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- Per provare a vincere?

“Non necessariamente, soprattutto

per capire cosa potrei fare con un

'macchinone'. La voglia di misurarmi

con quelli che disputano la serie con

le auto più performanti è davvero

tanta, ma per ora resta un sogno che

non vedo come potrei realizzare: al

costo dell'affitto, bisogna aggiungere

quelli necessari a svolgere un minimo

di test e ci vorrebbe un budget fuori

dalla mia portata”.

- Intanto hai ipotecato il primo posto fra

le grandi derivate dalla serie...

“Mah, diciamo di sì. Purtroppo, anche al

Taro Daniele Tabarelli ha raccolto solo i

punti della partenza e in più ha fatto

danni: se al Casentino non faccio qual-

che stupidaggine, dovrebbe essere

fatta”.

- La scelta degli organizzatori

dell'International Rally Cup di varare

un calendario con soltanto quattro

appuntamenti non soddisfa tutti. Tu

come la giudichi?

“Se avessi i mezzi economici adegua-

ti, direi che le gare dovrebbero essere

sei, o sette o magari nove. Così non è

e allora devo riconoscere che quattro

vanno benissimo: ce ne fossero state

anche solo un paio di più, neppure

questa volta sarei riuscito a impegnar-

mi in un campionato. E non avrei

avuto modo di immergermi in una

realtà fatta di gare molto, molto

belle”.

- Fra le piesse che hai scoperto finora,

quale ti è piaciuta di più?

“Il Volterraio, dove non pensavo si

andasse tanto forte. Ma in generale le

ho trovare tutte interessanti, anche quel-

le parmensi che mi sono parse più sem-

plici. Pur se alla resa dei conti hanno pro-

dotto una gran selezione”.

- Dovuta a?

“Il fatto che sull'Appennino, dopo tanti

anni, si sia corso su strade asciutte ha

spintomolti a rischiare più del solito, ma

credo che siano state soprattutto le

situazioni contingenti a convincere molti

di noi a osare parecchio: non è un caso

se gran parte di quelli che si sono dovu-

ti fermare per strada erano in lotta per

qualcosa”.