mazda e si conclude con la Indy Lights. La
Mazda offre ai vincitori un sostegno
economico sufficiente a sostenerli fino al
gradino successivo. Al mondo non c'è
un'altra filiera come questa».
Alcuni piloti che brillano in Indy Lights
hanno poi fortuna anche nella categoria
superiore, altri si perdono: si èmai
chiesto perché?
«Il numero di sedili che si rende disponibile
al livello più alto, cioé nella Indy Car, ogni
anno è così esiguo che non è possibile
garantire neppure che un pilota vincente
riuscirà ad approdarvi. Nonostante ciòmolti
piloti IndyLights riescono a fare passi in
avanti, come è successo a Carlos Munoz,
Tristan Vautier, Josef Newgarden, JR
Hildebrand, Marco Andretti, Graham Rahal,
James Hinchcliffe, Ed Carpenter, fino a
risalire a Tony Kanaan ed Helio Castroneves.
La piramide si restringe al vertice, i piloti
sono costrtti a vincere ed essere pronti
quando si libera un sedile, sfruttando
l'occasione che si presenta loro. Il mestiere
del pilota professionista non è facile».
Crede che la Indy Lights sarà in grado di
produrre piloti da F.1 in futuro?
«Non c'è dubbio che il talento ci sia, ma vista
da qui la F.1mi sembramolto “politica”,
quindi non so se sia un obiettivo realistico».
Il Motorsport è pronto ad accogliere e
addestrare piùdonne pilota?
«Sì, ce ne sono parecchie che si stanno
scaldando in ProMazda, e sono pronte a
progredire».
Lei è a favore dell’arrivo in Formula 1di
team statunitensi, ed eventualmente
anche alla partecipazione nella IndyLight
di team europei, o crede che siano due
realtà destinate a rimanere separate?
«Sono favorevole ad entrambe le soluzioni,
anche se sono sicuro che possedere un team
di F.1 rappresenta un cospicuo impegno
finanziario. Noi crediamo che i team europei
dovrebbero guardare alla IndyCar come ad
unmodello nel quale ai team è consentito
operare con profitto. E poi il clima qui è
ottimo, durante la stagione...».
Stefano Semeraro
Indy Lights
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